Walter Verini (LaPresse)

L'intervista

Verini: “Emiliano usa parole da sceriffo. I cacicchi? Schlein apra il Pd”

Luca Roberto

"Quelle modalità comunicative sono certamente discutibili. Io quelle cose non le avrei dette. I 130 arresti di Bari non possono lasciare indifferenti. Ma la commissione d’accesso non la si può chiedere così come ha fatto il centrodestra", dice capogruppo dem in commissione Antimafia

“Le parole di Emiliano? E’ uno stile che non è il mio, non mi appartiene. Quelle modalità comunicative sono certamente discutibili. Io quelle cose non le avrei dette”, spiega Walter Verini, capogruppo del Pd in commissione Antimafia. “Ma se badiamo alla sostanza dei fatti più che alla forma, il presidente della Puglia, così come il sindaco Decaro, hanno sempre dimostrato di aver combattuto la mafia, di stare dalla parte giusta”.

Il senatore Verini si riferisce ai risvolti del cosiddetto “caso Bari”. E soprattutto, mette in relazione quanto successo nel capoluogo pugliese con gli altri precedenti in cui si è arrivati a una commissione di accesso, per esempio a Foggia e ad Anzio. “E’ chiaro che i 130 arresti di Bari non possono lasciare indifferenti. Ma la commissione d’accesso non la si può chiedere così: con un viceministro e un vicepresidente della commissione Antimafia che si tolgono l’abito istituzionale per vestire quello di partito. E’ il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, che comprende il prefetto, le forze dell’ordine, i magistrati, che in genere si riunisce e manda una relazione al ministro. Mentre a Bari l’intento strumentale è stato chiaro sin dall’inizio, così come la volontà di regolare i conti in commissione Antimafia. La prassi seguita delegittima l’organismo ”.

Ma al di là delle responsabilità addebitabili al centrodestra, molte delle polemiche sono state alimentate dalle parole del presidente della Puglia. Che sabato scorso, nel mezzo di una manifestazione organizzata per esprimere solidarietà al sindaco, se n’è uscito dicendo di aver presentato Decaro alla sorella di un boss quando il sindaco di Bari era lui. Al Tg1 Emiliano ha anche detto di non aver denunciato “perché la Procura in alcuni casi non può fare nulla” e poi, al Fatto, ha detto che per amministrare servono anche “azioni di moral suasion”. Cosa pensa Verini? “Secondo me Emiliano prima e Decaro dopo sono stati due protagonisti della lotta alla criminalità organizzata. Emiliano ha una storia diversa, è stato un magistrato. Ha fatto arrestare boss mafiosi, la mafia l’ha combattuta. Era tra quelli che portava a spalla la bara del giudice Livatino. La sua storia è una storia di contrasto alle mafie. ‘Da sindaco –ha detto – andavo a Bari vecchia perché lì volevamo fisicamente dimostrare di aver cambiato l’aria’. E’ un metodo che mi piace? No. Emiliano e il suo stile un po’ da sceriffo non è il mio, ma da qui a pensare che uno con la sua storia non stia e non sia stato dalla parte giusta ce ne passa. Ma al di là del metodo, su cui si può discutere, guarderei alla sostanza”.

Sull’amministrazione Decaro, Verini al Foglio aggiunge che “le patenti di impegno per la legalità il sindaco le ha ricevute dalle autorità giudiziarie, oltre che da Don Ciotti nella manifestazione nazionale di Libera del 21 marzo scorso. Senza considerare che da nove anni vive sotto scorta per il suo contrasto alla criminalità organizzata”. Per questo se saranno auditi in Antimafia “avranno modo di smontare una brutta manovra politica”, dice ancora l’esponente dem. L’unico neo che si può imputare non direttamente al sindaco ma alla politica locale, è aver accettato l’ingresso di persone elette nel centrodestra tra le forze di maggioranza, tra cui la consigliera Maria Carmen Lorusso, poi arrestata: “Un’operazione di trasformismo che andava fermata prima”, dice Verini.

Eppure, come ulteriore considerazione a margine del caso Bari, forse, c’è anche la mancata trasformazione del Pd a immagine e somiglianza di Elly Schlein. Decaro per linguaggio, per pratica politica, forse è più vicino alla segretaria di quanto non lo sia Emiliano. Il quale rappresenta almeno un po’ quelle dinamiche padronali, da “cacicchi”, presenti in alcuni territori e che la leader del Pd aveva detto di voler eliminare. Cosa si può fare? “Ci sono delle realtà dove il Pd ha problemi maggiori, in altre meno. Ma non è solo un problema del sud. Un conto è il pluralismo, un altro è il correntismo, ovvero il male oscuro del Pd”, risponde Verini. “Questo ha reso asfittica l’attività del partito, perché non gli ha permesso di essere abbastanza aperto. Ecco, io credo che adesso dovremmo bergoglizzare il Partito democratico”. Come? “Prendendo spunto dal fatto che negli ultimi anni sono cresciuti molto più gli iscritti alle associazioni di volontariato che ai partiti. Non dobbiamo guardare al nostro interno. I personalismi o le dinamiche di notabilato si sconfiggono facendo entrare aria fresca. Su questo Schlein dovrebbe insistere di più”.
 

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.