La rinuncia

Il vecchio Terzo polo non si ricompatta e Cottarelli spiega perché non si candida

Gianluca De Rosa

Il presidente dell'osservatorio sui conti pubblici della Cattolica era disponibile solo in caso di accordo tra tutte le forze riformiste. Non correrrà né con Azione, nè con Più Europa e Iv: "Ho rinunciato non si metteranno mai d'accordo"

E’ il primo effetto delle infinite schermaglie nel vecchio Terzo Polo. Il presidente dell’Osservatorio sui conti pubblici della Cattolica, Carlo Cottarelli, non correrrà alle prossime elezioni europee. Mr. spendig review era il sogno di Carlo Calenda. Il dono offerto a quelli  di Più Europa per sancire un’alleanza. “Corriamo insieme, Cottarelli sarà il nostro  frontman”, era la proposta a Bonino, Magi, Della Vedova e gli altri. C’era già anche la collocazione:  capolista al nord-ovest alle elezioni di giugno. Lui sin da subito aveva dato la sua disponibilità a una condizione: “Ci sto se Azione, Più Europa e gli altri partiti riformisti riescono a presentarsi in una colazione comune”. Le cose però non sono andate così. Più Europa e Italia viva hanno raggiunto effetivamente l’accordo intorno a una lista di scopo per “gli Stati uniti d’Europa”. Ma Calenda continua a ribadire che lui e Azione resteranno fuori da questa alleanza. Poco importa dei sondaggi che anche ieri davano Azione sotto la soglia di sbarramento del 4 per cento. “Non ci si può alleare con tutti solo per il quorum”, è l’attuale nuovo mantra di Calenda.

 

Risultato? Cottarelli non si candiderà. Mancano  le condizioni –  quell’unità delle forze riformiste ed europeiste – necessarie per convincere il professore alla sfida.Ognuno andrà per la sua strada: Italia viva con Più Europa nella lista di scopo e Azione da sola. Ognuno con i suoi candidati. Ma né nelle liste di Azione, né in quelle di Più Europa e Iv ci sarà il nome di Carlo Cottarelli. Anche lui d’altronde ha cercato fino all’ultimo di ricomporre la frattura, di provare a convincere tutti che andare uniti fosse la soluzione giusta. Ma non c’è stato niente da fare. “Ormai da un mese  ho rinunciato alla possibilità che ci sia una lista unitaria, non si metteranno mai d’accordo”, dice  sconsolato al Foglio.