Tiro al Tarquinio

Schlein incontra Bonaccini, ma resta il nodo europee. Lite sull'ex direttore di Avvenire

Gianluca De Rosa

Il vertice tra segretaria e presidente serve a mostrare unità, ma sotto il partito ribolle perché nessuno vuole la candidatura contestuale di Schlein e dei capilista civici. Duello Qurtapelle-Orlando sulla candidatura di Tarquinio

Unità, unità, unità! Elly Schlein e Stefano Bonaccini si sono visti ieri mattina al Nazareno. “Un incontro positivo al lavoro insieme su elezioni europee, regionali e amministrative”, recita una nota congiunta. Non filtra molto altro. Ma la sensazione è che il nodo da sciogliere, le liste del Pd per le prossime europee, sia rimasto decisamente intrecciato. La minoranza del partito, e non solo, ha chiesto a Bonaccini di farsi sentire: “Elly non può scegliere capolista esterni al Pd e candidarsi anche lei, e a noi cosa resta?”. Ma la sensazione è che di risposte ne siano arrivate ben poche e quello di ieri sia stato poco più che il tentativo di mostrare l’unità del partito dopo i toni piuttosto accesi degli scorsi giorni. Sotto però, in attesa della direzione di metà aprile che dovrà dare il via libera alle liste, il partito ribolle.


Ieri è stato il giorno del tiro al Tarquinio, nel senso di Marco, l’ex direttore di Avvenire che Schlein vorrebbe candidare nella circoscrizione del centro Italia. La vicenda ha messo in ambasce tutto quel pezzo di partito – dall’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini alla deputata Lia Quartapelle – che pretende che non cambi la linea sul conflitto in Ucraina. Tarquinio, non è un segreto, è da sempre contrario all’invio di armi a Kyiv. “Se si vuole imporre un cambiamento di rotta politica, lo si faccia apertamente, con una discussione esplicita negli organismi di partito deputati, non con le candidature”, tuonava ieri pomeriggio Quartapelle. Mentre a difendere in coro il direttore di Avvenire è partita la filiera Bettini-Zingaretti-Orlando. “Non candidare Tarquinio – graffiava l’ex ministro del Lavoro – sarebbe una rottura con il mondo cattolico. Ed è strano che si debba segnalare questa cosa proprio alle parti del partito che da tempo pongono la questione del rapporto con quel mondo”. Ma intanto quegli altri avevano già preso a scandagliare senza sosta i social dell’ex direttore di Avvenire alla ricerca di tweet imbarazzanti non solo sulla guerra, ma anche sul ddl Zan e sul aborto, argomenti sui quali Tarquinio ha una posizione ben diversa da quella del Pd. “E su questo Orlando e Bettini cosa dicono?” .
Ma il tentativo di impallinamento di Tarquinio è solo un epifenomeno di qualcosa di più profondo, emerso già durante la riunione della segreteria del Pd di martedì scorso dove la questione delle liste per prossime europee è esplosa. Tutti cominciano a temere che Schlein voglia trasformare il Pd in un’assemblea studentesca, dove ovviamente lei è la rappresentante di istituto. Fin che si gioca tutto va bene, quando però si comincia a parlare di liste, di posti e potere le cose si complicano. I volti di tutti, senza distinzioni di corrente, si fanno feroci. Schlein vuole candidarsi come terza in tutte le circoscrizioni elettorali e allo stesso tempo scegliersi i capilista (possibilmente donne) pescandoli fuori dal partito. “Elly vuole ridurre il Pd alla sua bad company”, si lamenta qualcuno. Una delle probabili vittime sacrificali di questo schema, la vicepresidente uscente del parlamento europeo Pina Picierno (già vice della mozione Bonaccini al congresso) ieri lo diceva così: “ Il Pd non è certo l’Isola dei famosi, non è un contest televisivo”.


Come Picierno, rischiano anche le altre eurodeputate uscenti: Alessandra Moretti, Irene Tinagli, Elisabetta Gualmini. “Scegliere solo donne esterne per guidare le nostre liste, combinata con la possibilità della candidatura della segreteria in tutte le circoscrizioni, andrà a detrimento delle tante donne del partito”, attaccava sempre ieri Quartapelle. A convincere la segretaria a cedere su almeno uno dei due punti ieri ci avrebbe dovuto pensare proprio Bonaccini. Ma, dicevamo, l’incontro non sembra essere stato risolutivo. Schlein vorrebbe che il governatore si candidasse in cima alla lista Pd nel collegio del nord-est, in tandem con la fedelissima Annalisa Corrado. La sua candidatura risolverebbe alla segretaria diverse grane: certificherebbe la natura unitaria delle liste, porterebbe diversi voti e libererebbe l’Emilia-Romagna, dando a Schlein la possibilità di nominare il successore di Bonaccini. Dall’altra parte è anche l’ala riformista del partito che vorrebbe la che il governatore  si candidasse: “Dovrebbe guidare i candidati della nostra area”. Le europee potrebbero diventare insomma una nuova occasione per una conta interna. Ma Bonaccini gioca la sua partita. Sogna il terzo mandato e di certo non vuole lasciare sguarnito il suo fortino, l’Emilia-Romagna, dove per la sua successione vorrebbe il sindaco di Ravenna Michele De Pascale.