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opposizione interna

La lettera dei dissidenti leghisti contro Salvini: "Basta con Afd e Vannacci"

Una ventina tra sindaci, ex deputati e segretari della Lega scrivono al leader per invocare un cambio di rotta. La replica del vicepremier in tv: "Ho ancora tanto da dare. La mia sostituzione? Per ora non si è fatto avanti nessuno"

Si apre un altro fronte interno alla Lega. Una ventina di ex deputati, segretari e amministratori del Carroccio hanno scritto una lettera per contestare la linea di Matteo Salvini. Cosa chiedono? Di tornare al "pragmatismo" del vecchio partito "che ci ha sempre portati alla ricerca di collocazioni utili al raggiungimento degli obiettivi". In secundis allontanare gli alleati europei che non hanno "la nostra naturale repulsione nei confronti di fasci e svastiche", per esempio Afd e il Rassemblement national di Marine Le Pen. E infine di smetterla di votarsi a personaggi come il generale Roberto Vannacci, con una "forte marcatura nazionalista, totalmente estranei al nostro movimento". 

Tra i firmatari della lettera si trovano molte delle figure che appartengono e gravitano attorno al cosiddetto Comitato nord, costituito dall'ex segretario della Lega lombarda Paolo Grimoldi sotto l'egida di Umberto Bossi. Oltre a Grimoldi ci sono l'ex segretario provinciale della Lega a Bergamo ed ex deputato Cristian Invernizzi, gli ex parlamentari Daniele Belotti, Jari Colla, Luca Paolini, ⁠Germano Racchella, l'ex viceministro allo sviluppo economico Dario Galli e diversi amministratori locali, tra cui il sindaco di Senago, ⁠Magda Beretta, e ⁠il sindaco di Rovato, Tiziano Belotti, oltre all'ex primo cittadino di Monza, Marco Mariani. 

Come avevamo già raccontato sul Foglio, la Lombardia è la regione da cui passa molta della strategia interna per cercare di destituire Salvini. I leghisti lombardi da tempo chiedono un congresso vero. Promettono che non faranno "la fine del Veneto", dove qualche settimana fa è stato espulso l'europarlamentare Gianantonio Da Re. E sono arrivati a manifestare il loro malcontento anche sul pratone di Pontida, in provincia di Bergamo, dove la Lega organizza annualmente la sua kermesse. "Riteniamo importante, su tematiche come l'immigrazione, la qualità dell'alimentazione, l'agricoltura, le politiche ambientali, industriali e la sfida energetica, riuscire a dare risposte concrete ai cittadini, evitando l'appannamento dell'interesse degli iscritti e un affievolimento della loro partecipazione", scrivono i firmatari della lettera rivolta a Salvini. "È inevitabile dunque chiedersi dove sia finito il tradizionale pragmatismo che ci ha sempre portati alla ricerca di collocazioni utili al raggiungimento degli obiettivi". Come detto sopra il banco degli imputati ci finiscono gli alleati europei come Afd e Le Pen: "perché abbiamo smesso di dialogare con forze autonomiste e federaliste, per accordarci con chi non ha la nostra naturale repulsione nei confronti di fasci e svastiche?", si legge nel documento. Così come viene esplicitato un netto no all'ipotesi di candidare tra le file leghiste il generale Roberto Vannacci: "Siamo convinti che, se le indiscrezioni sulla candidatura nelle nostre liste di personaggi con forte marcatura nazionalista, totalmente estranei al nostro movimento, fossero veritiere, renderebbero ancor più difficile il perseguimento degli obiettivi storici del partito".

I dissidenti, insomma, auspicano un maggior coinvolgimento nelle scelte del partito da qui a venire. Solo che mentre si rendeva pubblica la lettera dei nordisti, Matteo Salvini, ospite della trasmissione Belve, sembrava già (involontariamente, forse) rispondere loro, minizzando la rivolta. Vannacci? "Ci stiamo ragionando. Condivido le sue battaglie sulla libertà di pensiero", ha detto il vicepremier. Mentre sul futuro della Lega e della sua segreteria: "Io penso di avere ancora tanto da dare, ho voglia, idee, tempo, poi persone in gamba ce ne sono, ma li lascio aspettare un attimo. Qualcuno si è fatto avanti per sostituirmi? "Per ora no". Come a dire che lui si sente blindatisimo alla tolda di comando.

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