l'intervista
"Boicottare le università israeliane è sbagliato, allontana la pace”. Parla Letizia Moratti (FI)
L'ex ministra e sindaco di Milano, candidata con Forza Italia alle europee: "La ricerca non può essere un terreno di scontro. Draghi in Europa? E' una persona spendibile in ogni campo"
“L’università è e deve restare uno strumento di pace. Il boicottaggio non è una soluzione e la ricerca non può diventare terreno di scontro. Tanto più in un contesto così delicato, segnato da conflitti e tensioni. In Italia e nel mondo”. Una riunione dopo l’altra, Letizia Moratti sta organizzando la sua campagna elettorale per le europee che la vedrà impegnata “provincia per provincia” nella circoscrizione nord ovest. Sarà capolista, o al massimo numero due se anche il leader di Forza Italia Antonio Tajani dovesse scendere in campo. Nel frattempo, da ex ministra dell’Istruzione e dell’Università nei governi Berlusconi tra il 2001 e il 2006 osserva – “con attenzione, quotidianamente” – quello che accade negli atenei italiani, tra proteste e manifestazioni che talvolta assumono i tratti dell’antisemitismo. Presidente Moratti che idea si è fatta? “E’ difficile dire se c’è antisemitismo, c’è una linea sottile tra la protesta legittima e idee antisemite. Ma certo, in più di un’occasione si è rischiato di andare oltre. E’ mancata la tolleranza, il rispetto delle opinioni di chi era stato chiamato a parlare. Questo non è degno di un paese civile”, dice l’ex sindaca di Milano. Nel 2006 la stessa Moratti fu contestata dagli antagonisti, che presero di mira la Brigata ebraica, mentre accompagnava al corteo del 25 aprile suo padre Paolo Brichetto Arnaboldi, con un passato da partigiano e di deportato nel campo di Dachau. Avverte le stesse tensioni anche oggi? “Anche in quell’occasione è mancata la tolleranza. Ma non vorrei paragonare situazioni diverse. Penso sia importante, e lo dico anche ai media, non esasperare i toni, evitare il muro contro muro”.
Un ragionamento che secondo l’esponente di Forza Italia dovrebbe valere anche nel mondo accademico, a differenza di quanto accaduto a Torino e Pisa. “Le università da sempre collaborano anche con stati dove ci sono regimi e dittature, credo che la ricerca scientifica non abbia nulla a che vedere con le prese di posizione tra due parti in conflitto e debba rimanere neutrale. L’università non può andare in guerra. Mi rivedo nelle parole della presidente della Conferenza dei rettori Giovanna Iannatuoni: bisogna confermare le collaborazioni sia con Israele che con la Palestina, altrimenti sarà sempre più difficile trovare una soluzione”, aggiunge Moratti, prima di passare alla politica europea. In un primo momento non voleva candidarsi, poi cosa è cambiato? “E’ cambiato il quadro geopolitico, dall’Ucraina a Gaza è sempre più complicato. C’è poi la possibilità che in America torni Donald Trump, con un indebolimento della Nato. Ma ci sono anche questioni legate direttamente all’Ue”. Quali? “Alcune decisioni europee, la direttiva sulle case green o le scelte sull’agricoltura, sono state un grande errore. Tutto questo deve essere migliorato, trovando un reale equilibrio tra sostenibilità economica, sociale e ambientale. Bisogna inoltre rafforzare la difesa comune tra paesi Ue e più in generale la politica europea. In questo senso un voto a FI, e quindi ai popolari europei, significa fermare i socialisti, che hanno grandi responsabilità, e soprattutto marginalizzare l’estrema destra che è contro l’Ue”.
Lei giocherà un ruolo da protagonista, potrebbe fare la commissaria europea? “Non abbiamo parlato di ruoli, per il momento mi concentro sulla campagna elettorale, voglio fare da raccordo tra i territori e Bruxelles. Questo è fondamentale”, spiega ancora Moratti che girerà tutte le 25 province della circoscrizione in cui si candida. L’obiettivo, aggiunge, “è arrivare almeno al 10 per cento, è ambizioso ma realistico. Vogliamo essere il riferimento per il frammentato mondo dei popolari italiani: incarnando i valori della sussidiarietà, puntando sulla centralità della persona, sul pluralismo e sul civismo possiamo riuscirci”.
Insomma si vince al centro. Puntate a sorpassare la Lega? “Non gareggiamo contro la Lega né contro nessuno, ma per il bene dell’Europa. Io mi auspico che il Ppe si rafforzi e auspico una maggioranza composta da noi insieme a liberali e conservatori, un po’ come quella che elesse Tajani a capo del Parlamento europeo. Una maggioranza che non può prevedere alleanze con Identità e democrazia, dove ci sono partiti come Afd che portano avanti tesi razziste. Questa è la nostra posizione ed è chiara da mesi”. Uno schema in cui non sembra esserci spazio per il Carroccio, che non perde occasione per attaccare la vostra candidata, Ursula von der Leyen. “E’ importante vivere in un’Europa che sia quella pensata da De Gasperi e Schuman, che non ceda al sovranismo. C’è bisogno di pragmatismo, e noi siamo la miglior garanzia in questo senso. Gli altri decideranno come comportarsi”. Cosa ne pensa di Mario Draghi? Forza Italia potrebbe sostenere una sua nomina in Europa nel caso in cui il bis di von der Leyen non fosse possibile? “E’ una personalità spendibile in ogni campo e settore, lo dice la sua storia professionale e politica, le sua competenze. I meccanismi europei però sono un po’ diversi per esempio da quelli italiani, è più complicato cooptare personalità esterne. Ma nessuno può escludere che in certi momenti ci sia bisogno di un cambio di passo”. E allora chissà.