il presidente incompreso
La baraonda del Pd su Salis e il messaggio ignorato di Mattarella
Sul caso Salis il capo dello stato voleva dai partiti toni più bassi, ma il Pd ha fatto l'esatto opposto, sbandierando l'idea della candidatura alle europee e facendo infuriare Budapest. La distanza fra il Colle e Schlein
La telefonata di Mattarella al padre di Ilaria Salis non aveva come scopo solo quello di mostrare un interessamento personale al caso dell’insegnante detenuta in Ungheria, ma anche e soprattutto quello di inviare un messaggio ai partiti: “Le istituzioni stanno lavorando, abbassate i toni”. Lo riferiscono al Foglio fonti vicine al Quirinale. L’invito del capo dello stato, però, non è stato affatto colto, soprattutto dal Pd, che ha continuato a sbandierare l’idea di candidare Salis alle europee. Una baraonda che ha irritato Budapest.
L’ipotesi di candidare alle elezioni europee l’insegnante reclusa in Ungheria, avanzata da vari esponenti del Pd, alla fine è naufragata. Dopo giorni di acceso dibattito, Elly Schlein è stata costretta a dichiarare: “La candidatura di Ilaria Salis non è in campo”.
Un teatrino che si sarebbe potuto – anzi dovuto – evitare, come affermato dal padre di Salis e come, ora si scopre, era stato indirettamente auspicato dallo stesso Mattarella. Un messaggio non colto dalla dirigenza del Pd. Colpa, si sottolinea, anche di un’assenza di consuetudine tra l’inquilino del Quirinale e la segretaria dem Elly Schlein, personalità ben diversa dai suoi predecessori, che con il capo dello stato spesso condividevano rapporti di amicizia e persino la formazione negli stessi ambienti politico-culturali (quelli democristiani). Insomma, è possibile immaginare che se al posto di Schlein al Nazareno ci fosse stato Enrico Letta, per dirne uno, le cose sarebbero andate diversamente. Il gesto di Mattarella, cioè, sarebbe stato probabilmente interpretato così come inteso dal Colle: la dimostrazione del massimo impegno profuso dalle istituzioni italiane nel cercare di gestire con Budapest il caso Salis, e dunque l’invito ad assecondare questa delicata attività diplomatica.
Il Pd a trazione schleiniana ha invece fatto tutto il contrario. La proposta di candidare alle europee Ilaria Salis, paragonata di fatto a Enzo Tortora, con l’obiettivo poi di sfruttare l’immunità parlamentare, ha fatto infuriare le autorità ungheresi. “Nessuna richiesta diretta del governo italiano (o di qualsiasi media) al governo ungherese renderà più facile la difesa del caso Salis perché il governo, come in ogni altra democrazia moderna, non ha controllo dei tribunali”, ha avvertito su X il portavoce del governo ungherese, Zoltan Kovacs.
In realtà, prima del grottesco tam tam sulla candidatura di Salis alle europee, alcuni risultati il governo italiano li aveva ottenuti. L’udienza al tribunale di Budapest che si è tenuta una settimana fa (in cui Ilaria Salis è riapparsa in manette e trattenuta con una catena alla cinta) inizialmente non era prevista. Solo l’opera di diplomazia esercitata dal governo italiano, in particolare dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha permesso di anticipare l’udienza originariamente fissata per il 24 maggio. Il fatto che in quell’occasione i giudici ungheresi non abbiano accolto la richiesta di arresti domiciliari avanzata dai legali dell’insegnante non dovrebbe indurre la sinistra, come invece sta puntualmente accadendo, a lanciare contro Budapest le ennesime accuse di autoritarismo, buttando all’aria tutto il lavoro diplomatico svolto finora.
Anche il Garante dei detenuti si è mosso, ottenendo l’interessamento del Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene e trattamenti inumani o degradanti (Cpt) del Consiglio d’Europa.
C’è da dire che il gesto del capo dello stato non è stato compreso neanche dal centrodestra. Nei partiti di maggioranza c’è infatti chi ha visto nell’iniziativa di Mattarella un intervento inopportuno, a sostegno di una donna ormai diventata simbolo dell’opposizione. Un modo per rispondere con la stessa moneta alla politicizzazione della vicenda fatta dalla sinistra.
La vera questione ora sarà verificare quanti danni sono stati provocati dalla strumentalizzazione politica del caso Salis. Bisognerà capire, in altre parole, se c’è ancora spazio per una riservata ma efficace azione diplomatica da parte dell’Italia, quantomeno per portare a un miglioramento delle condizioni di detenzione di Ilaria Salis e a una rapida revisione della richiesta di concessione degli arresti domiciliari.
Nel frattempo, in Mattarella continua a dominare la sensazione di essere incompreso.