Il retroscena
Meloni prepara il "Giorgia beach party" per il lancio della candidatura. Allertati i ministri
A fine mese l'evento a Pescara con un mega villaggio montato sulla spiaggia. L'ipotesi di candidare anche i big di FdI per far scattare con sicurezza le donne terze in lista
“Cari ministri, tenevi pronti”. Negli appunti di Giorgia Meloni girano due schemi in vista delle elezioni europee. Il primo contempla solo la candidatura della premier come capolista di Fratelli d’Italia in tutte le circoscrizioni, pochissimo spazio alla società civile (“non siamo il Pd, non dobbiamo nasconderci”) e tantissima classe dirigente in lista. Il secondo, invece, riguarda la candidatura dei ministri in quota FdI. Una strategia di pura ingegneria politica che Meloni sta accarezzando per due motivi. Il primo ha a che fare con il consenso. Perché è sicura che big come Francesco Lollobrigrida (al centro), Guido Crosetto (nord ovest), Adolfo Urso (nord est), Gennaro Sangiuliano o Raffaele Fitto (sud) possano portare un valore aggiunto alle liste in termini in preferenze. Inoltre, con la premier testa di serie e i ministri a seguire in seconda posizione per la l’alternanza di genere scatterebbe ovunque una donna come prima eletta, visto che Meloni e i big rifiuterebbero il seggio a Strasburgo. Ordine di scuderia: “Tenevi pronti”.
Meloni non ha ancora deciso. In Via della Scrofa danno per scontato che l’annuncio della sua candidatura arriverà a Pescara alla conferenza programmatica del partito, in programma dal 26 al 28 aprile. Un appuntamento che altrimenti non si porterebbe dietro alcuna novità sostanziale: non sono previsti il cambio del nome, né la scomparsa della fiamma dal simbolo. Sarà un “Giorgia beach party”: un villaggio sulla spiaggia di tremila metri quadrati che inizierà a essere montato venerdì. La struttura sorgerà sul lungomare davanti alla nave scolpita da Pietro Cascella. Gli organizzatori prevedono l’arrivo di oltre 3mila militanti di Fratelli d’Italia. Motivo per il quale sono stati “cooptati” i dieci hotel della cittadina di D’Annunzio e Flaiano e tutti i b&b fino alla vicina Montesilvano. Aspettando una pioggia di citazioni (più o meno scontate, chissà se qualcuno si ricorderà delle Novelle della Pescara), sarà questo il teatro dell’annuncio meloniano, vista Adriatico, nel comune che a giugno andrà al voto, unico centro non meloniano dell’Abruzzo felix. Si cercano dunque donne da mettere in lista da far scattare dopo il presidente del Consiglio e i ministri (qualora avesse la meglio il secondo schema). La prima grande scrematura è nelle mani di Arianna Meloni, super sorella d’Italia, e di Giovanni Donzelli, responsabile dell’organizzazione. Si fanno i nomi della palermitana Carolina Varchi, della nipote d’arte Rachele Mussolini per nulla nostalgica (più tendenza Romano, suo padre, che Benito, suo nonno).
Nel parlare di queste ore, spunta la consigliera regionale del Lazio Micol Grasselli, l’assessora regionale in Veneto Elena Donazzan, Ira Fele (moglie del deputato Michele Schiano), l’ex eurodeputata grillina Chiara Gemma. Pronta a tornare in Europa anche Elisabetta Gardini, ora a Montecitorio. Nomi nel frullatore: tanti, tantissimi. Candidature che nascono e sfioriscono, come il caso di Daniela Di Maggio, madre del giovane Giogiò, ucciso a Napoli mentre cercava di sedare una rissa, salita sul palco dell’ultimo Sanremo con un toccante monologo. Anche fra i parlamentari c’è fermento: ecco allora Manlio Messina, Stefano Maullu, Salvatore Deidda, Fabrizio Rossi. Nessuno potrà dire di no alla leader, questo è chiaro a tutti. E la stretta arriverà a Pescara, al “Giorgia beach party”. Con un repentino effetto domino dentro Forza Italia, con il contestuale annuncio di Antonio Tajani. Se ci sarà la premier in lista ci sarà anche lui (al contrario di Matteo Salvini, che si è defilato). Tutto profuma d’Europa dalle parti di Meloni: giovedì riceverà a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, il giorno dopo interverrà a un convegno su transizione demografica, ambiente e futuro nella Ue.
Anche le vicende interne a FdI virano verso la tregua. In cambio del ritiro della candidatura di Massimo Milani al congresso di Roma (diventato poi vice di Donzelli nel partito), Fabio Rampelli avrebbe ottenuto la nomina di Marco Scurria (che è anche suo cognato) a vicecapogruppo in Senato, più la candidatura alle europee del dirigente romano Stefano Tozzi.