Alta società
Prove di nuova Dc a Villa dei Quintili per i 60 anni di Chiocci
Grande festa sull'Appia Antica. Tanti giornalisti e uomini di politica, tranne gli esponenti del Pd, invitati dal partito a non presentarsi. C'era invece Giuseppe Conte, che durante la serata abbraccia Matteo Salvini
Roma, Appia antica, sabato sera. La festa di Gian Marco Chiocci, sessant’anni, direttore del Tg1, è la fotografia perfetta di un nuovo regime che cerca di cambiare alcuni connotati, e anche alcune amicizie, e che dimostra di avere una confidenza speciale, squisita, anche con alcuni amici del regime. Ci sono tutti, o quasi. Contano le presenze ma contano anche le assenze. A Villa dei Quintili passeggiano ministri (ne abbiamo contati cinque: Piantedosi, Bernini, Sangiuliano, Salvini, Abodi, tutti molto affamati, specie Salvini). Passeggiano giornalisti (c’è il Tg1 al completo, o quasi; ci sono i direttori dei Tiggì Rai al completo; c’è tutta Rai Sport, quasi al completo, la Colle Oppio di Saxa Rubra). Passeggia qualche direttore (Martinelli, Messaggero; Cerno, il Tempo; D’Agostino, Dagospia). Code per salutare (Angelucci) più vistose delle code per mangiare la trippa. Passeggiano in tanti, qualcuno balla, sigla del Tg1 ad annunciare la torta.
Non passeggiano però i parlamentari del Pd, a cui è stato vietato di partecipare alla festa del direttore di un tg che, secondo il Pd, spara sempre contro il Pd (guardarsi i dati di quanto spazio il Tg1 dà al Pd, dicono con un sorriso i giornalisti del Tg1), e ne consegue che anche coppie collaudate sono costrette a non presentarsi insieme per evitare gaffe diplomatiche con il proprio partito (Nunzia De Girolamo c’è, il marito Francesco Boccia non c’è). C’è, di area Pd, solo, o quasi, il portavoce del sindaco di Roma, Luigi Coldagelli, ma nient’altro. Ma c’è, ed è qui la fotografia del sistema Rai, un coccolatissimo Giuseppe Conte, accompagnato dalla fidanzata Olivia Paladino, così a suo agio da essere arrivato, a un certo punto della serata, ad abbracciare Matteo Salvini. Conte, in Rai, si muove con più disinvoltura di Schlein, per una ragione semplice: un anno fa, non si è astenuto sulle nomine del centrodestra e la Rai, da un anno, è diventata la camera di compensazione all’interno della quale gli oppositori del regime (vade retro, fascisti!) si incontrano e dialogano e si abbracciamo amabilmente con il nuovo regime (vade retro, anti fascisti!). C’è il M5s, non c’è il Pd, ma non ci sono anche due famiglie. Quella formato reale (niente Giorgia Meloni, niente Arianna Meloni, niente Francesco Lollobrigida). Quella formato Chigi (niente Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari). Quella formato Rai (niente ad, niente Roberto Sergio, ma neanche niente Giampaolo Rossi, direttore generale che sogna di diventare ad e che, si dice, tema che quel posto gli possa essere soffiato dall’attuale ad e dall’attuale direttore del Tg1).
Scene varie. Donzelli (FdI) incontra Bonifazi (Italia viva) e gli dice: non sono garantista, ma sono contento che sei stato assolto. Claudio Lotito (senatore di Forza Italia, bersagliato di sfottò sul derby dal collega Maurizio Gasparri) incollato a Sangiuliano (uno dei ministri più coccolati della serata). Il portavoce di Lollobrigida, Paolo Signorelli, che scorta il famoso falconiere della Lazio che alla festa ha portato l’aquila che viene lanciata in aria prima di ogni partita dei biancocelesti (molti selfie). Per le battute migliori della serata: Mario Orfeo. Sguardi più disorientati della serata: gli incontri con Moggi e Palamara. Premio seduttore: Angelo Mellone, ma anche Giletti. Due giornalisti in quota Repubblica. Un giornalista in quota Libero. Tre giornalisti in quota Foglio. Un giornalista in quota La7. Annotazioni: poca prima Repubblica (presente, in quota, Gianfranco Rotondi) ma molta voglia del nuovo regime di presentarsi con un volto gentile, a modino, al passo con i tempi. Prove di nuova Dc? Il tentativo c’è, ma la villa della festa, ricorda qualcuno, è quella di “Compagni di scuola”, e il tentativo di imporsi come una nuova Dc suona forte come una battuta del film: ahò, ma che me stai a cojona’?