Parole inopportune
Un Pd che dà i numeri sul caso Suviana
Il deputato dem Marco Furfaro tenta il colpo facile, additando la vergogna nazionale per la morte sul lavoro del settantatreenne Mario Pisani. Ma ha preso un abbaglio
Nella tragedia di Suviana, che non ha certo bisogno dell’aggiunta di carichi di drammaticità, ecco il deputato Pd Marco Furfaro, responsabile per il partito delle “iniziative politiche”, a caccia di ulteriore emotività e nuovi spazi di indignazione. Tenta il colpo facile, additando la vergogna nazionale per la morte sul lavoro del settantatreenne Mario Pisani e dice che a quell’età bisognerebbe “stare non al lavoro ma a casa a godersi la vita, la pensione, la vecchiaia, i nipotini” e che perciò “si deve cambiare modello, di vita, di sviluppo, di competitività, per non morire sul e di lavoro”.
Le risposte online a queste affermazioni sorprendono per la tenuta rispetto alla facile e fuorviante indignazione. Molti fanno notare a Furfaro che l’ingegner Pisani aveva scelto, dopo la pensione, di continuare a lavorare come consulente. Consapevolmente e con fiducia nelle proprie competenze, evidentemente apprezzate sul mercato. Per sua scelta, lo ha raccontato anche il sindaco del paese pugliese da cui proveniva, e non certo perché costretto da condizioni economiche o da chissà quale spietato datore di lavoro, con la consapevolezza di avere qualcosa da insegnare.
Furfaro non viene neanche sfiorato dall’idea che un tecnico con notevoli capacità possa decidere di buon grado di continuare la sua attività, aprendo partita Iva e dandosi da fare presso cantieri, e che questo sia un segno di forza e non di disperazione, per lui e per il paese. I grandi vecchi delle professioni, tra cui molte glorie patrie, vanno bene per le intervistone pensose (quando fanno comodo), ma se non sono famosi e super ricchi allora rappresentano modelli di vita, di sviluppo, di competitività, da cambiare, non si sa bene in base a quale diritto di coercizione sulla libertà altrui. E’ tristissimo dover entrare in questo assurdo dibattito mentre si piangono morti e mentre si cerca, tra mille difficoltà, di capire cosa abbia scatenato il disastro e la strage sul lavoro della centrale di Suviana.