la sinistra in puglia
Tutto quello che Schlein non farà per superare il modello Emiliano
Tutti hanno reagito all’ennesima tegola giudiziaria che ha colpito uno dei fedelissimi del presidente pugliese. Ma la partita della segretaria dem è la più difficile: in consiglio regionale di imputati Pd ce ne sono tre
Tutti hanno reagito all’ennesima tegola giudiziaria che ha colpito uno dei fedelissimi scelti dal governatore pm Michele Emiliano. Anche se, per chi si professa garantista, nulla di nuovo è avvenuto, dato che l’ordinanza per il commissario Alfonso Pisicchio è solo la misura cautelare di una inchiesta di cui tutto si sapeva da luglio 2020, in piena campagna elettorale per le regionali. Quando Pisicchio era assessore in carica. E se i 5 stelle, in particolare Antonella Laricchia, allora candidata presidente contro Emiliano, ma anche Fitto e Scalfarotto, avvertirono l’impossibilità di condurre una campagna elettorale ad armi spuntate, nessuna autocritica arrivò dai partiti che sostenevano Emiliano. Persino il popolo della sinistra, che a Bari è ancora ben rappresentato dai vendoliani e dalla Cgil, sempre pronti a scendere in piazza, come qualche settimana fa per difendere Decaro dalla commissione ministeriale, in quel momento chiese unità intorno a Emiliano perché “sennò arrivano le destre”. Che, a cominciare dalla Lega, erano già per Emiliano. Bonelli e Fratoianni hanno chiesto l’azzeramento della giunta pugliese. Mentre Conte prima ha ritirato i suoi, poi si è recato in ufficio da Emiliano per presentargli il suo protocollo di legalità.
Più difficile la partita per Elly Schlein (che forse non ha ancora compreso che Conte prova a prendersi la Puglia in accordo con Emiliano per candidare Mario Turco presidente alle regionali del 2025 proprio contro Decaro). Il punto è questo. A Bari Schlein sostiene il candidato Vito Leccese, capo di gabinetto di Decaro. Il suo bracco destro, Francesco Boccia, è il delfino di Emiliano. Mezzo Pd a Bari sta con Laforgia, sostenuto da Conte, a cominciare dalla coordinatrice regionale della mozione Schlein al congresso, la presidente del Pd Bari Titti De Simone (anche lei in forze allo staff di Emiliano). In consiglio regionale di imputati Pd ce ne sono tre: Anita Maurodinoia che agli atti del consiglio risulta ancora Pd; Mario Caracciolo che è capogruppo ed ha un rinvio a giudizio per corruzione elettorale, e Michele Mazzarano condannato in via definitiva per lo stesso reato. Il quale Mazzarano, molto vicino a Roberto Speranza, è stato condannato nel 2023, ma essendo uomo della ditta è stato ritenuto intoccabile nonostante la sua condanna lo renda incompatibile con il codice etico del Pd. Ma la domanda è lecita: se per un anno la sua presenza nel Pd è andata bene a tutti, da Emiliano al partito, perché Schlein se ne ricorda solo ora sotto elezioni? C’è un altro uomo del Pd che si ritrova nella stessa situazione indicata da Elly, ed è il deputato Claudio Stefanazzi, capo di gabinetto di Emiliano che Letta inserì nel listino bloccato. Schlein se lo tiene nel Pd o la regola vale per tutti? E se vale per tutti, facciamo dimettere tutti gli eletti indagati in Parlamento, nei consigli regionali e in quelli comunali di tutta Italia? E se poi vengono assolti dopo anni e anni, come spesso, per fortuna, capita? Fatica inutile Elly, su questo campo c’è chi ti ha già superata. Conte nel suo codice di legalità ha chiesto pulizia per tutti gli imputati, non solo eletti, ma anche nominati, consulenti e tutti i dipendenti della pubblica amministrazione. Forse basterebbe, per chi ha dichiarato guerra ai cacicchi, evitare di candidare i loro capi di gabinetto.