Tele Fugoni

“Meloni fa scappare Amadeus, Berlusconi rispetto a lei era liberale”. Parla Sandro Ruotolo

Gianluca De Rosa

Il responsabile informazione del Pd commenta l'addio alla Rai del conduttore di Sanremo: "Se in tanti non si sentono a casa un problema c'è"

“Meloni? Rispetto a lei Berlusconi era un liberale”. “Amadeus? La destra cerca di sminuire, ma il fatto che uno dei principali volti della Rai non stia bene a casa sua vuol dire che in quella casa qualche problema c’è. Prima Fazio, poi Gramellini e Annunziata, ora lui, io sono molto preoccupato. Non dico che qualcuno sia stato cacciato, e però mi sembra evidente che personaggi che portano ascolti e introiti non vengono messi nelle condizioni di rimanere”. Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Pd , è il cane da guardia che la segretari Elly Schlein  si è scelta per monitorare e provare a fermare “la trasformazione della Rai in Tele Meloni”. O almeno questo è quello che sia lei, sia Ruotolo ripetono da tempo. Ma in fondo al Pd cosa importa se un volto, pur importante dopo ragionamenti anche personali sceglie di cambiare? Che cosa c’entra insomma Telemeloni? “La Rai – dice Ruotolo – è un bene di tutti e se perde i suoi pezzi più pregiati noi siamo preoccupati, non siamo contenti se la Rai va a fondo e la gestione della destra la sta depauperando delle sue risorse migliori”. Gira voce che possa lasciare anche Sigfrido Ranucci, il conduttore di Report. “Credo e spero non sia vero, ma la vicenda di Sigfrido è emblematica: lui fa grandi ascolti e gli esponenti di maggioranza non fanno altro che attaccarlo”, dice Ruotolo. “Non è facile sentirsi ogni giorno sotto osservazione del tuo editore, ora hanno cancellato le repliche della sua trasmissione, noi siamo con lui”. A proposito, qualcuno per quanto riguarda la Rai accusa il Pd di un filo di ipocrisia: Lucia Annunziata se n’è andata e voi avete protestato, adesso è candidata capolista del Pd alle europee. “È un diritto costituzionale quello di candidarsi, anche solo pensare che quando ha lasciato l’azienda Lucia avesse già pensato a questa ipotesi è inaccettabile”.


Ma più che dall’addio di Amadeus, Rutolo è preoccupato da altro: Meloni secondo lui minaccia la libertà di stampa più di quanto fece a suo tempo Silvio Berlusconi “E io – sottolinea – sono stato una delle vittime dell’editto bulgaro, ma il Cav. era una tigre quando si trattava di difendere le sue aziende, però sul resto aveva una grammatica liberale, anche dentro Mediaset, basti pensarea Maurizio Costanzo o alla guida innovativa di Italia Uno da parte di Giorgio Gori, uno che oggi fa il sindaco con il Pd. Meloni invece  è più pericolosa, vuole imbrigliare i poteri indipendenti, in particolare magistratura e stampa, perché, nonostante qualche tentativo di camuffamento, il suo modello è la ‘democratura’ ungherese, dove i principi democratici rimangono solo un orpello formale”. E però per adesso tutte le battaglie che avete fatto hanno riguardato cose poi finite in un buco nell’acqua. Sulla par condicio l’Agcom ha previsto di non dare più spazio ai ministri, mentre ieri è stato ritirato l’emendamento del parlamentare di FdI Gianni Berrino che prevedeva il carcere per i giornalisti, insomma questa “deriva orbaniana”, non sembra andare proprio benissimo. “Per fortuna alcune cose sono state fermate, ma gratta, gratta e riusciranno un passo alla volta a imbrigliare l’informazione, noi dobbiamo impedirglielo”. 


Ma più che alla Rai per vedere questa presunta “deriva orbaniana”, secondo Ruotolo è necessario guardare all’acquisto dell’agenzia di stampa Agi, di proprietà di Eni, da parte dell’imprenditore e parlamentare leghista Antonio Angelucci. “Si tratta della seconda agenzia del paese acquistata da un parlamentare di maggioranza che ha come contraente una società controllata dal Mef, dove il ministro, Giancarlo Giorgetti, è dello stesso partito”. Angelucci dice che si tratta di un’operazione editoriale: potrà sfruttare l’Agi  come fonte primaria dei suoi giornali. “E’ vero che ci sono sempre interessi degli editori nei giornali, ma il loro insieme genera una pluralità che funziona, sulle agenzie, che sono una fonte primaria, invece dovrebbe essere garantita un’indipendenza incontestabile”.


Ma torniamo alla Rai. C’è chi dice che il M5s potrebbe soffiare la direzione del Tg3 al Pd. “Per quanto ne so è chiacchericcio giornalistico, non ci sono fatti, se davvero accadrà qualcosa dirò la mia, ma non voglio commentare retroscena”. Intanto tutti aspettano di capire se questo confronto televisivo tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein prima dell’elezioni europee avverrà e quando. “Il pallino in mano non lo ha chi è all’opposizione ma chi governa, quindi dovete chiedere a Giorgia Meloni. Elly è pronta, ma bisogna capire se la presidente del Consiglio ci starà”.

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