L'intervista
“Bene Berlinguer sulla tessera, mi iscrivo al Pd”. Parla Ugo Sposetti
È diventato santino laico? "No, ma aiuta il partito a tornare popolare". L'ex tesoriere dei Ds difende Schlein dai cattolici che, polemici, chiedono le tessere dei prossimi anni con i volti di Moro e De Gasperi: "Andreotti non avrebbe mai fatto una polemica simile"
“Sono contento, quella di Schlein è una bella idea che ho molto apprezzato e mi ha stupito che, dopo il suo annuncio autorevoli dirigenti del Pd abbiano fatto polemica, mi pare incredibile, bisogna apprezzare il tentativo della segretaria di convincere la gente a riscriversi al partito, io appena arrivano le tessere nel circolo qui vicino scenderò a prenderla, mi sono già prenotato”. Ugo Sposetti, ultimo tesoriere del Ds, difende la scelta di Elly Schlein. Alla segretaria l’idea di mettere gli occhi sorridenti di Enrico Berlinguer sopra la tessera 2024 del Pd è venuta guardando la mostra al Macro di Roma dedicata allo storico segretario del Pci, curata proprio dall’associazione omonima di cui Sposetti è il presidente.
Una mostra che avuto un successo inaspettato: “Ammetto che è stata una sorpresa anche per me. Dopo alcune settimane si è abbassata di molto l’età, ma hanno continuato a venire soprattutto donne , è un fatto positivo perché quando le donne parlano di politica i cambiamenti sono sicuri”, dice Sposetti. L’allestimento ha contribuito dare una consistente spolverata al mito pop-comunista di Enrico Berlinguer. E però nel Pd la scelta di Schlein ha sollevato polemiche, soprattutto da parte di chi, a differenza di Sposetti, viene dalla tradizione democristiana. Ecco quindi l’ex ministro Lorenzo Guerini che ha proposto di usare per il tesseramento del prossimo anno il volto di Aldo Moro, mentre Pieluigi Castagnetti vorrebbe sulla tessera Pd del 2025 Alcide De Gasperi. “Io gli voglio anche bene, ma guardate che Andreotti non avrebbe mai fatto un’affermazione come quella di un ex andreottiano come Guerini, c’era un altro rispetto… per quanto riguarda Castagnetti ormai quando parla lo fa sempre contro i segretari, qualche problema forse se lo deve porre lui, c’è sempre un po’ di rancore, è un peccato perché bisognerebbe invecchiare bene”, si sfoga Sposetti.
Ma al di là di queste polemiche un po’polverose tra ex cattolici ed ex comunisti (Schlein direbbe “Non ero nata”) la sensazione è quella di trovarsi davanti a un’operazione simpatia, una strategia di marketing che usa gli occhi dello storico segretario del Pci come per anni si portava il faccione di Ernesto Che Guevara sulle t-shirt, un santino laico di cui pochi ricordano il vero significato. “Innanzitutto sicuramente al Pd tornare pop, nel senso di popolare, male non fa, ma poi non è l’immagine di un santino vuoto di significato quella che esce dai messaggi che hanno lasciato decine di visitatori appassionati”, replica Sposetti. “Noi abbiamo fatto una mostra per il futuro, parlando di un dirigente del passato per guardare in avanti”. Insomma per l’immaginario la mostra su Berlinguer, pronta a trasferirsi a Bologna dal prossimo 11 giugno, conta più di qualcosa. Schlein deve averlo capito. E non solo lei. A febbraio è andata alla mostra anche la premier Giorgia Meloni, sul librone dei visitatori ha scritto: “Il racconto di una storia, politica. E la politica è l’unica possibile soluzione ai problemi”.