(foto Ansa)

il colloquio

“Draghi ha caratteristiche che ci inquietano”, dice il super salviniano Zanni

Pietro Guastamacchia

L'eurodeputato leghista, presidente di Id, avverte Meloni: "E' l'uomo sbagliato per l'Europa. Ma la premier non avrà la forza di fermarlo"

Draghi è l’uomo sbagliato per l’Europa ma Meloni non avrà la forza di fermarlo”, lo spiega al Foglio il leghista Marco Zanni, presidente del gruppo Id, la famiglia dei sovranisti europei. Il nome dell’ex premier italiano però ormai riempie i corridoi di tutta Bruxelles, tutti sanno che farà qualcosa ma nessuno sa di preciso cosa, eppure per Zanni, l’Europa al professor Draghi “dovrebbe proprio dimenticarlo”. Dopo la presentazione del suo report martedì a La Hulpe a Bruxelles fioccano gli endorsement. Per il presidente francese Emmanuel Macron, Draghi è un “formidabile amico” e persino il terribile Orbàn si sbilancia, “lo rispetto molto, ma non voglio intromettermi”. Dice allora Zanni al Foglio: “Onestamente mi preoccupa molto che von der Leyen abbia imposto i due rapporti”, quello redatto da Mario Draghi sulla competitività e quello redatto dall’ex segretario del Pd Enrico Letta sul mercato interno. “Al rapporto Letta ci ho dato un occhiata e non che sia poi così diverso da quello Monti di dieci anni fa’”, taglia secco l’eurodeputato amatissimo da Matteo Salvini. “E poi questa metodologia dei report calati dall’alto è il simbolo della supremazia della tecnocrazia sulla democrazia, ma l’Europa non è più quella di una volta e la politica oggi anche più di allora la devono fare gli eletti”, raddoppia il leghista.

 

In ufficio da Zanni intanto fanno capolino gli scatoloni, per  lui sono le ultime settimane a Bruxelles e dopo non si ricandiderà, sfumati i gossip che lo volevano correre in Francia nel listino bloccato dell’alleata Marine Le Pen, “mai neanche considerato” ha commentato alla stampa. Non si occuperà dunque della prossima Commissione Ue ma mette comunque in chiaro che per la Lega, “Draghi non è l’uomo dei miracoli. Per l’Italia avere l’espressione massima della Commissione europea può portare prestigio ma poco altro”, spiega Zanni, che però sottolinea che nessuno a Roma ha la forza di fermarlo. “Se emerge un consensus al Consiglio europeo che porta il nome di Draghi non credo che né Meloni né nessun altro premier abbia il potere di mettersi di traverso”.

 

Per Zanni le colpe di Draghi non sono solo politiche ma tecniche, “l’Europa non ha un problema di competitività, ma di produttività, tutti gli indicatori internazionali ci indicano che l’Europa è competitiva ma ha un problema di produttività dovuto alla distruzione della domanda interna derivata decenni di scelte di una leadership europea di cui Draghi è stato protagonista”. Ascoltando le parole di Draghi a La Hulpe però appare chiaro che l’era dell’austerity è ormai passata ma Zanni non si fida, “bene, vedo che è tornato sui suoi passi ma onestamente credo poco a queste conversioni taumaturgiche dei grandi tecnici”. Ma allora perché tutti pensano a Draghi? per Zanni la risposta è più semplice di quel che si pensi “c’è consapevolezza in Ue che ci sia carenza di leader, finita l’era Merkel e con Macron in crisi mancano leader”. Ma le qualità che tutti riconoscono a Draghi sono caratteristiche che inquietano Zanni “in lui Bruxelles vede un leader che ha la forza politica per forzare il progetto europeo accelerando l’integrazione, di prendere scelte che i governi non vogliano prendere, e a me questo preoccupa parecchio”.

 

Preoccupazioni che lascerà a chi prenderà da lui il testimone da capogruppo dei sovranisti, “io rimango a disposizione del gruppo e del partito, so che la fase iniziale sarà complicata e credo che ci sarà bisogno di aiuto ad avviare le cose, dopo rimarrò un militante, la politica non si abbandona”, spiega Zanni.
E chissà che il futuro prossimo non riservi qualche cambiamento anche alla composizione delle destre a Bruxelles. A pochi metri dall’ufficio di Zanni infatti andava in scena ieri a Bruxelles la seconda giornata della maxi-conferenza delle destre Ue dove parlando dopo il premier l’ungherese Orbàn, il leader conservatori francese Eric Zemmour ha criticato proprio Id, e la sua concorrente Marine Le Pen, “per essersi incastrati in un gruppo incapace di far alleanze”. Nonostante la presenza di alcuni esponenti del suo gruppo europeo Zanni “non ha trovato il tempo di andare” spiega, “sono eventi che non mi emozionano, gli elettori guardano ad altro”.

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