L'intervista

Pittella: “Schlein ormai è lo zerbino di Conte, Boccia è disonesto”

Gianluca De Rosa

L'ex presidente Pd della Basilicata ora in Azione domenica correrà con Bardi: "Io trasformista? No, è il Pd che mi ha cacciato per inseguire il M5s nella lotta ai cacicchi, ovvero a chi ha i voti"

“Schlein è ormai diventata lo zerbino di Conte e dei 5 stelle che tracciano la linea politica anche del Pd, mentre Boccia gestisce il partito con spregiudicato cinismo”. Marcello Pitella, già presidente dem della regione Basilicata, oggi gran riserva di voti e tessere di Carlo Calenda in terra lucana (alle politiche da queste parti il Terzo polo prese oltre il 13 per cento), ha il dente avvelenato con il Pd ed Elly Schlien che hanno messo il veto sul suo nome e sulla lista di Azione per le elezioni regionali di domenica prossima (e infatti alla fine Azione corre con il centrodestra). Non è che nel Pd è partita la caccia al “cacicco” e lei c’è finito in mezzo? “Non c’è dubbio, la verità è che lavorare tra la gente e prendere i voti è diventato un reato, ma non solo...”. Dica. “La segretaria alla rincorsa di Conte e Travaglio vuole estirpare dal Pd il riformismo e il garantismo”. Intanto proprio Francesco Boccia, capogruppo dei senatori Pd, e uomo di Schlein per le questioni spinose sui territori, quello che, per capirci, interviene quando la premiata ditta Taruffi-Baruffi fallisce, di Pittella qualche giorno fa diceva: “La nostra è una battaglia contro i trasformisti. Bardi ha imbarcato di tutto solo per raccattare qualche voto in più. Mi chiedo come faccia Pittella a stare al fianco di chi vuole l’autonomia differenziata”. Insomma Pittella, lei è un trasformista? “Boccia non fa esercizio di onestà intellettuale, è il Pd che ci ha voluto cacciare dalla coalizione. Invece di ammettere di non aver fatto nulla per evitare il veto su Azione e scusarsi ci attacca, se va avanti così il Pd andrà a sbattere ovunque”. Lei però, in effetti, si ritrova a somigliare al perfetto trasformista: ex presidente della regione con il Pd domenica rischia di essere determinante con Azione alla vittoria del candidato del centrodestra Vito Bardi. “Non sono un trasformista, con Bardi facciamo solo un accordo programmatico, è un’alleanza tecnica, non politica. Ma soprattutto Azione è stata cacciata dal Pd e dal M5s che hanno provato a costringerci a non presentarci alle elezioni”. E allora Pitella ripercorre quei complicati giorni di montagne russe lucane, quando il campo largo bruciava una candidatura al giorno. “A tre giorni dalla presentazione delle liste il responsabile enti locali del Pd, Davide Baruffi,  scrive che Azione non può più far parte della coalizione perché Calenda avrebbe detto che Bardi è una brava persona. Una cosa ridicola. La verità ovviamente è un’altra. Il M5s non voleva me  e lo stesso valeva per un pezzo di Pd locale che mi detesta perché candidandomi con Azione nel 2022 ho impedito l’elezione in Parlamento di Vito De Filippo, che l’allora segretario Letta mi aveva ingiustamente preferito. Hanno imposto loro il veto, lo hanno detto solo a tre giorni dalla presentazione delle liste, prima si trattava. Speravano così che non ci saremmo presentati, contando sul fatto che non avremmo  fatto un accordo  con il centrodestra, né che saremmo stati in grado di preparare le liste in 48 ore per andare da soli, gli è andata male, ma è stato imbarazzante. Calenda ha chiamato Schlein almeno 20 volte senza mai ricevere risposta”.


Pittella adesso si augura davvero di essere determinante e intanto guarda con curiosità anche a quello che sta accadendo in Puglia. “La vicenda Bari – dice – mostra come il centrosinistra sia ormai integralmente giustizialista. Ci sono ovviamente dei fatti, anche gravi, ma è la magistratura che dovrà appurarli, inoltre riguardano singoli. Emiliano, ad esempio, non è stato personalmente toccato, dovrebbe sostituire gli assessori e andare avanti, mica si può smontare tutto solo perché arrivata Conte a strillare e fare un po’ di teatro”. E invece proprio ieri Emiliano ha fatto capire che cercherà di accontentare Conte su tutto. “Lui ha sempre avuto un fascino per i cinque stelle, è diventato filo grillino per primo, un antesignano, oggi anche ascolta Conte più  della Schlein, ma non si rende conto che appena potrà quello se lo mangia”.