Voto in sordina
Basilicata dove sei? Dimenticata dalla sinistra causa inchieste a Bari, e prova difficile di campo “ristretto”
Schlein a Matera e Potenza, ma non nello stesso giorno di Conte. Il candidato tardivo di Pd-M5s e Avs, Piero Marrese, ha combattuto quasi da solo fino a ieri. E centrodestra invece compatto per Bardi
È acquattata laggiù, quasi al fondo dello stivale, ma non è geografico il motivo per cui, pur nell’imminenza del voto di domenica, la Basilicata sembra essere stata messa nel cassetto dei sogni sfumati dai contraenti stessi dell’alleanza pericolante di centrosinistra, e quasi dimenticata nelle settimane precedenti al voto, nonostante il bailamme scatenato in precedenza attorno al nome del candidato governatore. Bailamme che ha tenuto banco per molte settimane nella regione soprannominata “Texas d’Italia”, culla di giacimenti di petrolio, mentre nel centrodestra, dove pure non tutti erano inizialmente concordi nel sostenere il governatore uscente Vito Bardi, la speranza di vincere è cresciuta in modo indirettamente proporzionale allo scoramento che dilagava nell’altro schieramento, dove il campo largo immaginato da Elly Schlein si è fatto nel frattempo strettissimo: niente centristi, ché il candidato scelto, Piero Marrese, già presidente della provincia di Matera, è sostenuto da Pd, M5s e Avs ma non da Matteo Renzi e Carlo Calenda, e con un bel macigno in mezzo, sotto forma di inchieste baresi, quelle che hanno fatto scoppiare la crisi nella già problematica relazione politica tra la segretaria del Pd Elly Schlein e il leader m5s Giuseppe Conte.
E anche se ieri Schlein si recava a Matera e a Potenza per il sostegno finale a Marrese (con abbraccio al sindaco di Bari Antonio Decaro, che ha annunciato primarie nel capoluogo pugliese e candidatura alle Europee), e anche se Conte qualche giorno prima aveva fatto capolino autoincensandosi (“a Matera mi conoscete bene: competenza, professionalità, trasparenza”) e poi citando Marrese per lo slogan amaramente ironico “meglio tardi che Bardi”, chissà lui, il candidato, che cosa deve pensare in cuor suo: lui che è stato lasciato da solo di fronte al fatto compiuto a Potenza e al campo sfasciato a Bari.
Insomma, da qualsiasi parte la si prenda, la strada è quantomeno impervia, non fosse altro per la saturazione provocata nell’opinione pubblica lucana dai vari balletti attorno al grande nulla che fino a poco tempo fa regnava sui nomi a sinistra, a partire da quello dell’oculista Domenico Lacerenza, buttato in pasto ai media come fosse davvero in campo, ma uscito dall’arena in un battibaleno. Per non dire dei giorni in cui si ragionava sul candidato-miraggio di un ipotetico campo larghissimo, e cioè di Angelo Chiorazzo, imprenditore del terzo settore e uomo-crocevia nei giorni in cui non si trovava accordo e lui dava le carte, come dire: o scegliete uno che piace a me o ciao.
E dunque si ripartiva dal via, sempre rimembrando a ritroso il momento in cui si era pensato di poter candidare l’ex ministro Roberto Speranza (non disponibile). “Senza unità avremmo fatto un errore”, aveva detto infine Chiorazzo nello schierarsi con il prescelto tardivo Marrese, cui soltanto un generoso ed ecumenico Pierluigi Bersani, in questi giorni, ha tributato sui social un wishful thinking: “C’è una piazza da allargare qui, vedo. Trasformiamo una rimonta in una bella vittoria”, scriveva Bersani, puntando dritto contro il governo che vuole l’autonomia differenziata: “Lo vorrei dire al presidente Bardi: lo sai che se la fanno, l’autonomia differenziata, il divario tra le regioni esplode?”. Ecco, Bardi. Il governatore uscente, ex guardia di Finanza, scelto cinque anni fa da Silvio Berlusconi, oggi vedrà invece schierati in suo sostegno, a Potenza, e in contemporanea, tutti i leader del centrodestra, uniti ex post sul suo nome ma pur sempre uniti.
Non solo: due giorni fa Bardi ha raccolto l’elogio conclusivo del leader di Italia Viva Matteo Renzi: “Con Bardi questa regione può crescere”. E pensare che, dopo la vittoria del centrosinistra in Sardegna, qualcuno aveva pensato che Bardi, pur amato da molti per il “bonus gas” (con alleggerimento bollette per i residenti), fosse destinato a una sorte alla Marrese: lasciato cioè solo a combattere la campagna elettorale. Ma i fatti di Bari hanno ribaltato il piatto, e ora il governatore uscente, che cinque anni fa aveva accolto incredulo la vittoria, si ritrova a raccogliere anche i frutti degli errori altrui. “Un’altra Basilicata è possibile”, dice intanto Marrese con piglio automotivazionale. Possibile, sì, ma quando?