avvisi e anteprime

“Il governo Meloni grazie al Cav. e a me”. I graffi dello scrittore Salvini

Gianluca De Rosa

La nuova anticipazione del libro del viceprimer leghista che sarà presentato il prossimo 25 aprile è un avvertimento ai colleghi di governo

E’ un volume fatto per essere battuto sulle teste. Più che un libro, un’arma contundente. Di “Controvento. L’Italia che non si arrende”, l’ultima fatica letteraria del vicepremier leghista Salvini per adesso si sa questo. Matteo “Vespa” pubblica un’anticipazione al giorno. E ogni anticipazione è una randellata, un avvertimento agli alleati di governo. La presentazione avverrà a Milano. Appuntamento alla fondazione dell’istituto per ciechi, zona porta Venezia, il prossimo 25 aprile, la liberazione di Salvini dal crudele giogo dei suoi alleati, Antonio Tajani e Giorgia Meloni. Ieri in particolare, a poche ore dal comizio di chiusura della campagna elettorale in Basilicata con tutti i leader del centrodestra (e il tema Autonomia che incendiva le tensioni tra gli alleati), ai colleghi, e soprattutto al vicepremier forzista, Salvini ha mandato un messaggio in bottiglia.  

 

Sono state anticipate le pagine in cui parla dei giorni della crisi del governo Draghi. “L’attuale governo Meloni – scrive il leghista – è figlio della compattezza e della determinazione di Lega e FI che non cedettero alle pressioni”. Se lo ricordano Tajani e Meloni? Non solo. Queste pressioni che, dice, sarebbero state esercitate da Francia e Germania per lasciare a Palazzo Chigi Mario Draghi, furono stoppate da Silvio Berlusconi che prima “tenne il punto” con Macron e poi anche con Berlino. Scrive Salvini: “Eravamo a Villa Zeffirelli e perfino Merkel cercò il Cavaliere per perorare la causa di Draghi. Lui era però convinto come me che il centrodestra dovesse tenere il punto. Berlusconi fu semplicemente straordinario e coraggioso. La sera in cui Draghi decise di dimettersi, per le insanabili divergenze politiche, mi rendevo conto che avevamo vinto una partita difficilissima grazie alla solidità della squadra”. Insomma, sembra il sottotesto: quando c’era Berlusconi FI non sottostava ai diktat stranieri e garantiva l’unità del centrodestra, non come adesso con Tajani, sensibile agli echi europei, che invece di voler replicare a Bruxelles il centrodestra italiano vorrebbe allearsi di nuovo con i socialisti. 

 


E d’altronde la corsa elettorale interna per il secondo posto in coalizione è anche una sfida sulle spoglie del Cav. Una battaglia per la filiazione politica con riverbero editoriale. Se da un lato c’è la prossima uscita di “Controvento”, dove appare già chiaro che il leghista parlerà al lungo di quell’uomo di Arcore che “gli manca come amico e consigliere”. Dall’altro questa settimana ha scalato il primo posto nella classifica  dei saggi più venduti da Feltrinelli  “In nome della libertà”, il libro di Paolo Del Debbio con Berlusconi in copertina. Un testamento politico benedetto dalla famiglia del Cav. che contiene i suoi ultimi scritti su FI, anticipati dal Corriere della Sera insieme a un articolo della figlia Marina.  Qui, sia chiaro, Tajani non c’entra direttamente. Gioco forza però il libro lo aiuta a ribadire come l’eredità politica di Berlusconi non possa che stare dentro la cornice del partito che fondò nel 1994. E d’altronde il voto europeo, l’8 e il 9 giugno, cade a solo tre giorni dal primo anniversario della morte del Cav. Un voto insomma ad alta carica emozionale.