Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli - foto Ansa

A sinistra

Bonelli e Fratoianni, Gatto e Volpe di un'Alleanza Verdi e Sinistra in imprevista ascesa

Marianna Rizzini

Il caso della candidatura di Ilaria Salis è l'ultimo della lista di una serie di piccoli "colpacci" mediatici: sono lontani i tempi dell'inciampo Soumahoro, e numerosi i casi di scippo di persone e temi ai dem. "Sembriamo il Pds", scherzano in Avs. Una rassegna

Gemelli diversi possono oggi sembrare, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, i dioscuri di quell’Alleanza Verdi e Sinistra cui riesce spesso, in questi giorni, lo scacco matto ai danni del povero Pd di Elly Schlein, stretto tra loro e un Giuseppe Conte in modalità “questione morale”. Ultimo ma non ultimo episodio dell’ascesa mediatica del duo, la candidatura di Ilaria Salis detenuta a Budapest, e in precedenza protagonista di un abboccamento finito in nulla con i dem che volevano fare la stessa cosa. Colmo dei colmi (per il Pd), il 25 aprile prossimo venturo il padre di Ilaria, Roberto, salirà sul palco dell’Anpi, associazione degli ex partigiani molto vicina ai vertici di Avs. E dunque si ritrovano gemelli diversi ma non separati alla nascita, Bonelli e Fratoianni, ché mai, nelle loro storie parallele, disomogenee per età e formazione, sono stati uniti come sono ora, Gatto e Volpe di una serie di successi intanto d’immagine e poi forse elettorali (loro assicurano di essere già oltre il quorum per Strasburgo), per una di quelle giravolte del destino politico capace di premiare e punire anche per eterogenesi dei fini.
 

Per dirne un’altra: non più tardi di due settimane fa, mentre Schlein tribolava con il sudoku delle candidature (dove mettere questo? Chi mettere al nord? Dove mettere in lista se stessa?), il Rosso e il Verde preparavano un piccolo colpaccio. E dunque Fratoianni, ex enfant prodige della generazione G8 di Genova e dell’epoca vendoliana in Puglia, anche detto “Nick il bello” (con bella moglie deputata Avs e mattatrice dei talk Elisabetta Piccolotti), e Bonelli, ambientalista storico, leader dei Verdi e oggi portavoce di Europa Verde inviso ai balneari di Ostia, che fanno? Da Gatto e Volpe piazzano Ignazio Marino, l’ex sindaco marziano di Roma defenestrato dal Pd, proprio in cima alla lista europea nella circoscrizione Centro, quella su cui il Pd ha vari dubbi e un’ufficiosa certezza: Nicola Zingaretti. E si fanno fotografare, i due, mentre scortano il marziano sceso di bicicletta e avanzano in posa da “Quarto Stato” nel cortile di Palazzo Grazioli, un tempo dimora del Cav. e oggi sede della stampa estera. Una mossa studiata con i portavoce Paolo Fedeli (per Fratoianni) e Gianfranco Mascia (per Bonelli), a loro modo altri gemelli diversi e paralleli: il primo, Fedeli, già spin doctor ai tempi di Sinistra e Libertà; l’altro, Mascia, ex Popolo Viola e candidato dei Verdi alle primarie di Roma del 2016, noto anche per la campagna web con l’enorme orso di peluche che si trascinava dietro, giocando sull’assonanza con il cartone animato “Masha e Orso”.
 

Lontani sono i giorni in cui gli stessi Bonelli e Fratoianni si trovavano a gestire l’inciampo del caso di Aboubakar Soumahoro, deputato ivoriano ed ex sindacalista dei migranti entrato a Montecitorio con Avs e gli stivali di gomma e finito al centro delle polemiche e nel Gruppo misto per un pasticciaccio di malagestione nelle coop di accoglienza da parte della moglie e della suocera (“il nostro grande rammarico”, dicevano allora ai compagni Bonelli e Fratoianni). Fatto sta che in quei giorni complicati nessuno immaginava l’odierno successone, come si dice a Roma, per il duo che non governa un unico partito, ma due partiti che da soli non se la vedevano benissimo, nel non lontano 2022, l’anno in cui, dopo la fine del governo Draghi, Bonelli e Fratoianni si trovarono al posto giusto nel momento giusto, e nella girandola di eventi che si produssero attorno ai dilemmi pd sulla cosiddetta agenda Draghi e sul campo largo-campo stretto, complici i capricci di Giuseppe Conte, corteggiato invano dai dem a giorni alterni. E infatti furono scelti come alleati da Enrico Letta, i rossoverdi, a scapito di Carlo Calenda e in generale dei centristi, motivo per cui alle elezioni dello stesso anno il centrosinistra si presentò più diviso che mai. Non era ancora arrivata Elly Schlein, la segretaria Pd a cui zitti zitti Bonelli&Fratoianni stanno rosicchiando l’osso su temi e persone, al punto che qualcuno, in Avs, ci scherza pure sopra: “Beh, dai, sembriamo proprio il Pds”.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.