in puglia
Non era una coincidenza: Emiliano già sapeva del caso Pisicchio
La prova, come ha ricostruito la Gazzetta del Mezzogiorno, è su una chat di whatsapp tra il governatore-pm e il suo fedelissimo: “O ti dimetti o ti revoco”
L’ex assessore regionale all’Urbanistica, Alfonso Pisicchio, il 10 aprile era stato avvertito dal presidente della regione Puglia Michele Emiliano che l’indagine a carico del suo storico collaboratore, messo al vertice di un’agenzia della reginoe, aveva “ripreso slancio”: due giorni prima, la gip Ilaria Casu aveva depositato l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Pisicchio. La prova, come ha ricostruito la Gazzetta del Mezzogiorno, è su una chat di Whatsapp tra il governatore-pm e il suo fedelissimo, già vicesindaco di Bari nella seconda amministrazione guidata dal sindaco-pm.
Emiliano lo avvisa con un messaggio, Pisicchio gli risponde “possiamo parlarne?”. La risposta di Emiliano è categorica “o ti dimetti o ti revoco”. E infatti, a ore di pranzo la giunta revoca l’incarico di commissario dell’agenzia Arti (l’Agenzia regionale per la tecnologia e l'innovazione) a Pisicchio che, in serata, si vede eseguire l’ordinanza di arresto. La cronologia degli eventi ha fatto subito pensare a una fuga di notizie, ma Emiliano l’ha negata categoricamente con queste parole: “Pisicchio mi aveva detto che l’indagine a suo carico era stata archiviata. Quando gli ho chiesto il dispositivo (dopo 4 anni, ndr) e non l’ha consegnato, l’ho revocato”. Secondo Emiliano, quindi, è solo una coincidenza che questa sua richiesta – a distanza di molti anni dalla notizia dell’apertura dell’indagine – sia arrivata poche ore prima dell’arresto. A smentirlo immediatamente è stato il legale di Pisicchio, l’avvocato e candidato sindaco di Bari, sostenuto dal M5s e da Sinistra Italiana, Michele Laforgia: “Tutta l’opinione pubblica sapeva che Pisicchio era indagato da quattro anni”. Infatti quando Pisicchio ricevette l’avviso di garanzia era ancora assessore regionale ed Emiliano si appellò alla presunzione di innocenza dicendo di avere fiducia in lui. Perchè dopo quattro anni, di punto in bianco, gli avrebbe chiesto il provvedimento di archiviazione, in assenza del quale gli ha revocato quel ruolo che gli aveva affidato quando già era indagato?
Questa ricostruzione, debole dal punto di vista logico oltre che fattuale, è stata smentita dallo stesso Pisicchio durante l’interrogatorio davanti al gup. L’ex fedelissimo di Emiliano ha mostrato ai magistrati gli screenshot della conversazione Whatsapp avuta con il presidente della regione. Come ricostruisce la Gazzetta del Mezzogiorno, la presunta fuga di notizie e l’intervento d Emiliano hanno accelerato l’esecuzione delle misure cautelari: l’arresto sarebbe dovuto avvenire nei giorni successivi, ma l’iniziativa di Emiliano che ha riunito la giunta per commissariare l’Arti, rimuovendo Pisicchio, e la conseguente notizia sui siti locali hanno spinto la procura ad accelerare i tempi dell’arresto, eseguito il giorno stesso in serata.
Pertanto secondo questa ricostruzione, Emiliano, che è ancora un magistrato in aspettativa, avrebbe parte a una fuga di notizie di un atto della procura di Bari, dove prestava servizio, e anziché denunciarla avrebbe avvertito il diretto interessato, interferendo con il lavoro fisioogico della procura. Come se non bastasse, successivamente ha mentito fornendo una ricostruzione fasulla all’opinione pubblica.
Già una volta Emiliano è stato protagonista di una fuga di notizie. Quando venne a sapere da un ex giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno di un’imminente perquisizione a suo carico da parte della Guardia di Finanza ancor prima di ricevere l’avviso di garanzia, per l’inchiesta della procura di Torino che lo ha visto imputato di finanziamento illecito (in primo grado Emiliano è stato assolto, mentre è stato condannato il suo storico braccio destro Claudio Stefanazzi, ora deputato del Pd). Secondo l’accusa, il giornalista andò presso la sede della presidenza della Regione e riferì a Emiliano quanto aveva appreso poco prima nella redazione della Gazzetta sull’inchiesta e la relativa perquisizione.
Emiliano immediatamente denunciò alla magistratura la rivelazione del segreto d’ufficio, e con un post su Facebook annunciò di essere indagato ancor prima di ricevere l’avviso di garanzia. Stavolta pare essersi comportato diversamente. Probabilmente dovrà interessarsene anche il Csm, sotto il profilo disciplinare, visto che Emiliano è ancora un magistrato. Ma solo se la procura generale della Cassazione, dopo aver appurato i fatti, solleverà la questione.