Antonio Scurati - foto Ansa

L'editoriale del direttore

Gli antifascisti progressisti timidi con i fascismi del nostro presente

Claudio Cerasa

Chi sono gli antifascisti più genuini oggi? Ragioni per considerare i nemici dei totalitarismi contemporanei (putinismo ed estremismo islamico) i veri campioni del nuovo antifascismo. Appunti per i prossimi monologhi

Ci sono gli imbecilli e poi ci sono i fascisti. Trasformare i primi nei secondi significa non voler capire quando i secondi ci sono davvero. L’antifascismo che guarda al passato (Agp), di fronte a casi come quello di Antonio Scurati, ci sguazza e ha anche buone ragioni per farlo. La tesi dell’Agp è che oggi, in Italia, vi è una destra molto pericolosa per quello che fa, per quello che dice, per quello che non dice. E ogni volta che ve ne è l’occasione la tesi che viene offerta all’opinione pubblica è sempre la stessa. Giorgia Meloni guida un governo nostalgico, attraversato ancora oggi da evidenti pulsioni fasciste. E la dimostrazione del fatto che Meloni sia una nemica giurata dell’antifascismo è testimoniata da numerosi fattori.
 

Primo: la presidente del Consiglio non riesce a dirsi antifascista senza dirsi anche anticomunista. Secondo: la presidente del Consiglio ha scelto per la presidenza del Senato un politico che non si vergogna di avere il busto di Mussolini nel suo appartamento. Terzo: la presidente del Consiglio ha formato una Rai che non ha il coraggio di mandare in onda un monologo di uno scrittore antifascista. Quarto: la presidente del Consiglio vuole stravolgere la Costituzione sradicando da essa tutto ciò che lega la nostra Carta alla cultura della Resistenza. L’Agp ignora il fatto che la presidente del Consiglio ha più volte spiegato con parole piuttosto chiare quello che pensa sia del fascismo (“Il fascismo non fa parte del mio campo”, ha detto nel libro scritto per Rizzoli con Alessandro Sallusti) sia del 25 aprile (“il frutto fondamentale del 25 aprile è stato, e rimane senza dubbio, l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana, ha detto un anno fa). Ma non si può negare il fatto che i cortigiani della regina abbiano mostrato più volte in questi mesi un certo imbarazzo rispetto al tema e se si guarda al passato i professionisti dell’antifascismo hanno buoni argomenti per provare  a mettere in imbarazzo i propri avversari. Se però lo sguardo si sposta dal passato al presente, se cioè si sceglie di ragionare non sul fascismo del passato, su quello cioè che non c’è più, ma su quello del presente, e su quello cioè che esiste e prolifera, l’equilibrio cambia, i rapporti di forza si ribaltano, gli antifascisti severissimo con il passato entrano in sofferenza e i nemici dell’antifascismo tradizionale perdono invece ogni imbarazzo.
 

Sabino Cassese, giudice emerito della Corte costituzionale, ieri mattina, su Radio 3, ha offerto qualche spunto di riflessione sul tema dell’antifascismo del presente e ha ricordato che un governo andrebbe giudicato per quello che fa, non per quello che dice. Se si raccoglie l’invito di Cassese, lo si contestualizza e lo si approfondisce, si avrà chiara quella che è una verità che i professionisti dell’antifascismo faticano ad ammettere. E la verità è semplice. Se si osservano i fascismi del passato, i nemici di Meloni hanno buone ragioni per darsi di gomito, mentre indicano i fascisti al governo. Se si osservano i fascismi del presente, invece, ecco la sorpresa: i veri antifascisti, quelli più genuino, diventano coloro che quotidianamente vengono identificati dagli antifascisti del passato come dei pericolosi fascisti. Sergio Mattarella, il 25 aprile di due anni fa, per spiegare cosa significa resistenza oggi, in tempo di guerra, in tempo di libertà violate, in tempo di paesi aggrediti, in tempo di democrazie attaccate, utilizzò delle parole forti, taglienti e puntuali. “Il 25 aprile rappresenta la data fondativa della nostra democrazia. Una data in cui il popolo e le Forze alleate liberarono la nostra Patria dal giogo imposto dal nazifascismo. Un popolo in armi per affermare il proprio diritto alla pace dopo la guerra voluta dal regime fascista. La libertà non è mai acquisita una volta per sempre e, per essa, occorre sapersi impegnare senza riserve”. E ancora: “Nella ricorrenza della data che mise fine alle ostilità sul nostro territorio, viene un appello alla pace. Alla pace, non ad arrendersi di fronte alla prepotenza”.
 

Se si osservano dunque quelle che sono le principali minacce alla libertà presenti nel mondo, non si farà troppa fatica a riconoscere, senza essere ipocriti, che i nemici dei fascismi del presente sono coloro che con forza scelgono di schierarsi ogni giorno contro due forme di moderno totalitarismo. Due totalitarismi entrambi nemici della libertà – ma davvero. Entrambi nemici del dissenso – ma davvero. Entrambi nemici della democrazia – ma davvero. Entrambi nemici della libertà delle donne – ma davvero. Entrambi nemici dei diritti delle minoranze – ma davvero. Entrambi nemici della libertà d’espressione – ma davvero. Entrambi desiderosi di archiviare ogni sogno democratico sostituendolo con forme di governo autoritario. Entrambi intenzionati a collaborare per combattere l’occidente, demolire le società aperte, dimostrare quanto i regimi illiberali possano avere un futuro più prospero di quelli liberali. Da un lato, lo avrete capito, vi è il regime putiniano. Dall’altro, lo avrete intuito, vi è l’internazionale dell’estremismo islamista. Essere contro il regime putiniano significa essere a favore della difesa dell’Ucraina, essere a favore dell’invio delle armi a Zelensky, essere a favore dei finanziamenti delle democrazie libere a una democrazia aggredita. Essere contro l’internazionale dell’estremismo islamista significa essere dalla parte di chi cerca di contenere l’Iran, dalla parte di chi cerca di arginare il terrorismo jihadista, dalla parte di cerca di dimostrare che difendere lo stato ebraico significa difendere non i confini di Israele ma i confini della nostra libertà. Quando si parla di fascismi del passato, il fronte progressista ha molti monologhi da offrire al suo pubblico.
 

Quando si parla di fascismi del presente, il fronte progressista perde la voce, si smarrisce, inizia a balbettare e perde l’ispirazione. Fare un monologo sull’antifascismo del passato, è un piacere per i professionisti dell’antifascismo. Fare un monologo sull’antifascismo del presente, diventa però un problema. Significherebbe dover ammettere che i partiti antifascisti che sul proprio simbolo elettorale scrivono “pace” sono gli stessi che di fronte al fascismo del presente vorrebbero alzare bandiera bianca (è il caso del M5s). Significherebbe dover ammettere che i partiti antifascisti che difendono il diritto di Scurati di mettere di fronte a Meloni gli imbarazzi della sua destra rispetto all’antifascismo del passato sono gli stessi che plaudono alle candidature modello Tarquinio (è il caso del Pd) il cui senso di difesa della pace (basta armi all’Ucraina) è molto simile al perimetro della resa indicato dal capo dello stato. Ci sono gli imbecilli scambiati per fascisti, che sono quelli che per esempio pestano delle cacche in Rai e tolgono la parola a una scrittore perché vogliono essere più realisti del re. E poi ci sono i fascisti veri, quelli minacciosi, quelli che uccidono, quelli che cercano di rosicchiare via la nostra libertà ai quali però misteriosamente gli antifascisti che guardano al passato sembrano essere interessati meno dei loro avversari teoricamente fascisti. Ci si può girare attorno quanto si vuole, ma la verità, se si considerano i due totalitarismi come i fascismi più minacciosi del presente, è che il fronte progressista va forte quando si parla di antifascismo del passato, ma non ha monologhi da offrire quando si tratta di antifascismo del presente.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.