Il regno di Michele Emiliano barcolla, appeso a Conte e Calenda

Annarita Digiorgio

Il centrodestra ha presentato una mozione di sfiducia, volta a stanare i veri numeri del governatore pugliese, che intanto sta finendo i numeri in rubrica degli ex colleghi magistrati a cui offrire il posto in giunta, per provare a fermare l’escalation giudiziaria

Michele Emiliano è al capolinea. Dal giorno che è salito sul palco con il sindaco di Bari, Antonio Decaro, per raccontare la storia della visita a casa della sorella del capo clan, è successo di tutto. Inchieste, arresti, dimissioni, e persino il suo fedelissimo Pisicchio che in procura mostra i messaggi di Emiliano che lo avvertiva dell’inchiesta a suo carico:  una probabile fuga di notizie non denunciata dal governatore-pm. 


In altri tempi il masaniello pugliese sarebbe già andato da Mara Venier o Myrta Merlino, ora invece è chiuso in un bunker a muovere le pedine per cercare di rifare una nuova giunta come gli ha chiesto Elly Schlein. Nessuno è più disposto a mettere la faccia al suo fianco, persino il delfino più influente, Francesco Boccia, stavolta non è riuscito a convincere la segretaria del Pd a difendere il ras delle Puglie. Giuseppe Conte ha ritirato i suoi dalla giunta e Decaro, da settimane, non parla più lavandosene le mani. Addirittura il sindaco di Bari è scappato a Potenza per annunciare la sua candidatura alle europee: “Non mi occupo di regione, mi occupo del mio comune” ha detto, non vedendo alcuna contraddizione tra le sue parole e la sua presenza sul palco del comizio per le regionali in Basilicata. 

    
Considerando che altri tre consiglieri regionali del Pd sono stati cacciati dal partito su richiesta di Schlein (che però continua a tenere nel gruppo parlamentare Claudio Stefanazzi, l’ex capo di gabinetto di Emiliano condannato in primo grado per finanziamento illecito), la maggioranza in regione traballa. Il centro destra ha presentato una mozione di sfiducia, volta a stanare i veri numeri di Emiliano. Tutto nasce da un consiglio regionale programmato per il 23 aprile, che la presidente del consiglio Loredana Capone (vice presidente nazionale del Pd in quota Emiliano) ha rimandato al 7 maggio, proprio perchè a oggi non ci sono i numeri

 
Se si escludono i cinque eletti del M5s che dopo l’uscita dalla giunta sono al momento con un piede dentro e uno fuori, la maggioranza è composta da 14 consiglieri del Pd, tre civici, cinque della lista Con e tre di Azione. In totale sono 25. Per arrivare a 26 (la maggioranza sui 50 totali) serve il voto dell’assessore dimissionario e indagato Anita Maurodinoia, uscita dal Pd. Che probabilmente non si presenterà in aula per un bel po’. Anche se, sia lei sia Mazzarano e Caracciolo, i tre usciti dal partito risultano ancora nel gruppo consiliare del Pd, con Caracciolo ancora capogruppo. Mentre Tupputi ha abbandonato davvero il ruolo di capogruppo della civica Con. Questo movimento, presente in buona parte de i consigli comunali pugliesi, è stato di fatto costruito da Emiliano proprio prendendo esponenti di centrodestra per traghettarli a sé “Con” una lista civica. A partire dal coordinatore regionale Michele Boccardi, ex senatore di Forza Italia, come gli assessori Rocco Palese (già vice di Raffaele Fitto in regione e poi candidato presidente contro Nichi Vendola) e Alessandro Delli Noci. 


Se dovesse seguire Schelin che gli ha imposto “fuori i trasformisti”, Emiliano dovrebbe rinunciare ad altri quattro consiglieri di maggioranza, con la conseguente caduta del consiglio regionale (per non parlare della maggior parte dei consigli comunali che con questo sistema ha costruito in tutta la Puglia).

 
All’opposizione invece ci sono quattro consiglieri di Forza Italia, cinque di FdI, quattro della Lega, due civici e quattro del misto (tra cui il consigliere di Italia Viva, e uno dell’Idc). Se a loro si dovessero aggiungere i cinque consiglieri del M5s, a tenere in piedi Emiliano resterebberi solo i tre consiglieri di Azione. Con evidente imbarazzo di Carlo Calenda, che dopo aver fatto per anni la guerra ad Emiliano (che gli rispondeva con i ricorsi al Tar per impugnare tutti i suoi decreti, da Ilva a Tap), oggi si ritrova a sorreggerlo attraverso i tre consiglieri passati dal Pd ad Azione. 

  
La mossa del centrodestra metterà con le spalle al muro Conte e il Pd, costringendoli a dimostrare nei fatti ciò che hanno promesso ai microfoni. Ma anche Calenda. Nel frattempo Emiliano sta finendo i numeri in rubrica degli ex colleghi magistrati o ex prefetti a cui offrire il posto in giunta, per provare a fermare l’escalation giudiziaria. Ma neanche fra le toghe sembra più avere più tanti amici come una volta.
 

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