Verso Bruxelles
Le europarlamentarie del M5s, tra vecchie conoscenze e amici. È sempre più il partito di Conte
Ci sarà Gaetano Pedullà, direttore de "La Notizia", si rivedono gli ex parlamentari Palmisano, Ferrara e Bernini. Poi i nomi d'alto profilo indicati direttamente dall'ex premier a cui spetterà comunque un “parere vincolante e insindacabile sulle candidature”
Per le liste definitive bisognerà aspettare il 26 aprile. Ma tra indicazioni dall'alto, quelle di Giuseppe Conte, e autocandidature passate al vaglio degli iscritti, il grosso è fatto.
Ieri sera si sono chiuse le votazioni del secondo turno delle europarlamentarie grilline - il logo era stato invece annunciato domenica, insieme al simbolo del M5s ci sarà l'hashtag #pace. Hanno votato in 23.744, il 14.85 per cento dei 159.908 aventi diritto (una percentuale in linea con quella registrata anche nel primo turno, quando si votava su base regionale e non circoscrizionale). Cinque anni fa, nella analoga consultazione, a votare erano stati oltre 32 mila: allora c'era la Piattaforma Russeau, oggi si tratta di Sky vote.
Tra vecchie e nuove conoscenze, amici del Movimento, dovrebbe esserci il direttore della Notizia Gaetano Pedullà candidato nel nord-ovest, a cui Giuseppe Conte ha dedicato anche un post (un endorsement) qualche giorno fa, definendolo “giornalista rigoroso, con cui condividiamo battaglie e valori”. Ha assicurato che in caso di elezione lascerà la guida del quotidiano, su espressa richiesta del capo grillino ("Deve essere un esempio, a differenza di Angelucci”).
Nelle liste della circoscrizione centro ecco Gianluca Ferrara, ex senatore del M5s accusato nella scorsa legislatura per le sue posizioni filoputiniane espresse in alcuni post sui social. Era tra i papabili per la presidenza della Commissione esteri per il dopo Petrocelli, prima della indesiderata ribalta mediatica che lo portò al passo indietro. Ora proverà a tornare alla politica dei palazzi con un seggio a Bruxelles. Un po' come Valentina Palmisano. Anche lei è stata in Parlamento – ora è presidente del Consiglio comunale di Ostuni – e punta a uno scranno europeo passando per la circoscrizione sud, dove è stata la più votata. Nelle isole, questo primato è toccato al sindaco di Bagheria Patrizio Cinque. Mentre nel nord-est potrebbe tornare protagonista Paolo Bernini, già deputato e tempo fa sostenitore dell'11 settembre come “un inside job degli americani”. Ma anche noto per la convinzione secondo cui, negli Stati Uniti, “non so se lo sapete, ma hanno cominciato a mettere i microchip nel corpo umano per controllare tutta la popolazione”. Nessuno di loro comunque ha superato le mille preferenze.
Il loro posizionamento nelle liste dipenderà anche, forse soprattutto, dalle decisioni di Conte, a cui spetta un ultimo “parere vincolante e insindacabile sulla candidatura”. Il 26 aprile, in ogni caso, gli iscritti saranno chiamati ad approvare definitivamente i nomi d'alto profilo che non erano candidati nei primi due turni delle europarlamentarie ma che erano stati individuati direttamente dall'ex premier. Tra questi Giuseppe Tridico, Giuseppe Antoci, Ugo Biggeri (fondatore di Banca etica) e dell'ex calciatrice Carolina Morace. Sono profili che, si legge sul sito del M5s, “in ragione dell’esperienza maturata e dei ruoli che hanno ricoperto o ricoprono, assicurano la continuità di azione e di esperienza necessarie per affrontare la nuova legislatura”. In quella corrente, che sta per chiudersi, in realtà, dei 14 eletti M5s ne sono rimasti solo 5, gli altri hanno cambiato casacca.
Più in generale questa tornata di europarlamentarie offre ulteriori conferme sulla metamorfosi sempre più definitiva, quasi irreversibile, dei grillini: dalla fase movimentista a quella di partito vero e proprio. Le autocandidature, inoltre, sono passate da 2.600 del 2019 a poco meno di 500. Erano altri tempi quelli, c'erano ancora Luigi Di Maio, la Casaleggio Associati.
Ora la sostanza è cambiata: meno democrazia diretta, più decisionismo come emanazione del volere di Conte, sempre più capo indiscusso del Movimento. Se n'era avuto un antipasto già alle politiche del 2022 quando il fu avvocato del popolo avanzò i suoi personali capilista. Oggi ne abbiamo un altro assaggio bench è questa volta per essere eletti non basterà il listino bloccato, occorrono le preferenze. Ma a livello di metodo il solco in cui ci si muove è molto simile. E nonostante sul simbolo per le prossime europee non comparirà il suo nome, il M5s è sempre più il partito di Giuseppe Conte.