Giorgia Meloni - foto via Getty Images

Dopo i casi Scurati e Pozzolo

Meloni deve passare dalla fase "è un cretino ma è mio amico" alla fase "è un amico ma è un cretino"

Salvatore Merlo

La premier dopo due anni circa di governo si trova davanti a un guaio gigantesco che ipoteca il futuro e la possibile evoluzione di questo fenomeno politico a destra: è circondata da troppi imbecilli

Giorgia Meloni si è mossa egregiamente sul piano internazionale, ha accreditato l’Italia in Europa e negli Stati Uniti, ha difeso la democrazia in Ucraina, ha convinto i socialdemocratici tedeschi a seguirla sulla politica migratoria, ha centrato gli obiettivi del Pnrr, ma c’è ragione di credere che non abbia letto il famoso saggio sulla stupidità di Carlo M. Cipolla. Sarà forse per questa ragione che, dopo due anni circa di governo, la presidente del Consiglio si trova davanti a un guaio gigantesco che ipoteca il futuro e la possibile evoluzione di questo fenomeno politico a destra: è circondata da troppi imbecilli. Cipolla diceva che le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare, diceva questo spiritoso e coltissimo economista, i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, e in qualunque circostanza, associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore. La vicenda Scurati è l’ultimo e fosforescente esempio: se quel monologo fosse andato in onda in quella trasmissione dai non ragguardevoli ascolti non se ne sarebbe accorto nessuno. L’avrebbero potuto anzi mandare in loop, come sigla di apertura, come intermezzo danzante, al posto della réclame e infine anche, di nuovo, come sigla di chiusura, e ancora non se ne sarebbe accorto nessuno. E invece l’hanno censurato, pensando di fare cosa gradita alla presidente del Consiglio.

 

Sicché tra due giorni un banalissimo monologo sarà letto pure nelle piazze del 25 aprile. Leonardo Sciascia sosteneva che il cretino di sinistra ha una spiccata tendenza verso tutto ciò che è difficile,  ovvero crede che la difficoltà sia profondità. Al contrario, l’imbecille di destra, come ben si vede, non ama scimmiottare la complessità ma tende piuttosto a essere zelante, specialmente nei confronti del suo capo. Soltanto che non di rado l’imbecille lo mette in difficoltà, il capo. Col sorriso sulle labbra, come se compisse la cosa più naturale del mondo, l’imbecille compare improvvisamente a scatafasciare i piani del leader. Senza malizia, senza rimorso, e senza ragione. Stupidamente. Accadde quasi due anni fa quando un prefetto utilizzò il decreto sui rave per fare proprio quello che il governo aveva detto che non sarebbe mai accaduto: vietare manifestazioni di piazza. Ed è riaccaduto altre volte in questi mesi. Abbiamo ascoltato la deputata che va in TV a dire che le ragazze devono stare a casa e fare figli, quello che dice che la maternità surrogata è peggio della pedofilia, fino a quello che porta una pistola al cenone di Capodanno e gli parte un colpo. Meloni dovrebbe ricordarsi del monito di Almirante, il quale, quando bisognava compilare gli elenchi della direzione nazionale diceva così: “Bisogna distinguere nettamente la fase del è un cretino ma è mio amico dalla più delicata è un amico ma è un cretino”. Il fatto è serio.  È vero che le persone stupide sono infinitamente di più di quelle non stupide e che dunque diventa difficile trovarle. Ma vanno cercate. La parola d’ordine è una sola e categorica, come diceva il protagonista del romanzo di Scurati: basta coglioni.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.