Il Rimpasto
In Puglia Emiliano cala tre figurine rosa in giunta per placare l'ira di Schlein
Il presidente della regione “dimissiona” i due esterni, l’ex berlusconiano Rocco Palese e la vendoliana Anna Grazia Maraschio, e si gioca il tris femminile: la consigliera dem Debora Ciliento, la figlia della martire antimafia Renata Fonte e l’ex presidente dell’Ordine degli avvocati di Bari, Serena Triggiani
Tre figurine rosa non fanno né “una nuova fase” e né il “cambio radicale” auspicato dal Nazareno, ma provano ad acquietare l’ira di Elly Schlein desiderosa di dare una postura più attenta alla legalità al Pd pugliese, per arginare l'Opa giustizialista lanciata dai grillini: l’emiro Michele Emiliano ha fatto passare quasi dieci giorni dalla tempesta giudiziaria che ha travolto il centrosinistra pugliese per rimodulare la sua giunta. Lo ha fatto “dimissionando” i due assessori esterni - l’ex berlusconiano Rocco Palese e Anna Grazia Maraschio, indicata da Nichi Vendola - e sostituendo la dem Anita Maurodinoia, che aveva lasciato l’esecutivo dopo esser risultata per la seconda volta indagata. Solo tre mosse, mentre da Roma si auspicava che saltassero almeno cinque cadreghe delle dieci dell’esecutivo emilianista.
Big Mike con un pennello rosa ha puntato sul colpo doppio, dando a Viviana Matrangola la delega a Cultura e Legalità: giovane architetto, è la figlia di Renata Fonte, martire antimafia di Nardò, il comune guidato da Pippi Mellone, il sindaco considerato tanto vicino alla destra radicale quanto sostenitore del governatore. La Matrangola è stata dirigente nazionale di Libera, e non ha mai avuto buoni rapporti con il Pd locale. Con l’assessorato alla Legalità, Emiliano tende anche la mano a Giuseppe Conte: l’avvocato di Volturara gli aveva proposto di istituire questo presidio securitario in giunta e così è stato accontentato. Nel contempo lo sceicco ha tenuto l’interim del Welfare, settore prima appannaggio dei 5S con Rosa Barone: le tiene in caldo il posto in vista di una attesa ricomposizione dell’asse con i contiani. Il governatore ha avocato a sé anche la pesantissima delega della Sanità, come ha fatto a lungo nel suo primo mandato regionale.
Le altre due new entry? Sono Debora Ciliento, consigliere regionale dem, di estrazione cattolica, molto vicina al capogruppo al Senato Francesco Boccia. Non chiedetele come la pensa sui temi etici (potrebbero esserci sorprese come quelle riscontrate nel Pd veneto). Andrà ai Trasporti, dove c’era la Maurodinoia. All’Ambiente, invece, cassando la vendoliana Maraschio (infuriata nell’ultima giunta), andrà Serena Triggiani, già presidente dell’Ordine degli avvocati di Bari. Aveva aderito al Pd per sostenere la mozione di Stefano Bonaccini nell’ultimo congresso. E’ espressione di un storica famiglia barese da sempre vicina al Pci ed era già stata gratificata con un posto nel cda di una agenzia regionale.
Sul tavolo dell’emiro resta poi il nodo della traballante maggioranza nel consiglio regionale: alla “stampella” di Azione - il gruppo calendiano con tre voti è essenziale per la tenuta generale - ha concesso una delibera di giunta che crea le condizioni per la rotazione dei dirigenti, richiesta a gran voce dal riformista Fabiano Amati. Mentre i 5S, pur fuori dal centrosinistra, hanno confermato - in un surreale tango alle cime di rapa - di non votare la sfiducia presentata per la prossima riunione del consiglio dal centrodestra. Di fatto così garantiranno un appoggio esterno mascherato.
Ai "dimissionati" Palese e Maraschio, infine, il governatore ha offerto la possibilità di entrare nel suo staff, salutandoli con un messaggio nel quale ha scaricato sulla Schlein e sul Nazareno l’ultima parola sulla loro uscita di scena. Dall’emirato pugliese è tutto. Fino alla prossima scossa.