Prima i fedelissimi
Nelle liste di FdI per Bruxelles quasi solo nomi di partito. Con qualche piccola eccezione
Chi sperava che le europee fossero l'occasione per una fase due, più aperta all'esterno del partito, rimarrà deluso
“Qualche sorpresa ci sarà, con almeno tre candidati che non vengono dal partito, ma non posso anticiparli”. Lucio Malan, capogruppo al Senato di Fratelli d’Italia, promette che nelle liste del partito per le europee qualche apertura a volti della società civile ci sarà. E però la sensazione è che se qualcuno pensava che l’europee fossero l’occasione per l’inizio di una fase due dei Fratelli d’Italia al governo, più aperta all’esterno, si sbagliava. Dentro il partito sono tutti abbastanza convinti: “Le liste saranno costituite da gente del partito, persone che tutti i giorni lavorano sui territori”. Altro che apertura alla società civile. Eppure qualcuno suggerisce: “Guardate al nord-est…”. Il nome forte, si vocifera, potrebbe essere quello di Matteo Zoppas, ultimo capitano della dinastia di imprenditori di Conegliano, ed ex presidente della Confindustria veneziana. Ma è un unicorno, un animale che esiste solo nelle fantasie che talvolta nascono in Transatlantico. Luca De Carlo, uomo forte del partito in Veneto, smentisce: “Zoppas per le europee? Ma figuriamoci”. E d’altronde non è un segreto che il nome FdI lo ha sondato, sì, ma non per Bruxelles. Zoppas è l’uomo che il partito sogna per il dopo Zaia. Ma comunque qualche piccolo nome dal mondo delle imprese in effetti in quella circoscrizione elettorale ci sarà. Dalll’ex presidente di Confragricoltura Bologna, Guglielmo Garagnani, al responsabile delle relazioni esterne di Illumia, piccolo operatore del mercato energetico, Piergiacomo Sibiano. Anche in centro Italia, come anticipato da questo giornale, ci sarà una candidatura fuori dai recinti della fiamma, quella di Francesco Carducci, manager cultura con un passato da assessore a Roma di Francesco Rutelli.
Piccolezze dato che il principio cardine con la quale saranno compilate le liste è quello dell’appartenenza, cercando soprattutto di dare al partito, pronto ad allargare considerevolmente la propria delegazione europea, almeno un rappresentante per regione. Facciamo l’esempio del collegio centro Italia. Potrebbe avere tra i cinque e i sei eletti. E allora ecco candidati per la Toscana il consigliere regionale Francesco Torselli, per le Marche il consigliere Carlo Ciccioli, per l’Umbria un altro consigliere, Marco Squarta. Mentre in Lazio si punterà alla riconferma di Nicola Procaccini, capo delegazione uscente di FdI all’Europarlamento. Ovviamente saranno confermati anche gli altri sette europarlamentare uscenti, da Carlo Fidanza a Vincenzo Sofo. Senza esclusioni, visto che nel collegio Isole ci sarà anche quel Giuseppe Milazzo che a fine anno fu protagonista al consiglio comunale di Palermo di un episodio tra il ridicolo e l’agghiacciante: salì in piedi sui banchi della presidenza del consiglio per aggredire verbalmente e scippare il microfono al presidente Giuseppe Mancuso. Il rischio poi è che nelle liste non manchino amici e parenti. Pronta a candidarsi Antonella Sberna, consigliera comunale a Viterbo, ma anche moglie di Daniele Sabatini, capogruppo di FdI al consiglio regionale del Lazio. Probabile anche la candidatura di Civita Di Russo, vice capo di gabinetto del presidente della regione Lazio Francesco Rocca.
Qualcosa di più comunque si saprà senz’altro nel fine settimana. A Pescara si terrà la conferenza programmatica di FdI. A differenza di Atreju, dove la toponomastica delle sale era dedicata a “grandi italiani “, Enrico Mattei in testa, alla conferenza programmatica è stata fatta una scelta di date e luoghi, anche in questo caso dall’alto valore simbolico e, in qualche modo, dal respiro europeo. Ecco dunque il palco Budapest, 1956 “in ricordo della rivoluzione contro l’Urss”, Vienna 1683 “per celebrare la vittoria sull’impero ottomano” e Milano 1848 “In ricordo delle cinque giornate”. Domenica sarà il giorno della carica. Come previsto Giorgia Meloni annuncerà la sua candidatura da capolista in tutti i collegi elettorali. Per l’occasione ci saranno anche Antonio Tajani e Matteo Salvini. “Perché a differenza di quello che scrive qualche giornale siamo una squadra coese e compatta”, diceva ieri l’uomo macchina del partito Giovanni Donzelli. Due saranno poi i colpi di teatro. Il primo l’intervista della giornalista Bianca Berlinguer, figlia di Enrico, i cui occhi campeggiano da qualche giorno sulla nuova tessera del Pd, al presidente del Senato Ignazio La Russa. La seconda sarà la partecipazione di Andrea Camerotto, lo zio di Giulia Cecchettin, a un seminario dal titolo “L’Europa e le donne”. Se il papà della ragazza è diventato un mito progressista insomma, almeno lo zio lo hanno preteso i conservatori.