Dal '44 al 7 ottobre
Radio Radicale in via Tasso il 25 aprile. Che cosa vuol dire dire antifascismo oggi?
Un luogo-simbolo e una maratona oratoria che punta a una riflessione a tutto tondo sugli orrori di allora e sui regimi terroristici e antidemocratici del ventunesimo secolo. Dal fascismo al putinismo, fino all’estremismo islamico
Una linea del tempo che collega ieri e oggi, nel giorno della Liberazione, per non chiudere in una teca il discorso sull’antifascismo e anzi ampliare l’orizzonte su che cosa significhi essere antifascisti oggi: proprio per questo domani, 25 aprile, Radio Radicale, spiega la direttrice Giovanna Reanda, trasmetterà in diretta tra le 10 e le 14 da via Tasso, ora sede del Museo Storico della Liberazione e ieri del comando del Servizio di Sicurezza delle SS.
Un luogo-simbolo e una maratona oratoria che, su impulso della Radio e del Partito Radicale, punta a una riflessione a tutto tondo sugli orrori di allora e sui regimi terroristici e antidemocratici del ventunesimo secolo; sui totalitarismi – dal putinismo all’estremismo islamico – combattuti adesso sullo scenario internazionale. Ricordare, dice Reanda, vuol dire sapere che essere antifascisti significa anche denunciare e contrastare quei totalitarismi. L’idea risale a un anno fa: “Proprio il 25 aprile del 2023”, racconta la direttrice di RR, “abbiamo rievocato la storia dell’appartamento di via Principe Amedeo in cui ha sede la nostra radio, appartamento comprato alla fine anni Settanta: si chiamava Pensione Oltremare ed era la terribile prigione in cui nel 1944 la banda Koch, composta da torturatori fascisti specializzati, ha torturato centinaia di prigionieri. Chi non crollava in via Tasso, veniva portato in via Principe Amedeo, e ci fu chi non uscì mai vivo da lì”.
Nei mesi successivi, la storia di quel palazzo è stata raccontata in due libri: “Pensione Oltremare nell’inferno incantato” di Andrea Cavalieri e “Pensione Oltremare, testimonianze dal processo alla banda Koch” di Andrea Maori. Un giorno il rabbino-capo della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, in visita a Radio Radicale, ha notato il volume sulla scrivania di Reanda. Resosi conto di trovarsi in un luogo simbolo dell’orrore, Di Segni aveva chiesto di potersi sedere un attimo. “E’ stato lì che mi si è accesa una lampadina”, dice la direttrice della radio: “E’ come se la storia stessa ci chiedesse di tornare idealmente dove i fatti efferati si sono svolti, in nome di quegli antifascisti, di quegli ebrei torturati, e ci imponesse di distinguere sempre tra aggrediti e aggressori: la difesa è un dovere, e chi ha combattuto per la nostra libertà, nel 1944-45, magari è morto a migliaia di chilometri da casa. Per questo il 25 aprile lo vogliamo festeggiare trasmettendo da via Tasso, per questo con noi ci saranno ebrei e ucraini, a ricordare le passate e presenti intolleranze e brutalità dei regimi antidemocratici e terroristici”.
All’evento hanno aderito, tra gli altri, oltre al Museo della Liberazione, l’Ucei, la comunità ebraica di Roma, Sinistra per Israele, l’Associazione 7 Ottobre, le Associazioni Italia-Israele, questo giornale, il Riformista, il Dubbio. Si collegheranno o porteranno la loro voce. oltre al sindaco di Roma Roberto Gualtieri, docenti universitari, opinionisti, cronisti. “Vorremo anche riflettere”, dice Reanda, “sul boicottaggio delle università israeliane, un boicottaggio che va a colpire magari chi si oppone e si opporrebbe al governo Netanyahu. Ci si dimentica troppo spesso che il 7 ottobre non è una risposta alla politica di Netanyahu, ma un atto terroristico, e che Israele è una democrazia dove il primo ministro può essere contestato. Ci si domandi anche perché si continua a collaborare con università russe e iraniane, mentre su quelle israeliane grava questo peso”.