Il racconto
Cartoline vecchie e nuove dal 25 aprile: le aggressioni alla Brigata ebraica, Scurati e Salis
Meloni bocciata in antifascismo dalla sinistra, Mattarella inequivocabile. A Roma e a Milano le violenze fisiche e verbali degli antagonisti pro Palestina
C’è il nuovo monologo, quello di Antonio Scurati letto su tutti i palchi e dall’autore a Milano. E poi quello vecchio. Che è uno sproloquio: “Fuori Israele dalla storia, assassini, cani, ora e sempre 7 ottobre”. Ululati dai cortei – dalla capitale a Milano – contro la Brigata ebraica. Violenze. In questo 25 aprile c’è anche il fattore Salis. Il padre dell’italiana detenuta a Budapest legge una lettera della figlia a Porta San Paolo all’iniziativa dell’Anpi, si collega con quella di Centocelle dei centri sociali, poi va a Marzabotto. Intanto Salis, candidata con Avs, riceve la visita della deputata Luana Zanella che le regala due libri: “Le Aquile della notte” di Alice Basso e “I tempi stanno cambiando” di Gianfranco Bettin. Un giallo e un saggio.
Intorno a Scurati (il grande censurato Rai che domenica sarà ospite di Fabio Fazio su Nove) e a Ilaria Salis (“molto motivata per la candidatura e simbolo dell’antifascismo europeo”, come racconta il padre) si muove da sinistra l’anniversario della liberazione dell’Italia dal nazifascismo, che si celebra per la seconda volta con Giorgia Meloni a capo del governo.
Quest’anno la premier, al contrario del 2023, non invia alcuna lettera ai giornali. Ma dopo la cerimonia all’Altare della Patria, con il capo dello Stato Sergio Mattarella, scrive su Instagram che “la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia”. Segue un “viva la libertà!”. Per le opposizioni è il minimo sindacale. E Nicola Fratoianni, di Sinistra italiana, le dà un “sei meno”. La giornata particolare di Meloni finisce qui, ma continua al lavoro (da Palazzo Chigi informano nel pomeriggio di due colloqui telefonici con il primo ministro indiano, Narendra Modi, e quello britannico, Rishi Sunak). A rendere solenne la cornice della giornata ci sono le parole di Mattarella da Civitella in Val di Chiana, dove le truppe tedesche irruppero per dare inizio alla strage del 29 giugno 1944, spiega come “sull’antifascismo unità del popolo è doverosa” ricordando “un regime disumano la cui propaganda negava l’innegabile”. Fra timidezze e parole nette la giornata viene guidata dai cortei che attraversano il paese. Colori e note stonatissime. Di prima mattina a Roma la Brigata ebraica viene aggredita a Porta San Paolo – le agenzie di stampa parlano di lancio di bombe carta – dagli antagonisti filopalestinesi. Fischi e insulti alla bandiera di Israele. Volano sassi e una scatola di piselli. “Assassini”. “Maiali”. “Il 25 Aprile non è una ricorrenza, il 7 ottobre non è una coincidenza”. “Dovete essere cancellati dalla storia”. Deve intervenire la polizia. Il corteo dei centri sociali viene indirizzato altrove, verso la sede della Fao, e quello dell’Anpi con il gonfalone del comune di Roma – il sindaco Roberto Gualtieri e Roberto Salis marciano insieme – arriverà prima di pranzo senza problemi sotto la Piramide. La Cgil raccoglie le firme in piazza per il referendum, si vedono anche tre candidati alle europee: Nicola Zingaretti (Pd), Massimo Smeriglio (Avs) e Pasquale Tridico (M5s).
Seguendo un triste copione, ormai logoro, il grosso delle aggressioni alla Brigata ebraica si consuma nel primo pomeriggio a Milano durante la partecipata manifestazione nazionale (“siamo 100 mila”, dicono gli organizzatori) a cui partecipano Elly Schlein, fazzoletto tricolore al collo, e Antonio Scurati, che poi leggerà il suo monologo alle spalle del Duomo. A margine: cori, insulti e tafferugli. Un ragazzo è rimasto ferito a un braccio in maniera non grave durante l’aggressione nei pressi del McDonald’s di piazza Duomo a Milano subita da parte di una decina di giovani nordafricani pro-Palestina. Al passaggio della Brigata i giovani hanno iniziato a fischiare, cercando di forzare il cordone dei City Angels e colpendo i volontari con le aste delle bandiere. Nel parapiglia sono volate anche sedie e vasi. Il ragazzo è rimasto ferito probabilmente proprio a causa di un colpo ricevuto con l’asta di una bandiera. La polizia ferma due persone. Il passato invece di unire divide e diventa violenza, fisica e verbale, e quest’anno vista la crisi in medio oriente ancora di più. Restano gli slogan contro Israele, stigmatizzati da una batteria di dichiarazioni di esponenti del centrodestra e passati un po’ in sordina dall’altro campo della barricata dove si rimprovera a Meloni la timidezza sull’antifascismo e appunto il caso Salis, “prigioniera dell’amico Viktor Orbán”. L’insegnante italiana, accusata di lesioni nei confronti di due militanti di estrema destra, ha ricevuto la visita in carcere della capogruppo di Avs Zanella. Quarantacinque minuti di colloquio, un piccolo vetro a dividerle. “L’ho vista motivata – dice al Foglio la parlamentare – e interessata al nostro programma che combacia con le sue idee. Si è detta grata e lusingata per la nostra candidatura”. Salis sarà capolista nel nor-ovest e numero due, dopo Leoluca Orlando, nelle isole. Il suo nome ha avuto un forte rimbalzo in questa giornata italiana, così come le parole di Scurati oscurate, in parte, dalle aggressioni alla comunità ebraica. Arrivederci al prossimo 25 aprile.