Ho fatto 7,5%, lascio?

La proposta Schlein per alzare la spesa sanitaria: numeri sbagliati e coperture inesistenti

Luciano Capone

Dentro la proposta di legge del Pd i conti non tornano. La realtà è che il partito, dopo aver speso 219 miliardi in bonus edilizi, ha lanciato una campagna populista sulla sanità

l Pd ha deciso di sfidare Giorgia Meloni sulla sanità. “La destra ha un disegno preciso, chi ha il portafoglio gonfio può andare dal privato e chi è povero non riesce a curarsi”, dice Elly Schlein. Dopo aver criticato il governo par i tagli al Pnrr sulla sanità e per il calo della spesa sanitaria in rapporto al pil, prevista al 6,4 per cento nel 2024, il Pd lancia il suo piano: alzare la spesa sanitaria al 7,5 per cento del pil entro il 2028. L’idea è chiara, i numeri per niente. 


Nella proposta di legge (pdl), a prima firma Schlein, che fa da sfondo alla campagna di comunicazione molte cose non tornano. Innanzitutto le risorse mobilitate sono incompatibili con l’obiettivo. Nella pdl il Pd chiede di aumentare la spesa su base annua dello 0,21 per cento, dal 2024 al 2028, “fino a raggiungere un finanziamento annuale non inferiore al 7,5 per cento del pil”. Il primo problema è che lo 0,21 per cento moltiplicato per cinque anni fa l’1,05 per cento del pil, insufficiente ad arrivare al 7,5 per cento (dato si parte dal 6,4 per cento). Ma non è l’unico errore. Il Pd quantifica l’incremento in 4 miliardi annui, fino ad arrivare a un aumento strutturale di 20 miliardi nel 2028. In primo luogo, 4 miliardi non corrispondono allo 0,21 per cento del pil 2024, ma allo 0,19 per cento (quindi l’obiettivo si allontana). Ma, per giunta, l’errore del Pd è prevedere un aumento fisso di 4 miliardi senza considerare che il pil nominale aumenta negli anni (è 2.085 miliardi nel 2023, è previsto dal Def a 2.367 miliardi nel 2027). Quindi i 20 miliardi in più previsti dal Pd porterebbero nel 2028 la spesa sanitaria attorno a 160 miliardi, che sono il 7,4 per cento del pil 2024, ma sarebbero il 6,5 per cento del pil nel 2028 (che è l’orizzonte temporale dal Pd). Quindi, poco più del 6,2 per cento previsto nel tendenziale del Def dal governo Meloni e un punto di pil in meno rispetto all’obiettivo fissato dal Pd. In pratica, se dovesse essere approvata, la pdl Schelin sarebbe una legge tecnicamente impossibile da rispettare. Perché all’articolo 1 indica un obiettivo di spesa sanitaria “non inferiore al 7,5 per cento del pil nominale” nel 2028, mentre all’articolo 4 assegna risorse per arrivare massimo al 6,5 per cento.


Le risorse saranno pure insufficienti, ma almeno sono coperte? No. La pdl indica come copertura finanziaria le “maggiori risorse derivanti dalla crescita economica” prevista dal Def: ma quella crescita è già inclusa nel tendenziale del Def, quindi non può essere usata come copertura per spese non previste. La realtà è che il Pd, dopo aver speso 219 miliardi in bonus edilizi, ha lanciato una campagna populista sulla sanità, peraltro mostrando la stessa capacità di far di conto espressa con il Superbonus.

Già nel novembre 2022 il Pd aveva presentato una proposta di legge di un solo articolo, a prima firma Speranza, che imponeva di alzare “il livello di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale al 7 per cento del pil”. Ora il Pd, con la proposta Schlein firmata anche da Speranza, supera se stesso: 7,5 per cento. Evidentemente il Pd non sa che il M5s, con la proposta Quartini depositata lo scorso luglio, ha già alzato la posta: “La spesa sanitaria non può essere inferiore all’8 per cento del pil” e, per giunta, deve essere aumentata “in ogni caso su base annua di una percentuale pari al doppio del tasso di inflazione”. Chi offre di più?

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali