Fase 2 ed europee 

Tra il Papa e Pescara, domenica Meloni si candida. Parte la kermesse di FdI in Abruzzo

Gianluca De Rosa

Francesco accetta la proposta della premier: sarà al G7 in Puglia. Meloni correrà in tutte le circoscrizioni. Ci sarà una “sorpresa”. Ma resta il problema del partito chiuso

Il palco imponente con affaccio sul mare promette grandi annunci. E’ l’indizio che tradisce le intenzioni. A Pescara è cominciata ieri la conferenza programmatica di Fratelli d’Italia. Ciriani, Sangiuliano, Crosetto, Calderone.  Una sfilata di ministri divisi sui tre palchi montati sulla spiaggia che continuerà anche oggi. Ma la giornata clou, lo diciamo subito, sarà domenica. Quel giorno dal palco di piazza primo maggio Giorgia Meloni metterà l’ufficialità sulla sua candidatura da capolista in tutti i collegi elettorali delle prossime elezioni europee. E poco importa che ieri Giovanni Donzelli faceva ancora lo gnorri per non guastare la sorpresa: “Siamo tutti curiosi, stiamo tutti aspettando con interesse quello che deciderà, ma non lo sappiamo ancora”. Ieri intanto Meloni ha incassato il  sì di Papa Francesco: il Pontefice parteciperà al G7.  Francesco sarà presente in Puglia per seguire i lavori dei grandi della terra sull’intelligenza artificiale.  


L’annuncio della candidatura di domenica, invece, sarà un modo per dare la carica e, sondaggi alla mano, consentire al partito di fare un salto in su di almeno due punti percentuali. Sul palco, a intervenire prima di Meloni, ci saranno anche gli altri leader del centrodestra, i due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani.  Si parte da qui, dal collegio Sud, dall’Abruzzo, dove da pochi mesi il centrodestra ha sconfitto il campo largo che sognava sulle ali della vittoria in Sardegna. FdI ha confermato il suo presidente, l’amico personale della premier Marco Marsilio. Sarà il primo dei cinque comizi, uno per circoscrizione. Una campagna elettorale incentrata sulla premier, come già s’intuiva dai cartelloni elettorali che la raffigurano insieme alla grande scritta “Con Giorgia”. Personalizzazione alla quale non potrà mancare anche il confronto televisivo con l’avversaria che Meloni si è scelta, la segretaria del Pd Elly Schlein.


Ieri da Pescara invece a fare ci ha pensato il di solito pacatissimo sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano che parlando della risoluzione del Parlamento europeo per l'inserimento dell'aborto tra i diritti fondamentali dell'Ue ha sbottato:”Non si scrivano più pagine simili, non solo per il merito, ma perché sono fuori dal perimetro delle competenze dell'Ue”. Altra notizia: il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha annunciato che il premierato arriverà in aula al Senato il 6 maggio. FdI punta all’approvazione in prima lettura a palazzo Madama prima delle europee.   


Conferenze dei ministri a parte, tra militanti e delegati di FdI l’attenzione è tutta sulle elezioni. Entro pochi giorni le liste devono essere compilate. Ci lavorano la sorella della premier e capa del partito Arianna Meloni e Donzelli: “Ci siamo quasi”, diceva ieri. Può essere l’occasione per vedere se dentro il partito con le europee possa iniziare una fase due. D’altronde non manca chi spinge per un cambio di passo, “per un patto di lealtà” con le forze migliori del paese, come suggerito a FdI anche da Giovanni Minoli nell’intervista a questo giornale.  Non sono di questa idea però i più intransigenti del partito, a partire dall’ascoltatissimo sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari. Tra chi segue la sua linea l’adagio è questo: il peggiore dei nostri è meglio del migliore dei altri. Non proprio un buon viatico per l’allargamento, per la prospettiva di trasformare FdI in una grande e duratura forza di governo in Italia. E infatti a guardare i nomi che sono circolati finora per le elezioni di giugno, per esempio, si fa fatica a osservare traccia di uomini che non provengano dalle giovanili di An. 


Al centro Italia, dove ci saranno tra i cinque e i sei eletti, si punta ad averne uno per regione. Per il Lazio la riconferma del capo delegazione uscente Nicola Procaccini, Toscana, Marche e Umbria, invece, avranno ognuno un consigliere regionale candidato (Francesco Torselli, Carlo Ciccioli e Marco Squarta). A questi si aggiungono Antonella Sberna, moglie del capogruppo di FdI  al consiglio regionale del Lazio Daniele Sabatini e Civita Di Russo, vice capo di gabinetto del presidente della regione Lazio Francesco Rocca. L’outsider, come anticipato dal Foglio, potrebbe essere l’ex assessore rutelliano Francesco Carducci. Stesso discorso al nord-ovest, dove si punta alla riconferma di Carlo Fidanza e Pietro Fiocchi. Ma correrà anche l’ex vicegovernatore di Fi Mario Mantovani, sponsorizzato da Ignazio La Russa. Qualche eccezione, si fa per dire, la si vede nell’nord-est dove FdI candiderà l’ex presidente di Confagricoltura Bologna, Guglielmo Garagnani. Ma il nome forte resta quello dell’agguerritissima assessora veneta Elena Donazzan. Al sud di certo saranno ricandidati Denis Nesci e Vincenzo Sofo. Ma proprio da Pescara chissà che non arrivi una sorpresa. Sulle isole, infine, per la Sicilia ci saranno l’uscente Giuseppe Milazzo e il fedelissimo di Nello Musumeci, Ruggero Razza, mentre in Sardegna per fare il carico di preferenze potrebbe essere candidato il deputato Salvatore Deidda. 


E’ sempre più evidente insomma che se davvero un passo verso una “fase due” ci sarà non sarà dentro le liste per le prossime elezioni. Eppure la pattuglia europea di FdI è destinata a triplicarsi. Nel 2019, raccogliendo il 6,4 per cento dei voti, a Bruxelles andarono in cinque. A a giugno se le cose si metteranno per il verso auspicato da Meloni, superando il 26 per cento raggiunto alle politiche, i neo-eletti saranno 24, 17 in più. E se anche è vero che i sette uscenti saranno ricandidati  lo spazio stavolta in Europa è largo. L’occasione per aprire una fase due dunque sembra ghiotta.