Il caso
Ecco il bonus tredicesime di Meloni: 100 euro ai redditi sotto i 28 mila euro, ma a gennaio
Oggi il disegno di legge in Consiglio dei ministri. Braccio di ferro con la Ragioneria e con l'Europa per coperture e contabilizzazione della spesa
Le incognite provengono dall’Europa e da Via XX Settembre. Sul bonus tredicesime che Giorgia Meloni vuole varare oggi – vigilia della festa dei lavoratori – incombono infatti l’Eurostat e la Ragioneria dello stato. Fino all’ultimo Maurizio Leo, viceministro dell’Economia di Fratelli d’Italia che ha sposato questa battaglia dal sapore elettorale, ha cercato di far tornare i conti. Ovvero, di trovare le coperture. Ma non è cosa semplice.
La piattaforma sulla quale si muove il governo è quella già trapelata nei giorni scorsi: il bonus, una tantum, interesserebbe i redditi fino a 28 mila euro con coniuge (e un figlio a carico). Costo previsto: 100 milioni. “Ma le coperture? E come lo contabilizziamo?” La domanda è rimbalzata per tutta la giornata di ieri in attesa di una risposta tecnica. Con Meloni appesa al responso di Biagio Mazzotta, Ragioniere generale dato in uscita dal ministero dell’Economia (è forte l’ipotesi che vada a Ferrovie, come presidente, ma c’è chi lo vedrebbe nello stesso ruolo anche a Cassa depositi e prestiti). “Possiamo scrivere norme, cercare di stare attenti, ma senza bollinatura, non andiamo da nessuna parte”, ripetono fino alla noia le teste economiche vicine alla presidente del Consiglio. Alla fine la soluzione è stata prevedere l’erogazione del bonus a gennaio 2025, in modo da impattare sul nuovo bilancio.
Quando si parla di coperture, come in queste ore, torna la tensione sul dossier Superbonus. Con una certa dose di malizia, dalle parti di Palazzo Chigi c’è chi si domanda: “Come mai per il Superbonus di Conte, che è costato 100 miliardi in più del previsto, non ci fu attenzione e adesso per 100 milioni assistiamo a tutto questo rigore?”. Ancora una volta, dunque, viene tirato in ballo Mazzotta, la cui posizione resta in bilico (anche se spetta sempre al diretto interessato decidere se restare o meno, visto che non può essere formalmente rimosso).
Meloni vuole incassare questo decreto per fare il bis, seppur in tono minore, con quello dello scorso anno varato il Primo maggio. Il Consiglio dei ministri di questa mattina vedrà anche un altro provvedimento questa volta con uno sguardo sui fondi europei. Dall’individuazione degli interventi prioritari nei settori strategici della politica di coesione al monitoraggio rafforzato degli interventi, da meccanismi di premialità per favorirne l'attuazione a poteri sostitutivi in caso di inerzia delle amministrazioni. Sono alcune delle misure contenute nel dl Coesione atteso in Cdm. La bozza di qualche giorno fa, in 35 articoli, contiene anche dei bonus per l’assunzione a tempo indeterminato di giovani, donne e nella Zona economica speciale (Zes) unica per il Mezzogiorno. Il governo è al lavoro sul tema e sono ancora in corso interlocuzioni e affinamenti. I sindacati ricevuti ieri a Palazzo Chigi hanno avuto in anteprima la presentazione del pacchetto che oggi andrà in Cdm. I confederali si sono presentati divisi. Anzi, Maurizio Landini, numero uno della Cgil, non si è fatto vedere (al suo posto Francesca Re David e Giuseppe Gesmundo), mentre c’erano Pierpaolo Bombardieri per la Uil e Luigi Sbarra per la Cisl. Quest’ultimo è apparso più dialogante di tutti con il governo. Nessuna sorpresa da parte del governo. D’altronde lo scorso anno, davanti a misure ben più importanti come la decontribuzione a favore dei lavoratori, Cgil e Uil risposero con uno sciopero generale. Questa volta Landini ha giocato d’anticipo, con un segnale chiaro che preannuncia battaglia: la raccolta firme per il referendum sul lavoro continua spedita.