Competizione interna

Così FI e FdI lavorano per depotenziare il condono sulla casa voluto da Salvini

Gianluca De Rosa

Il leader del Carroccio vuole approvare il provvedimento in Cdm entro maggio, ma Palazzo Chigi vuole vedere la bozza gelosamente custodita dal leghista. E Forza Italia dice: se non è un condono allora c'è già la nostra proposta

“Il piano casa? E chi lo ha visto…”. Matteo Salvini custodisce con gelosia  la bozza della sua “sanatoria dei piccoli abusi”. Ci lavora alacremente il capo dell’ufficio legislativo del Mit, Elena Griglio. Il condono , in pratica, l’altro Vannacci. La seconda arma segreta da sfoderare in campagna elettorale per massimizzare i voti del Carroccio alle europee di giugno e cercare di arrivare sopra Forza Italia. Non è un caso dunque che a cercare di mettere i bastoni tra le ruote al leghista sia proprio il partito guidato dall’altro vicepremier, Antonio Tajani. Salvini ha promesso: “Conto di portare il piano casa in Consiglio dei ministri entro fine maggio. Tranquilli, non sarà un condono per chi si è costruito la sua villa sulla spiaggia”. E però anche tra gli alleati di governo nessuno ha visto una virgola del testo tanto caro al segretario della Lega che comunque dovrebbe andare a modificare il Dpr 380, il testo unico dell’Edilizia. “Su quello – dicono  fonti di FdI – non ci sono problemi, sono passati vent’anni è chiaro che ci siano cose da aggiornare”. Ma il timore è che il vicepremier, pressato anche dalle associazioni di categoria, si lasci prendere la mano, allargando in modo eccessivo le maglie per accedere alla sanatoria. Insomma, che una norma per sanare qualche lievissima irregolarità all’interno degli appartamenti si trasformi in un condono di ben più vasta portata da rivendicare in campagna elettorale. Per questo negli scorsi giorni da Palazzo Chigi è arrivato l’alt. Giorgia Meloni vuole vederci chiaro. Se Salvini vuoi portare in Cdm il piano, prima la bozza deve passare da lì. Deve essere attentamente valutata dal dipartimento affari giuridici e legislativi (Dagl) di Palazzo Chigi.

 

La linea di Fratelli d’Italia sul punto è chiara: nessun ostacolo a Salvini, ma il testo deve essere condiviso e vagliato perché il governo non farà nuovi condoni edilizi. Se sanatoria sarà, dovrà essere un provvedimento talmente minuto da non permettere alle opposizioni di gridare allo scandalo e, dall’altra parte, da non garantire a Salvini un facile slogan elettorale. Il braccio di ferro è sotterraneo ma duro. “Non potrà esserci spazio per nessuna norma scritta, volutamente o no, in maniera da lasciare spazio a rischi interpretativi che la trasformino un condono di fatto”, fanno sapere alcuni esponenti di FdI.  


 La morsa intorno al vicepremier, come dicevamo all’inizio, è doppia. Anche in Forza Italia infatti sono  intenzionati a limitare i sogni di gloria elettorale di Salvini. In un gioco di sponda con FdI che sembra voler impedire, o almeno ridurre, la portata  del provvedimento.  Se i meloniani chiedono a Salvini di non fare un condono, Tajani e soci aggiungono che se non si vuole fare un condono ma sanare solo piccoli abusi una proposta già c’è, ed è quella di Forza Italia. D’altronde per i forzisti è anche una questione di competizione interna al centrodestra per chi s’intesterà la possibile micro sanatoria e, più in generale, l’argomento casa. E per questo la linea di FI è questa: serve un provvedimento del genere? Senz’altro, ma non c’è bisogno che sia Salvini a intervenire perché una proposta del genere già c’è ed è già incardinato al Senato, dove in commissione è già in corso la discussione del testo base del ddl presentato dal forzista Roberto Rosso. Ancora ieri lo ribadiva il deputato e portavoce di FI Raffaele Nevi: “Forza Italia ha presentato un disegno di legge sulla rigenerazione urbana che è in discussione a Palazzo Madama, siamo molto avanti. C’è anche una parte sui piccoli abusi, che sono diversi dai condoni, e su cui anche il precedente governo era già intervenuto sempre su spinta di FI che è sempre stata molto sensibile sul tema”. E però non è detto che Salvini, forte del fatto che la competenza sull’argomento ricade sul suo ministero, non possa comunque intestarselo, trasformando quelle stesse norme in un decreto legge. “Non mi pare che l’argomento abbia le caratteristiche di necessità e urgenza per poter essere inserito all’interno di un decreto legge”, commentava maligno  un noto parlamentare di FI.