l'annuncio
"Firmerò i referendum contro il Jobs act". Schlein sfida i riformisti del Pd
La segretaria ne fa una questione di coerenza, prova ad archiviare la stagione renziana e un pezzo di storia del partito. "Mi hanno votato per questo". Ma la minoranza interna è molto critica, sul merito e sul metodo. Renzi va all'attacco: "Amici riformisti: ma come fate a restare ancora nei dem?
Firmerà i referendum della Cgil contro il Jobs Act, spiega che non poteva essere altrimenti. "Era un punto fondamentale della campagna che abbiamo fatto alle primarie l’anno scorso. C'hanno votato per questo". Elly Schlein esce allo scoperto e conferma quello che era nell'aria, nel tentativo di archiviare definitivamente la stagione renziana. "Non è una sorpresa", aggiunge la segretaria dem. "Ho detto sempre che tanti del Pd avrebbero firmato e naturalmente anche io che già nel 2015 ero in piazza con la Cgil contro l’abolizione dell’articolo 18".
Schlein l'aveva anticipato anche ieri sera in Emilia Romagna, nel corso di un evento al quale partecipava insieme a Stefano Bonaccini, presidente del partito. Non un dettaglio, ma un segnale che la segretaria non intende forzare troppo la mano. La leader dem ne fa una questione di coerenza, niente diktat, sebbene la sua presa di posizione abbia già aperto il dibattito interno. L'ala riformista, quella alle primarie che stava con il presidente dell'Emilia Romagna, si è già in gran parte smarcata. Rivendicano i risultati su lavoro e occupazione prodotti dalle riforme di Renzi. Dal loro punto di vista seguire il sindacato in questa battaglia vuol dire anche andare contro una parte della storia del Pd.
Così ecco l'attacco dello stesso Renzi: "Finalmente si fa chiarezza. Loro stanno dalla parte dei sussidi, noi dalla parte del lavoro. Amici riformisti: ma come fate a restare ancora nel Pd?".
Mentre Alessandro Alfieri dice "di non essere sorpreso", ricordando la posizione da sempre critica di Schlein - la segretaria uscì in polemica dal Pd proprio su tali questioni. Da giorni tuttavia va ripetendo anche che questa "è una battaglia di retroguardia, invece bisogna guardare avanti". Posizione simile a quella di Piero De Luca e Simona Malpezzi, anche loro vicini a Energia popolare, corrente bonacciniana. Tra i critici pure Lorenzo Guerini e Marianna Madia che ne fa, oltre che di merito, un questione di metodo: "Se proprio riteneva di fare questa forzatura, Schlein doveva firmare prima di Conte", ha detto l'ex ministra del governo Renzi al Corriere.
Una stoccata che mette a fuoco un'altra volta l'insofferenza di una parte del Nazareno rispetto al M5s. Sono quelli che rimproverano alla segretaria una sorta di subalternità, ritengono indigeribile lo schema in base a cui è sempre Giuseppe Conte ad avanzare e Schlein a inseguire. Il capo dei grillini aveva firmato i referendum del sindacato già il Primo maggio, a Portella della Ginestra. In quell'occasione la segretaria dem era proprio lì, ma non si era ancora esposta.
Schlein – sempre testardamente unitaria – comunque tira dritto: conscia dei limiti elettorali del Pd, continua a credere che la sponda pentastellata sia imprescindibile per creare una opposizione credibile al governo Meloni e al contempo considera importante recuperare quel rapporto che si era un po' allentato con la Cgil di Maurizio Landini. "Noi guardiamo sempre con interesse alle iniziative del sindacato", ha spiegato la leader dem. Sulle divisioni interne invece niente drammi. "Il Pd fa i congressi come altri non fanno... Io non vedo oggi un partito diviso e frammentato come tanti raccontantano". E dunque rilancia: "Non ho visto in quest’anno in Europa un partito in grado di recuperare, dopo la brutta sconfitta dell’anno, scorso 6 punti percentuali nei sondaggi e assestarsi nelle elezioni, sia dove abbiamo vinto che dove abbiamo perso, spesso come primo partito".
Le europee ormai prossime forniranno ulteriori indicazioni in questo senso e saranno anche (forse soprattutto) un modo per pesare le posizioni all'interno del partito. Un altro congresso o quasi. Nel frattempo va avanti la campagna elettorale e anche l'altra mobilitazione, questa sì, di tutto il partito sul salario minimo, con la raccolta firme per una legge di iniziativa popolare il cui testo è stato già depositato in Cassazione. Oggi la segretaria del Pd sarà in Umbria, a Perugia e a Foligno, ma anche a Marsciano dove è attesa per visitare un'azienda.