l'editoriale del direttore
C'è un complotto per trasformare Meloni in un argine agli estremismi
Il Pd ostaggio di Cgil e M5s, la Lega con Vannacci, i pm esondati. Deve essere per forza un complotto se una leader che nel passato recente non ha fatto della moderazione un suo tratto distintivo, oggi, di fronte a molti soggetti politici e intellettuali, per così dire, appaia essere quasi un esempio di moderazione
Non siamo complottisti, lo sapete, non ci piacciono le dietrologie, non ci piacciono le teorie cospirative, non ci piacciono le teorie paranoiche. Ma da qualche mese a questa parte, in Italia, c’è un fenomeno oscuro che ha messo a dura prova le nostre convinzioni granitiche e che, confessiamo, ci ha fatto titubare e in alcuni casi persino deragliare. Non siamo complottisti, lo sapete, ma nell’universo della politica italiana c’è un clamoroso ed evidente complotto che alcuni agenti probabilmente esterni hanno scelto di organizzare con straordinaria efficacia nel nostro paese. Quel complotto riguarda il tentativo, al momento perfettamente riuscito, di trasformare l’attuale presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, in un leader che, pur essendo alleato con alcuni pericolosi estremisti in giro per il mondo risulta essere oggi incredibilmente un argine contro alcuni pericolosi estremismi presenti in Italia. Deve essere evidentemente un complotto, non ci può essere altra spiegazione, se una leader che nel passato recente non ha fatto della moderazione un suo tratto distintivo, oggi, di fronte a molti soggetti politici e intellettuali, per così dire, appaia essere quasi un esempio di moderazione.
Provate a rispondere voi a queste domande. C’è un paese europeo aggredito da un regime sanguinario e qual è l’unico leader di un grande partito italiano che non balbetta quando si tratta di ragionare sull’invio delle armi in Ucraina? C’è un debito pubblico che balla a causa di una serie di bonus approvati nella legislatura precedente e qual è l’unico leader di un grande partito italiano che chiede al Parlamento oltre che ai suoi ministri di non giocare con il debito pubblico? C’è una riforma europea che dopo anni di negoziazioni tenta di superare il tabù della solidarietà in Europa sul tema dei migranti e qual è l’unico leader di un grande partito italiano che si dice a favore di quella riforma? Le tre domande hanno una risposta simile, la risposta non coincide con un frutto, anzi due (Meloni), e a queste domande, e a queste risposte, tocca aggiungere qualche dettaglio in più. Un alleato di Meloni (la Lega) candida alle europee un generale che si dà arie più da fascista che da antifascista, promette che lavorerà per avere più Italia e meno Europa e involontariamente trasforma la sua alleata al governo (Meloni) in un argine contro l’euroscetticismo modello Salvini-Vannacci. Un partito d’opposizione (il M5s) si presenta alle europee con una parola (pace) che sotto intende la ricerca della resa (in Ucraina) e improvvisamente trasforma un partito che con l’antifascismo del passato ha qualche difficoltà (Fratelli d’Italia) nell’unico partito argine al vero fascismo del presente (Putin). Un altro partito d’opposizione (il Pd) oltre che inseguire il M5s sull’Ucraina (pace senza armi uguale resa senza condizioni) decide di inseguire il sindacato sul tema del lavoro (basta Jobs Act: aboliamolo) diventando nemico giurato di una riforma che nel 2015 venne approvata proprio dal Pd (e che ha aiutato l’Italia ad avere il record di occupati della sua storia) e trasformando il partito di Meloni in un argine contro l’estremismo sindacale (agenda Cgil). Stessa storia sulla giustizia, sul garantismo, sull’equilibrio tra i poteri dello stato.
Il governo, sul tema, fa poco o nulla ma nonostante questo, grazie ai suoi avversari, il suo sforzo per avere una giustizia giusta, garantista, con più equilibrio tra i poteri dello stato rispetto al passato appare titanico. Ultimo caso, la corrente dei magistrati Unicost che, in vista della riforma del Csm e della separazione delle carriere annunciate prima entro aprile e ora entro maggio dal governo, ha accusato la maggioranza di far scivolare l’Italia “verso regimi non democratici”. Un tempo, lo ricorderete, Virginia Raggi denunciò a Roma una cospirazione dei frigoriferi per renderle la vita impossibile. Oggi, più semplicemente, gli scaldabagni della politica stanno complottando per trasformare Meloni in quello che può diventare solo grazie alla collaborazione dei suoi avversari: un argine contro l’estremismo. E’ un complotto!
L'editoriale del direttore