Clima di tensione
Se Massimo Giannini soffia sul fuoco della Consulta
Il gruppo "È sempre 25 aprile" del giornalista di Repubblica lancia un altro appello per salvare la democrazia: non è ancora stato deciso il 15esimo membro della Corte Costituzionale e la responsabilità sarebbe di Meloni. In realtà è situazione di stallo che si verifica piuttosto spesso. E c'è di più
Il gruppo "È sempre 25 aprile", una chat animata dal giornalista di Repubblica Massimo Giannini, lancia l’ennesimo appello a salvare la democrazia, che, questa volta, vedrebbe debilitata la sua qualità dall’assenza del quindicesimo membro della Corte costituzionale, di nomina parlamentare, sul cui nome non si è raggiunto un accordo che gli assicuri i due terzi dei voti dell’assemblea. Per la verità è una situazione di stallo che si verifica piuttosto spesso: il caso più eclatante fu l’assenza di ben tre giudici costituzionali nel 2015, il che, anche per le precarie condizioni di salute di un altro membro, che poco dopo si dimise, rischiava di rendere impossibili le decisioni, che richiedono la presenza di un minimo di 11 membri. Anche Gerardo Colombo è intervenuto, ma si è limitato a chiedere che si provveda alla convocazione del Parlamento "appena possibile".
Giannini, invece, attribuisce il ritardo alla "pretesa" di Giorgia Meloni di intervenire sulla questione, come se si trattasse di un’indebita invasione di campo. Per la verità quando si tratta di assumere decisioni parlamentari, tutti i leader di partito, ovviamente, cercano di far sentire la loro voce, e Meloni è leader del gruppo di maggioranza relativa nell’assemblea, quindi non fa altro che comportarsi come tutti. L’esigenza di convocare riunioni in cui, in assenza di un accordo, non si arriva a nulla, è piuttosto discutibile. Ci sono stati casi in cui sono state necessarie 36 votazioni a vuoto prima di arrivare a un’intesa. Se questo giovi o meno alla credibilità della democrazia è abbastanza evidente. D'altra parte è proprio la Costituzione a dettare un meccanismo che rende assai complessa la nomina dei membri che spetta al Parlamento, ma è così da sempre, non c’è alcuna emergenza democratica, solo una strozzatura istituzionale che si ripresenta ancora una volta.
D’altra parte il fatto stesso che siano sufficienti 11 membri su 15 per rendere valide le decisioni assunte è una prova della consapevolezza che il raggiungimento del plenum è più un’eccezione che la regola. Naturalmente un clima più disteso nelle relazioni tra maggioranza e opposizioni aiuterebbe a superare le strettoie istituzionali, ma se si imposta questo rapporto come una lotta tra fascisti e antifascisti, naturalmente il clima resta avvelenato. Grazie anche a Giannini.