stampelle di fiducia
Per Azione il governo pugliese di Emiliano è un “fallimento”. Ma i calendiani lo tengono in vita
I consiglieri del partito di Calenda salvano, insieme a quelli del M5s, la giunta pugliese. Al governatore, che ha visto materializzarsi due nuovi accordi politico-elettorali, riesce ancora una volta la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Renzi attacca Azione
A Michele Emiliano è riuscita ancora una volta la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Il miracolo dello sceicco si materializzato ieri, nella giornata in cui è stata respinta la mozione di sfiducia nei suoi confronti, presentata in Consiglio regionale dal centrodestra. Il risultato? La votazione è finita 31 a 18, con la fotografia dell’ampliamento della sua maggioranza - dal M5S ai calendiani, passando per la nomina in giunta della nipote di Renata Fonte, martire antimafia, vicina a Pippi Mellone, sindaco di destra a Nardò - nonostante scandali e arresti abbiano colpito molti portatori di voti del suo cartello elettorale.
La seduta ha visto materializzarsi due nuovi accordi politico-elettorali: ai 5S - per quattro voti - Big Mike ha concesso un fumoso accordo su una prossima proposta di legge connessa a un surreale “patto per la legalità” proposto dal Conte Mascetti di Volturara Appula, mentre ad Azione - per tre voti - ha assicurato che applicherà le leggi che prevedono la decadenza dei manager della Sanità (puniti per aver sforato i budget sulla spesa farmaceutica) e un impegno molto fragile per la rotazione dei capi dipartimento. Tanto è bastato perché l'annunciata astensione dei calendiani diventasse un convinto voto a sostegno del Gran Visir.
Lo sceicco, che ha seguito distrattamente i lavori dell’assemblea al punto da essere immortalato tutto intento a superare un quadro complesso di Tetris sullo smartphone, ha rivendicato l’estraneità del suo governo rispetto alle inchieste giudiziarie che hanno colpito in questi anni vari suoi collaboratori (compreso l’assessore Anita Maurodinoia, indagata per voto di scambio e costretta alle dimissioni). "Lady preferenze” è stata addirittura definita "un esempio” dal capogruppo dem Paolo Campo, che di colpo ha rimosso dalla memoria gli atti giudiziari che riguardavano il sodalizio elettorale della Maurodinoia, per il quale i voti si potevano reperire anche in cambio di una bombola del gas riservata a una famiglia indigente. La trattativa tra Emiliano e Azione è durata tutto il consiglio, con i tre consiglieri di Calenda che hanno condizionato il proprio orientamento alle risposte che il governatore poteva consegnargli nella replica alla mozione. Alla fine il voto favorevole degli azionisti, infatti, libera il centrosinistra dall’Opa dei contiani, i cui quattro voti non sono indispensabili per blindare la maggioranza, ma vede schiacciata una forza nazionale riformista su uno dei governi regionali più populisti nel Paese.
Per superare l’imbarazzo, Azione Puglia ha presentato una pdl per incalzare Emiliano sulla Sanità mentre dalla segreteria nazionale è arrivata una nota per tentare di perimetrare l'appoggio plateale che i suoi tre consiglieri hanno dato ad Emiliano: “Azione ritiene l'operato di Michele Emiliano come governatore, fallimentare. Ma non votiamo mozioni di sfiducia fondate su inchieste penali presentate strumentalmente dal centro destra che di Emiliano è stato la 'spalla' per tutta la legislatura”. La toppa, dopo il buco del voto a favore, ha ingolosito i rivali dell’ex Terzo polo. E Matteo Renzi e Teresa Bellanova si sono affrettati a definire Azione “stampella" di Emiliano. Cosa, in questo frangente, non del tutto distante dalla realtà, e che potrebbe avere un peso nella contesa tra i due tronconi dell’ex Terzo Polo che si sfidano alle Europee.