Matteo Salvini a Torino 

Il leghista saggista

Al Salone, Salvini fa il vice Vannacci: niente contestatori, ma i numeri del libro non tornano

Nicola Mirenzi

Il ministro in processione letteraria tra gli stand a Torino, tra selfie e autografi. C'è un giallo sulle copie vendute: ne mancano 9.100 all'appello "vendute direttamente dall’editore”. Qualcuno le ha forse acquistate in blocco?

Matteo Salvini arriva al Salone del libro di Torino e non trova nemmeno un contestatore pronto ad attenderlo. Un “fascista”? Un “razzista”? Un “buffone”? Se ne contano appena un paio di signore indispettite, che gli dicono solo: "Sparisci". Gli altri si mordono la lingua: “Quanto avrei da dirgliene, ma meglio star zitto, sennò sai quanto ci marcia”. Insomma son solo baci e abbracci e selfie e regali. “Dovrebbe essere sempre così” dice Salvini, attraversano gli stand della fiera. Ma chissà se ci crede davvero. “Mi si vede di più se urlo o se mi contestano?”, si domanderebbe oggi quel personaggio di Ecce bombo di Nanni Moretti. Risposta ovvia: se ti contestano. Nulla è più telegenico di una bocca tappata. Una presentazione interrotta. Un intervento fischiato. Tutti martiri senza martirio. “Salis candidata? Decideranno gli elettori. Io dico che vanno bene tutte le idee. Il problema è quando vogliono impedirti di parlare. Come succede a Vannacci. Come succede alla ministra Roccella. Come succede a me”. A lei? “A me sì, quando sono andato a presentare il mio libro a Livorno”. Ma allora dovrebbero contrariarla anche i censurati della Rai, gli chiedono. “Mi dispiace, ma in questo periodo non sto guardando la tv”.

La prima stazione della processione letteraria salviniana inizia dal chiosco di Piemme, la sua casa editrice. Firma le copie del suo saggio, Controvento, e in fila ad attenderlo per l’autografo ci sono fan con sua faccia stampata sulla t-shirt, signori che leggono cinque quotidiani al giorno e sono neri con “il governo che non riesce a mandare a casa gli immigrati che poi accoltellano i poliziotti”, come è successo alla stazione di Milano, ma anche un diciottenne che dice: “Le dichiarazioni di Vannacci sugli omosessuali? Be’ non mi piacciono per niente”.

Sostiene Piemme che il libro di Salvini sia il più venduto della settimana, 16.662 copie. Numeri da piccolo Vannacci. “E’ emozionante sapere che uno che fa nella vita un altro mestiere venga così apprezzato dai lettori” dice il ministro. “Ci ho lavorato più di un anno. E sono felice di sapere che 16 mila persone hanno in mano le idee della Lega”. Sulla questione in realtà c’è un piccolo mistero. Le copie vendute nelle librerie e online sono 7.552. Mancano all’appello 9.100 copie. “Sono state vendute direttamente dall’editore” dice la nota di Piemme. Ma a chi? Qualcuno le ha forse acquistate in blocco? Appunto: non è chiaro.

Chissà se il Salvini saggista ha anche dei modelli letterari. Ha grandi scrittori a cui ambisce di assomigliare? “Non mi permetterei mai. Ma mi piacciono però moltissimo Oriana Fallaci e Mauro Corona”. Sulla copertina del libro è ritratto piuttosto in una posa alla Umberto Galimberti. Mano sotto il mento. Sguardo grave. L’aria di chi da un momento all’altro potrebbe rivelare una verità universale. Però è Salvini. E allora eccolo in processione tra gli stand del Salone. 24 fermate. Più della Via crucis. Dal chiosco della Regione Emilia Romagna a quello della Regione Liguria. Passando per l’Inail, il Senato, il ministero degli interni, gli Esteri, anche quello della Stampa, dove si intrattiene con il direttore, Andrea Malaguti.

Quando arriva all’Inps, un signore dice: "Bisognerebbe chiedergli che fine ha fatto la riforma Fornero”. Ma poi desiste. Il clima è di festa. Manca solo la banda. Il corteo si snoda nel Salone, stand dopo stand, con i militanti, i curiosi, gli uomini della sicurezza, gli operatori televisivi, tutti a seguire il Signor Ministro. “Occhio che sono sudatissimo”, dice a una signora che gli chiede un selfie. Quattro ragazzi invece vogliono un video. “Ma può dire per favore il nome dell’azienda di mio padre?”. “Certo, come si chiama”. Edil Nova. “Ciao, sono Salvini e sono venuto qui solo per Edil Nova”. “Ma grazie Ministro, troppo forte".  

Quando arriva allo stand della Liguria, sotto un alberello di ulivo, gli offrono una focaccia: “Ma allora voi mi volete male. Non posso mangiarla, perché vorrei riuscire a perdere qualche milligrammo per l’estate”. Le cose serie che aveva da dire sulla questione giudiziaria che sta investendo la Regione, l’arresto del presidente Toti, le aveva già dette prima. “La magistratura faccia quello che deve fare, ma se ogni indagato si dimette l'Italia si ferma domani”. Ed ancora: “Vorrei sapere, se ci fossero microspie negli uffici di qualche magistrato, per quanto tempo continuerebbe a fare il magistrato”. Fine della processione. Ora non resta che aspettare quattro settimane per sapere se, alle elezioni europee, la Lega di Salvini risorgerà. Altrimenti, una carriera letteraria è alle porte.

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