l'intervista
Ferraloro (Ance Liguria): “Le inchieste non buttino Genova nel pantano”
Il presidente dell'associazione ligure dei costruttori edili: "Sulle grandi opere non sono ammessi ritardi. La città non si deve fermare, con o senza Toti"
“Non vorrei che ora, dopo le inchieste di questi giorni, una città in pieno fermento come Genova ritornasse in una specie di pantano. Come se tutti quelli che hanno parlato con Toti dovessero pagare. Non possiamo mettere in discussione la crescita della città”. Il presidente di Ance (Associazione nazionale costruttori edili) Liguria, Emanuele Ferraloro, al Foglio confessa le sue preoccupazioni, innescate dall’inchiesta che ha portato, tra gli altri, agli arresti del presidente della Regione, con l’accusa di corruzione. Ieri il presidente di Confindustria Genova Umberto Risso ci ha detto di essere preoccupato che la città adesso si blocchi. “E anch’io vedo questo rischio, soprattutto se si strumentalizza quello che sta accadendo”, dice Ferraloro. “Non vorrei che finisse come con Tangentopoli, quando il paese s’è bloccato perché è scattato l’automatismo del considerare l’edilizia come un settore di brutti, sporchi e cattivi. Il guaio è che, anche per via di un certo tipo di comunicazione, di come vengono raccontate le cose, insistendo su dettagli come gli yacht e il caviale, queste inchieste facciano venire la paura all’interno della pubblica amministrazione di firmare. Tenendo i faldoni fermi per la paura di essere considerati dei corrotti. Ma così richiamo di perdere il treno delle grandi opere, dalla Gronda al Terzo valico alla diga foranea che dobbiamo portare a termine. Penso anche alla messa a terra del Pnrr per cui non sono ammessi ritardi”.
Secondo Ferraloro, che è anche vicepresidente nazionale di Federcostruzioni, “è giusto e sacrosanto che la giustizia faccia il suo corso, indaghi sui casi di corruzione. Ma si può fare una considerazione più generale: non è che se gli imprenditori hanno bisogno di chiedere di accelerare con le tempistiche delle concessioni, evidentemente c’è una problema con la normativa vigente? Perché è chiaro che c’è una differenza tra la legittima attività di lobby, fatta per arrivare prima a ottenere quel che si merita, e l’attività di corruzione. Voglio dire non è che i termini ‘accelerare’ o ‘agevolare’ siano di per sé negativi”. A proposito del modello Genova, Ferraloro dice: “E’ un termine che ho sempre osteggiato. Perché se abbiamo avuto bisogno di agire in deroga alle leggi evidentemente quelle leggi non andavano bene. Da una tragedia il paese s’è stretto in emergenza con un commissario, il sindaco Bucci, capace di prendersi responsabilità forti. Ma il problema è che qui da noi gli investimenti in infrastrutture non si facevano da più di quarant’anni”. Lo spauracchio, adesso, è che ci sia un nuovo stallo. “Dal punto di vista della pubblica amministrazione saranno settimane difficili. Ma non possiamo permetterci di bloccare gli iter autorizzativi per le cose che restano da fare. La macchina deve andare avanti, con o senza Toti”.