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"Firma i referendum della Cgil? Arrivederci". L'afasia di Misiani sul Jobs Act
Abbiamo chiesto invano al responsabile economico del Pd se farà come la segretaria Schlein
Schlein ha firmato i referendum della Cgil sul Jobs Act e lei? Non provate a fare questa domanda ad Antonio Misiani. Il responsabile economico del Pd potrebbe rispondervi con una supercazzola da far invidia al conte Mascetti, prima di andarsene lasciandovi nell’incertezza. “La segretaria ha annunciato che firmerà i referendum, adesso ognuno di noi deciderà nelle prossime settimane che atteggiamento tenere su referendum che affrontano nodi importanti, il mercato del lavoro purtroppo si è precarizzato, il Jobs Act è stato deludente rispetto alle aspettative di quando venne varato e ha segnato una frattura del Pd con il mondo del lavoro, l’elezione di Elly Schlein ha avuto il significato anche di un lavoro per ricucire questa frattura e mettere il tema della lotta della precarietà e della sicurezza nel mondo del lavoro ai primi posti dell’agenda del partito democratico”. Quindi lo firmerà? “Arrivederci, buon lavoro”. E’ impossibile sapere cosa farà Misiani con i referendum della Cgil. Noi a chiederglielo ci abbiamo provato, ma la risposta, come vedete e leggete, è stata evasiva, per usare un eufemismo.
E d’altronde sarebbe paradossale se il responsabile economico del Nazareno si comportasse, su un tema economico così dirimente, in modo diverso dalla sua segretaria. Allo stesso tempo però per Misiani firmare quei referendum significherebbe rinnegare se stesso. Nel 2015 l’allora deputato Pd della Commissione bilancio, commentando uno studio che aveva elaborato insieme all’ex ministro Tiziano Treu, parlava così del provvedimento appena varato dal governo Renzi: “I dati sono lì, da vedere: si tratta di un punto di svolta quasi rivoluzionario per il mercato del lavoro dopo anni di evidente declino”. Il messaggio politico che Misiani, sulla base di quei numeri, si sentiva di lanciare era questo: “Il Jobs act rappresenta la riforma più ambiziosa del mondo del lavoro dal 1997. L’impegno di risorse economiche collegate a vario titolo all’attuazione della riforma è di grande portata”.