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parola ai censurati

Il regime è talmente illiberale che tutti al Salone del libro denunciano di non poterlo denunciare

Salvatore Merlo

Secondo una folta schiera di intellettuali antimeloniani, nel nostro paese è in atto una repressione del dissenso da parte del governo. Ma tutti sono liberi di dirlo, ovunque vogliano

Curioso quel regime illiberale in cui tutti denunciano a tutte le ore, e per così dire su tutti i canali, di non poter denunciare la deriva illiberale. Come sapete, si è purtroppo chiuso ieri il Salone del libro di Torino. Avremmo voluto continuasse come Sanremo con l’Eurovision – è un’idea: pensateci – ma purtroppo tutte le cose belle prima o poi finiscono. E anche il Salone ha avuto termine. Tuttavia è stato per noi assai istruttivo poterlo seguire quotidianamente per constatare, ancora una volta, come l’Italia, con Giorgia Meloni, sia precipitata ai più bassi livelli nella libertà di parola e di espressione del pensiero. Non siamo forse  al livello dell’Iran, ma poco ci manca, ne siamo ormai convinti. Domenica, per dire, abbiamo avuto il piacere di ammirare (ancora) Antonio Scurati. Stavolta non in televisione, non su un giornale, non alla radio, non su un palco del 25 aprile, ma comunque davanti a un microfono. A Torino, appunto. Senza un attimo di sosta, ininterrottamente, Scurati ha parlato per dirci che non lo lasciano parlare. Ed è questo, crediamo noi, il vero capolavoro del Salone del libro i cui vertici sono stati indicati anche dal governo (illiberale). Nessuno infatti parla sui giornali, si agita in televisione, manifesta nelle piazze, proclama sui palchi, rumoreggia alla radio come gli ospiti del  Salone, ma soltanto per assicurarci che il governo non permette loro di parlare, di agitarsi, di manifestare, di proclamare e di rumoreggiare.

Come ha detto Zerocalcare  “c’è un problema nel nostro paese con il dissenso da molti anni, non è di adesso ed è andato sempre peggiorando”. Parole sante. Come ha ripetuto anche  Scurati “in Italia è in atto una svolta illiberale”. Chi può negarlo? Corrado Augias ci ha d’altra parte avvertiti che noi democratici di sinistra abbiamo ceduto la parola “patria” ai neofascisti del governo. E Roberto Saviano ci ha poi detto che il suo programma “censurato” dalla Rai andrà tuttavia in onda, sulla Rai, grazie a una “pressione civile” partita dal basso.  

Insomma siamo in piena deriva orbaniana, ci sono i neofascisti a Palazzo Chigi, c’è un problema col dissenso, la libertà  d’espressione è compromessa però la pressione civile dà soddisfazione a Saviano che torna in Rai, tutti pubblicano libri sulla “deriva fascista”, tutti denunciano di non poter parlare mentre parlano, e tutti lo fanno dal Salone del libro gestito anche dalla destra (fascista). Ed è chiaro allora che il Salone ha un grande merito:  dare  alle ombre del passato la sostanza del nostro ridicolo presente. Compreso l’idiota che  aggredisce così Stefano Massini: “Hitler aveva ragione”.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.