La strategia

Meloni rinvia le nomine di Cdp, Rai e Fs per fare i conti con Salvini dopo le europee. E sente Mattarella

Simone Canettieri

La premier alla ricerca di una cifra elettorale fra dubbi e mosse come quella con Leotta. Domenica vola a Madrid all'evento di Vox per Ecr. Intanto la sorella Arianna parte con un tour. I big si tengono lontani dalla Liguria

Ferrovie, Cassa depositi e prestiti e soprattutto la Rai: Giorgia Meloni decide di non decidere. Le nomine, quelle pesanti, arriveranno dopo le europee. Quando, si augura, le pretese della Lega dovranno fare i conti con il risultato delle urne. Stesso discorso per Forza Italia. La premier, nonostante consuetudini e rapporti diversi che la legano ad Antonio Tajani e Matteo Salvini, punta ancora a triplicare i rispettivi consensi degli alleati. Inutile aprire trattative ora. Dal 10 giugno farà i conti. In questo mese scarso che la separa dal voto, Meloni vuole camminare sulle punte. Scontri interni ridotti  al minimo e rapporti di buon vicinato con il Colle. 


Si spiega anche così il contatto telefonico avuto sabato scorso con il presidente Sergio Mattarella per cercare di chiudere l’incidente sul decreto Agricoltura – svelato da questo giornale – e tanto caro al ministro Francesco Lollobrigida. Parlando sicuramente anche di altro alla fine Palazzo Chigi è arrivato a un compromesso: la guida dei forestali, dal ministero dell’Ambiente a quello della Sovranità alimentare, rimarrà nel decreto, nonostante i dubbi sollevati all’inizio dagli uffici legislativi del Quirinale. Al contrario l’accorpamento della società Sistema informativo nazionale per lo sviluppo dell’agricoltura (Sian) nell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) scomparirà dal testo per essere riproposta in sede di conversione con un emendamento. Cortocircuito scampato: Lollobrigida annuncia novità nelle prossime ore, ringrazia Mattarella “per i preziosi consigli” e se la prende, non originalissimo, con “i gufi” destinati, dice, a restare a “bocca asciutta”.

Nel desiderio meloniano di troncare e sopire, c’è una strategia precisa in vista della campagna elettorale. Il valzer della Rai per esempio lo vuole evitare ora, anche se sembra avere le idee chiare: oltre a indicare nel cda Giampaolo Rossi, destinandolo poi al ruolo di amministratore delegato, per l’altro membro del consiglio d’amministrazione ha in mente una donna: l’amica Valeria Falcone, portavoce ai tempi del ministero della Gioventù, dal primo febbraio  in Enel con il ruolo di responsabile delle strategie di sponsorizzazione della società pubblica. Anche su Cdp e Ferrovie la premier ha idee che suonano così: noi scegliamo o confermiamo (nel caso di Dario Scannapieco) gli ad, i presidenti li indicano, con il nostro via libera, Lega e Forza Italia. Tuttavia le beghe del Palazzo possono aspettare, Meloni punta più che altro alla formula pop. A rivolgersi ad altri mondi. Si spiega così il parterre – Gerini, Pupo, Zanicchi, Magnini – del convegno sulla riforma costituzionale del premierato. E anche l’intervista con il videopodcast di Diletta Leotta in occasione della festa della mamma. Esperimento ben riuscito in termini di numeri e visualizzazioni sui social network. E quindi da ripetere.  

Ecco perché a Palazzo Chigi c’è chi prende in considerazione la proposta di Will, piattaforma Instagram da 1,6 milioni di follower, di ospitare il bis del faccia a faccia con Elly Schlein già in programma il prossimo 23 maggio nel salotto di Vespa. Nel dubbio oggi la premier sarà a Milano per farsi intervistare dal direttore Maurizio Belpietro alla festa del quotidiano La Verità, nel tentativo – a essere maliziosi – di sottrarre voti al salvinismo vannacciano.Domenica invece, rullo di tamburi, la premier volerà a Madrid per partecipare in presenza alla festa di Ecr, partito che presiede (dove è atteso anche il presidente argentino Milei). Meloni non poteva non ascoltare il richiamo di Vox, e sarà di nuovo come nell’ottobre del 2021 “yo soy Giorgia,  soy una madre, soy cristiana”, ma intanto non più una mujer. Palazzo Chigi sta costruendo in questi giorni un’agenda agile: prima della chiusura della campagna elettorale del 1° giugno a piazza del Popolo, ci sarà sicuramente il Festival dell’Economia di Trento il 24 maggio. Il resto, con sapienza, è da creare. Senza eccedere : un sondaggio interno sottoposto agli iscritti sulla scelta della leader di candidarsi capolista ovunque sembra denotare incertezza sugli effetti taumaturgici della scelta. Intanto c’è un’altra Meloni costretta agli straordinari: dopo il comizio a Viterbo, la sorella d’Italia, ieri è stata a Isernia e poi sarà attesa a Cagliari, a Bologna e nelle Marche. Nel dubbio tutti i big appaiono lontani dal marasma ligure.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.