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il caso

Tutti contro il duello tv Schlein-Meloni

Ruggiero Montenegro

C'è chi si rivolge al'Agcom e chi alla commissione di Vigilanza Rai. La tv pubblica proporrà anche agli altri leader di sfidarsi. Ma da Conte a Tajani fino a Calenda, Bonelli e Fratoianni tutti denunciano una violazione della par condicio e temono che la polarizzazione tra la premier e la segretaria dem possa tagliarli fuori

C'è chi vuole rivolgersi all'Agcom e chi annuncia interrogazioni in Vigilanza Rai. Così, quasi per paradosso, le due grandi avversarie si ritrovano dalla stessa parte, mentre tutti gli altri partiti (o quasi) si oppongono al confronto tv tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Viola la par condicio, dicono. O ancora: è fuorviante rispetto a una contesa che sarà proporzionale. Non sono bastate insomma le rassicurazioni della Rai e quelle di Bruno Vespa - l'arbitro designato per la sfida televisiva a "Porta a Porta" - che hanno garantito che tutti i leader avranno modo e spazi per esprimersi e confrontarsi, negli stessi modi e con gli stessi tempi.
 

"Non esistono esponenti di serie A e serie B", dice per esempio Antonio Tajani, vicepremier e leader di Forza Italia, al Messaggero. Il timore per tuttiè quello di rimanere tagliati fuori dalla polarizzazione che inevitabilmente comporterebbe il confronto tra le leader che guidano i due principali partiti. Ancora più dura è la presa posizione di Alleanza Verdi-Sinistra. “Questa cosa del confronto tv è ridicola e offensiva, non solo perché Meloni e Schlein non andranno in Europa, ma offensiva rispetto alle regole della democrazia. Non ci sono due coalizioni e basta, c'è il proporzionale. Allora si confrontino tutti, si faccia con i sorteggi come le tribune politiche. Dovrebbero essere loro due a sottrarsi, altrimenti devono intervenire gli organi di garanzia, come l’AgCom”, fanno sapere Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni dovrebbe riunirsi domani e tra le altre cose discuterà anche del duello tv, della compatibilità con le norme della par candidicio. La Rai attende indicazioni, fiduciosa. Ma i preparativi avanzano, così come sarebbero partiti anche gli inviti per altri confronti. Matteo Salvini, tra una stoccata a Zaia - "Ne abbiamo altri dieci candidati in Veneto" - e una presentazione del suo libro si è già portato avanti, mettendo nel mirino l'alleato di un tempo, Giuseppe Conte. "Auspichiamo che l’ormai ex avvocato del popolo abbia il coraggio di accettare il confronto televisivo", recita una nota della Lega delle scorse ore, dopo le dichiarazioni dello stesso capo M5s al Congresso dell'Anm. 
   
Ma che Conte possa accettare è tutt'altro che scontato, proprio l'ex premier è tra i più scettici, per usare un eufemismo, sull'impostazione della tv pubblica e sul confronto Schlein-Meloni. Se l'è presa con l'arbitro Bruno Vespa e ieri ha anche annunciato una proposta di legge contro le "candidature truffa" per raccimolare voti. Nel frattempo è partita la batteria dei suoi. Da Dario Carotenuto, capogruppo M5s in commissione di vigilanza Rai, all'ex ministro Stefano Patuanelli: "La Rai non può far finta che lo scontro sia solo a due né Meloni può scegliersi l'avversario a suo piacimento. Non ci interessa avere spazi in più ma siamo intransigenti nel dire no a giochetti di questo tipo". Mentre Barbara Floridia che della Vigilanza Rai è presidente ha già annunciato qualche giorno fa lettere a Viale Mazzini e alla stessa Agcom "per ottenere tutte le garanzie sulla parità di condizioni fissate dal servizio pubblico nei confronti televisi". Più che ottenere spazio, l'impressione è che il principale obiettivo sia quello si saborare la sfida televisiva tra Meloni e Schlein. 
 
Al coro si sono aggiunti poi anche i partiti di centro. "Il loro obiettivo non è fare politica a Strasburgo: il loro obiettivo è far bella figura a Porta a Porta", attacca Matteo Renzi: "A loro bastano lo share della prima serata e i like", ha aggiunto l'ex presidente del Consiglio che questa mattina ha anche rivelato di aver ricevuto una mail da Vespa "per un confronto con Tajani e io ho detto sì. Tajani no. Chissà perché… Forza Italia scappa dal confronto". Per Renzi comunque il rischio che il confronto tv tra Schlein e Meloni possa saltare esiste, "le regole Agcom e la par condicio non lo permettono".

Duro nel giudizio anche Carlo Calenda. "Fare un confronto a due in un’elezione proporzionale distorce il processo democratico. È sbagliato, grave e assurdo che lo faccia il servizio pubblico", mette agli atti il leader di Azione. Tutti concordi insomma nel mettersi di traverso, sebbene i parere di vari sondaggisti siano contrastanti sugli effettivi benefici elettorali per la premier e su quelli per la segretaria del Pd. 

Sarà tutto un po' più chiaro nelle prossime ore, dopo il vertice Agcom. Ma intanto Viale Mazzini si prepara: Meloni e Schlein dovrebbero duellare la sera del 23 maggio, per un'ora, in prima serata. Lo stesso trattamento che verrà riservato ad altre eventuali sfide, tutte comunque ancora da definire. In alternativa sarebbero pronte interviste singole in cui i singoli leader potranno parlare per una mezz'oretta. 

 

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