Giovanni Toti - foto Ansa

Fuga da Genova

I leader del centrodestra preferiscono stare lontani dalla città del caso Toti

Marianna Rizzini

I partiti della maggioranza preferiscono evitare il capoluogo ligure, perfino Maurizio Lupi di noi Moderati punta al Nordovest per le sue tappe della campagna elettorale in vista delle elezioni europee. Obiettivo: rifuggire le domande sulla bufera che ha investito il presidente di regione

C’é Pescara, c’è Ascoli Piceno; ci sono Pesaro e Ferrara, e poi Rovigo, nell’agenda dei prossimi giorni del molto attivo leader della Lega, ministro dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini, in giro per le Europee e per la promozione del libro “Controvento” (ed.Piemme). E c’è all’orizzonte, a inizio giugno, per la premier Giorgia Meloni, la chiusura della campagna elettorale di FdI e del centrodestra a Roma, in Piazza del Popolo. E c’è anche l’altro vicepremier, leader di Forza Italia e ministro degli Esteri Antonio Tajani che lancia la campagna elettorale sempre a Roma, per ora molto lontano dalla grande assente tra le tappe di questi febbrili giorni pre-voto: la Genova della bufera Toti.
 

E proprio qui sta il punto: doveva esserci lui, il governatore sotto inchiesta Giovanni Toti, a organizzare, officiare, presenziare. Lui che veniva considerato un porto sicuro tra le banchine del porto che ora viene associato al nome degli altri accusati Aldo Spinelli e Paolo Emilio Signorini, e vai a sapere, un mese fa o due mesi fa, quando nel centrodestra si cominciava a pensare alla road map pre-Europee, che proprio attorno al porto e alle sue autorità si sarebbe sviluppato il bailamme di questi giorni, bailamme su cui invece è prontamente saltato sopra, a piè pari, Giuseppe Conte, leader M5s giunto nel capoluogo ligure al grido di “Toti non si è ancora dimesso ma è sempre in tempo”, per partecipare (poi fischiato) alla manifestazione dei comitati genovesi che protestavano contro il governatore e i “progetti calati dall’alto”. E insomma, al momento, eccezion fatta per un’apparizione già annunciata di Tajani in quel di Rapallo, per un’iniziativa di giovani industriali a inizio giugno (Tajani farà forse una puntata anche a Genova, ma al momento non v’è certezza), i leader del centrodestra preferiscono percorrere le vie del nordest, del Centro e del Sud, compresi il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi (domani a Napoli) e quello udc Lorenzo Cesa (in questi giorni impegnato per le amministrative in Calabria).
 

E per uno che parla chiaro – come il segretario della Lega in Liguria e viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi (“o si chiariscono le questioni durante il riesame, oppure ovviamente è difficile pensare di governare per due anni in assenza del governatore…”, ha detto Rixi a 24Mattino, due giorni fa), ce ne sono altri tre, quattro, cinque, nella Lega e in FdI, che tacciono, ma silenziosamente scaricano, con l’assenza, non soltanto Giovanni Toti per l’inchiesta della procura di Genova sulla corruzione in Liguria, ma quasi quasi pure la Liguria stessa. Meglio evitare infatti domande come: chi candiderete, se Toti si dimette? O anche: come tenere alte percentuali a Genova, alla tornata elettorale europea? Per non dire della questione cantieri Pnrr, sollevata sempre da Rixi: “Il tema è Genova ma anche l’intero paese”, ha detto il viceministro, “bisogna capire se è solamente legato ai fatti che leggiamo. Mi sembra abbastanza preoccupante, nel senso che nessuna impresa prenderà più un appalto pubblico, magari dopo essere stata a una cena elettorale”. E anche se il primo consiglio regionale ligure dopo lo scoppio del caso, ieri, ha visto i consiglieri di centrodestra trincerarsi dietro un “sulle dimissioni deciderà Toti”, le agende (vuote) parlano, e più che altro parlano le location: ieri Salvini, nelle vesti di ministro delle Infrastrutture, parlando di porti, al momento di posare la prima pietra del nuovo porto commerciale di Fiumicino, evitava di soffermarsi con le parole sul più noto porto ligure, ma anche evitava di portare, tra gli esempi di “Italia del fare”, quello della ricostruzione del Ponte Morandi, pericoloso paragone, pur virtuoso, in giorni in cui a evocare Genova si rischia di vedere subito evocata anche Montecarlo, la città dove, secondo l’inchiesta, i due co-protagonisti del caso Spinelli e Signorini trascorrevano secondo l’inchiesta i weekend (“weekend da sogno”, secondo la dicitura da circo mediatico).
 

Doveva pensarci lui, Toti, a tenere alta la bandiera del centrodestra, in vista del voto europeo. Gli altri pensavano appunto ad altro. Invece ora restano sul campo, soli, a rispondere a Conte, la coordinatrice della Lista Toti Ilaria Cavo e il capogruppo in Regione Alessandro Bozzano: “Giuseppe Conte, a Genova per urlare la sua sentenza già scritta, per chiedere una condanna anche politica e morale per chi, non fosse altro per rispetto dei principi democratici sanciti dalla nostra Costituzione, è tutt’ora innocente, rappresenta la perfetta sintesi del giustizialismo che contraddistingue il M5s e neppure rispetta il lavoro stesso della magistratura”. Per il resto, in queste ore, è silenzio, silenzio, silenzio e fuga a gambe levate.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.