Il caso

Lollobrigida e la teoria del complotto agricolo olandese

Luciano Capone

Il ministro dell'Agricoltura evoca un diabolico piano dei Paesi Bassi per affamare l’Europa con le politiche green e ricostruire l'Impero del Seicento. Storia di una farsa

Il ministro Lollobrigida parla molto più rapidamente di quanto pensa. Anzi, spesso c’è il forte sospetto che parli solamente. L’ultima dichiarazione senza senso, e potenzialmente foriera di uno scontro diplomatico con l’Olanda, riguarda una singolare teoria del complotto: secondo il ministro italiano dell’Agricoltura, i Paesi Bassi impongono le politiche green per distruggere l’agricoltura europea al fine di rendere il continente dipendente dall’import alimentare, in modo da poter ricostruire l’Impero olandese attraverso la posizione dominante del porto di Rotterdam. Per molto meno l’Italia avrebbe richiamato l’ambasciatore, l’Olanda è già tanto se non ha chiamato un’ambulanza.

Le parole di Lollobrigida risalgono al 7 maggio, secondo quanto scritto da Politico Europe. Ospite a un evento della Coldiretti a Parma durante Cibus, la manifestazione di riferimento per l’agroalimentare italiano, il ministro dell’Agricoltura si è scagliato contro Frans Timmermans, l’ex Commissario europeo padre del Green deal: Timmermans non sarebbe un grigio tecnocrate socialista e ambientalista ma un sovranista olandese che punta lucidamente a distruggere l’agricoltura europea per favorire il suo paese.

“Se fossi olandese, rifletterei sulla mia storia e direi: ‘Sono una piccola nazione, non come voi’. Se creo regole così rigide da ridurre la produzione europea a quella del 1600, l’Europa non dovrebbe importare beni esteri per nutrire la sua gente?’”, è l’inizio del ragionamento di Lollobrigida, che prosegue così: “E forse arrivano attraverso i miei porti come facevano una volta e forse posso ricostruire una forza economica che non posso costruire solo con la forza del mio paese”. Si giunge così al passaggio chiave: “Non penso che Timmermans sia pazzo. Penso che abbia calcolato freddamente nell’interesse dell’Olanda e non dell’Europa”.

Si tratta, in sostanza, di una versione agricola della teoria della “sostituzione etnica” tanto cara a Lollobrigida, che ha ribadito il concetto al giornalista di Politico: “Se si riducesse la produzione interna, il cibo europeo verrebbe importato attraverso Rotterdam: è quello che è successo dal 1600 al 1750 in Europa, quando i Paesi Bassi divennero un impero con la Compagnia delle Indie orientali”. Il ministro cognato della premier Giorgia Meloni ha concluso dicendo che “alcune cose non sono coincidenze”.

Lollobrigida è quindi convinto di aver svelato ai popoli europei un diabolico piano olandese per affamarli e assoggettarli. Non vorremmo essere irriguardosi nei confronti del nostro scaltro ministro dell’Agricoltura nonché della Sovranità alimentare, ma la sua lucidissima ricostruzione – seppure impeccabile dal punto di vista logico, oltre che affascinante dal punto di vista storico-narrativo – soffre di un paio di piccolissimi punti deboli a cui, probabilmente, Lollobrigida non ha dato molto peso. Il primo è che gli olandesi non sono affatto contenti delle politiche di Timmermans: l’estrema destra ha vinto le elezioni e sono esplosi fenomeni populisti, come il Movimento civico-contadino (Bbb) proprio sull’onda delle proteste di agricoltori e allevatori contro le politiche green.

Il secondo aspetto è che non è affatto vero che l’Olanda sia un paese incapace di produrre cibo e che, quindi, preferirebbe puntare sull’import. L’esatto contrario: è una potenza agricola mondiale. Secondo gli ultimi dati disponibili della Fao, l’Olanda è il secondo esportatore globale di cibo dopo gli Stati Uniti e prima del Brasile: nel 2023 l’export agricolo è arrivato a 124 miliardi di euro. È ad esempio il principale esportatore europeo di carne, uova e patate. A differenza dell’Italia, che ha storicamente una bilancia commerciale agricola negativa, quella dell’Olanda è sempre positiva per decine di miliardi e in costante crescita (50 miliardi nel 2023).

L’ossessione olandese per la produzione alimentare nasce dall’esperienza della carestia del 1944, durante l’occupazione nazista. L’Olanda – che non ha certo le risorse naturali e le distese agricole di Stati Uniti, Brasile, Argentina, Russia o Ucraina, ma che anzi lotta da secoli per strappare la terra al mare – è un modello globale di innovazione ed efficienza: biotecnologie, agricoltura di precisione, agricoltura verticale, colture idroponiche, logistica, ricerca universitaria e dell’industria alimentare.

Non sorprende che Lollobrigida, che passa molto tempo a imporre divieti reazionari, non ne sappia nulla. Invece di elaborare assurde teorie del complotto, il ministro farebbe meglio a imparare dai Paesi Bassi dove va l’agricoltura del futuro e come si costruisce una “sovranità alimentare” su produttività e innovazione.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali