Che pasticcio Elly
L'Ufficio studi di Montecitorio certifica: la pdl di Schlein sulla sanità non ha le coperture
La segretaria del Pd ci ha messo la firma e la faccia, ci si aspettava un lavoro inattacabile e invece la proposta di legge non è nulla di più di uno spot elettorale
Per Elly Schlein è una battaglia cruciale. La segretaria del Pd ha voluto che fosse anche tra i manifesti per la campagna elettorale europea “Cure accessibili, non attese infinite”. E come darle torto. La tenuta del sistema sanitario nazionale è una delle emergenze del paese. La posizione politica si è tradotta anche in una proposta di legge, la prima firma è proprio quella della segretaria. E’ insomma la legge Schlein. Obiettivo: spendere ogni anno per la sanità il 7,5 per cento del pil. Di fronte a un’iniziativa così importante per il partito ci si sarebbe aspettati una grande mobilitazione. Immaginate se nel Pci Berlinguer o più recentemente nel Pd Veltroni o Bersani avessero firmato una proposta di questo calibro. Tutta la macchina del partito si sarebbe mobilitata, avrebbe attivato centri studi, compulsato uffici legislativi per arrivare a una proposta inattaccabile, perfetta, dai numeri solidi. In fondo, la proposta porta il nome della segretaria. E invece, qualche giorno fa, l’ufficio studi della Camera – che come di consueto compila dossier sulle proposte di legge depositate dai deputati – ha certificato che i numeri della legge Schlein sono completamente sballati. “Si valuti l’opportunità di verificare la congruità delle disposizioni relative alla copertura finanziaria del provvedimento”, si legge nel documento. Tradotto: prima trovate i soldi.
E d’altronde, come questo giornale aveva già notato, basta leggere il secondo comma dell’articolo quattro, l’ultimo della proposta di legge, per capire che qualcosa non torna: “Agli oneri derivanti dall’attuazione del presente provvedimento – si legge – si provvede a valere sulle maggiori risorse derivanti dalla crescita economica prevista dai documenti di programmazione economica e finanziaria. Si prevede inoltre che, qualora la crescita programmatica prevista non garantisca le risorse necessarie, devono essere individuati e resi operativi meccanismi e misure aggiuntive di contrasto dell’evasione ed elusione fiscale e contributiva”. Ma la crescita economica di cui parla la pdl è già considerata nel Def. In pratica, non fornisce alcuna risorsa aggiuntiva. Mentre il richiamo al “contrasto a evasione ed elusione” è talmente generico da non essere probabilmente in grado di superare l’eventuale vaglio della Ragioneria dello stato. Insomma, non lo si dice, ma l’unico modo per finanziare l’aumento di spesa previsto dalla legge Schlein è quello di aumentare significativamente il deficit. Con le regole del nuovo patto di stabilità, dunque, la legge è poco più di uno spot. E pensare che in televisione Schlein in queste settimane ha continuato a ripetere: “Le coperture le abbiamo studiate attentamente, sono adeguate”. Una posizione che forse supera il vaglio di un talk show, ma insostenibile lì dove le leggi si fanno. E così alcuni giorni fa, durante una seduta della commissione Affari sociali della Camera, anche il fedelissimo di Schlein Marco Furfaro, ha dovuto ammettere: “Siamo pronti a lavorare con tutti per individuare le risorse necessarie”. Insomma, altro che mobilitazione di partito, alla legge Schlein manca un dettaglio fondamentale. Inoltre, il criticato comma delle coperture è copiato paro paro da leggi analoghe presentate in Parlamento da diversi consigli regionali. E ancora, pure il meccanismo per aumentare progressivamente la spesa sanitaria – come già raccontato su queste colonne da Luciano Capone – è totalmente sballato: prevede un aumento fisso di 4 miliardi ogni anno senza considerare che il pil nominale aumenta negli anni (è 2.085 miliardi nel 2023, è previsto dal Def a 2.367 miliardi nel 2027). Quindi i 20 miliardi in più previsti dal Pd a partire dal 2028 porterebbero in quell’anno la spesa sanitaria attorno a 160 miliardi, che sono il 7,4 per cento del pil 2024, ma sarebbero il 6,5 per cento del pil nel 2028. Quindi, poco più del 6,2 per cento previsto nel tendenziale del Def dal governo Meloni. A pensar male ci sarebbe davvero da credere che qualcuno abbia voluto fare un pessimo scherzo alla segretaria, ma la realtà è forse più banale: una grande sciatteria.