Misteri di ministeri

La "dolce vita" di Lollobrigida, doppi uffici, risorse, i dirigenti riluttanti mandati a "studiare"

Carmelo Caruso

Sostituisce i dirigenti come cravatte, ottiene tutto il denaro che chiede per il suo ministero. Ha già cambiato tre segretari, due capi di gabinetto. I sostituiti finiscono in biblioteca

La “Lollo vita” è meglio della dolce. Cambia dirigenti come cravatte, sdoppia uffici quando ha voglia, del denaro, il ministro Lollobrigida, non si cura. Ha appena sostituito il suo terzo segretario, spedito in biblioteca un dirigente poco destro, un altro lo ha destinato all’ufficio del “consigliere ministeriale con compiti di alta consulenza”. E’ garbato, quando rimuove un funzionario gli fa da navigator, incanta più di Anita Ekberg: agricoltore, come here!


E’ stato irriso per un lapsus sulla siccità (“per fortuna quest’anno la siccità colpisce molto di più le regioni del sud”) e Lollobrigida come ha rimediato? Con risorse. Alla giornata della ristorazione ha annunciato un “importante emendamento” nel dl Agricoltura per le zone colpite dalla siccità. E’ il decreto che ha istituito (in favore di Nello Musumeci, il ministro a cui Lollobrigida fa da tutor) il dipartimento per le Politiche del mare. Si compone di due uffici dirigenziali di livello generale, quattro uffici di livello dirigenziale non generale. Per il 2024 vengono destinati 930 mila euro, per il 2025 quasi il doppio. Ma non erano finiti i soldi come denunciava il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti? Quando Lollobrigida chiede, il Tesoro risponde. Con un emendamento il ministro forchetta Italia ha ottenuto due milioni di euro in più per il suo gabinetto, il lido sovrano dove ci si prende il sole e si esce con la tintarella, il cv arricchito e un nuovo ruolo. Il Primo di maggio, e il giorno non è dei più felici, il capo segreteria di Lollobrigida, Marco Renzi (il primo) ha cessato il suo incarico al ministero. Ha preso il suo posto Sergio Marchi che però era già il capo della segreteria tecnica. Il ruolo di capo della segreteria tecnica è stato assegnato a Roberto Milletti. Lo ha sponsorizzato il capo di gabinetto, l’attuale, che in verità è il secondo. Il primo, Giacomo Aiello, ha lasciato per fare spazio a Raffaele Borriello che, a sua volta, ha lasciato Coldiretti per seguire Lollobrigida. Siamo dunque a tre segretari avvicendati, due capi di gabinetto sostituiti, quasi vicini alla zona rossa, la zona Adolfo Urso, il ministro che rimuove funzionari come fossero le crocchette del suo cane Ice. Il vicecapo gabinetto di Borriello è oggi Stefano Scalera, già dirigente del Mef, che era capo dipartimento delle Politiche competitive, ruolo in precedenza occupato da Francesco Saverio Abate, dirigente di prima fascia che si è spostato alla pesca (siamo un paese dove ci sono più pescatori ministeriali che pesci). Fra Lollobrigida e Scalera non è scattata l’intesa ma dato che il ministro è un uomo di modi lo ha rimosso-promosso. Il dipartimento di Scalera è stato assegnato a Marco Lupo che per ricoprire l’incarico ha lasciato l’unità di missione per il Pnrr. Cosa accade? Accade che ogni volta che si sostituisce un dirigente si fa un interpello per individuare il nuovo, si ferma la macchina del ministero, poi si riparte. Il 6 maggio, al posto di Lupo è stato nominato Marco Vella e non si può che fargli i complimenti. Se non dovesse scattare l’intesa, come con Scalera, e gli altri, Vella non deve temere. Luigi Polizzi, altro direttore generale che si occupava di negoziare la Pac in Europa, e che forse non sa cucinare il granchio blu, per volere di Lollobrigida, è adesso “consigliere ministeriale con compiti di alta consulenza”. Nei ministeri, anche in Rai, quando si deve ricollocare una figura, ma non si sa dove, le si offre questo privilegio: studia, consiglia. Polizzi consiglia a 182 mila euro, che, attenzione, sono ben poca cosa per un dirigente di valore che difende gli interessi dell’Italia a Bruxelles. In questi casi vale chiedersi: è più utile da consigliere o nel suo vecchio ruolo, anche se non la pensa come me? Auguri a Polizzi, che continua a pensarla da libero. Il consigliere prima di lui era Giuseppe Ambrosio che da aprile è andato a lavorare a Cai, i Consorzi agrari d’Italia, stella del cielo Coldiretti, l’associazione da dove proviene Borriello, la più cara al cuore del ministro e che nei tavoli tecnici oramai va solo per dire: “Grazie, ministro. Grazie”. Ambrosio è in aspettativa e magari un giorno tornerà come è tornato al ministero Stefano Vaccari. Fino allo scorso 11 aprile era direttore di Crea, un ente di ricerca vigilato dal Masaf, che è stato commissariato insieme all’altro ente, Ismea. Sul commissariamento ci sono dubbi giuridici. Vaccari aveva un incarico che scadeva a ottobre del 2024, ma se il commissariamento presenta dubbi anche la decadenza di Vaccari è dubbia. Sulla decadenza di Vaccari pende un reclamo e saranno i giudici a decidere se la decadenza è costituzionale o meno. Vaccari è un dirigente vincitore di concorso. Gli va trovato un ruolo. Al momento anche lui “studia” nelle biblioteche del ministero come Polizzi. In attesa di conoscere il futuro di Vaccari, retribuito da dirigente di prima fascia, senza un vero incarico, si è proceduto con lo sdoppiamento di una direzione generale. Da una, due. Alla Direzione generale delle risorse umane ora si affianca la Direzione generale degli Affari generali del Bilancio diretta da Teresa Nicolazzi. Lavorare con il ministro è la vera fortuna. I funzionari che lo convincono, valorizzati, quelli riluttanti, mandati a studiare. Con Lollobrigida l’Erasmus non ha età.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio