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l'intervista

Mondini (Confindustria Liguria): “Dopo il caso Toti Genova non ceda al suo solito disfattismo”

Luca Roberto

Il presidente degli industriali liguri: "La vicenda giudiziaria non diventi un alibi per bloccare la macchina amministrativa. Le grandi opere, dalla diga al Terzo valico, vanno completate"

E’ ovvio che c’è preoccupazione. E’ una vicenda che coinvolge il presidente della Regione, il mondo portuale, che sappiamo quanto sia importante per la nostra città. Ma non vorrei che a furia di dire continuamente che si blocca tutto fossimo noi a fornire un alibi alla macchina amministrativa. Che invece deve andare avanti, non si deve fermare”. Giovanni Mondini è presidente di Confindustria Liguria. E’ un imprenditore, vicepresidente del gruppo petrolifero Erg. Sa bene cosa abbia rappresentato per la città la mole d’investimenti pubblici piovuti qui negli ultimi anni. Ed è per questo che il suo è un appello a che il treno dello sviluppo non vada perso. “Al di là del dispiacere per la vicenda giudiziaria, non vedo perché le opere già in corso di realizzazione, ma anche quelle che non sono ancora partite, si debbano fermare”, dice al Foglio. “Per questo invoco un maggiore senso di responsabilità da parte di tutti. Premettendo che, dal punto di vista giudiziario, prima si arriva a fare chiarezza e meglio è”.

 

Secondo Mondini, che l’associazione confindustriale l’ha guidata per anni anche a livello cittadino, “ci sono tantissime cose da fare. Siamo nel pieno del piano settennale legato ai fondi europei. Non c’è solo la diga foranea, che sicuramente è la priorità per la piena operatività del porto. Ma penso anche al completamento di un’opera strategica come il Terzo valico. A un progetto più piccolo ma ugualmente importante come il Tunnel della Fontanabuona. O la Gronda, che negli ultimi tempi è finita un po’ nel dimenticatoio. Qui in Liguria abbiamo una situazione infrastrutturale altamente deficitaria. Non è normale che nel 2024 ci sia una ferrovia che per larga parte è a binario unico, fino a Ventimiglia. Credo che la regione abbia rialzato la testa da tempo. E che quindi, adesso, le aziende debbano farsi trovare pronte in un momento come questo”.

 

Il grande rischio, in seguito alla vicenda che ha coinvolto il presidente della Regione Giovanni Toti, accusato di corruzione. Ma pure alcuni player imprenditoriali locali come Aldo Spinelli, dominus del porto, è quello di far fare un salto all’indietro rispetto al cosiddetto “Modello Genova”, che in questi anni ha permesso alla città di tornare a correre, anche grazie a procedure semplificate. “Quello è un modello che è nato in seguito a una tragedia”, dice Mondini, riferendosi al crollo del Ponte Morandi. “Quel che l’ha contraddistinto è una volontà di remare tutti nella stessa direzione. Dalla politica alle imprese fino alle associazioni di categoria e ai sindacati. Era un modello che, agendo in deroga, era già stato messo in discussione. Ma credo che alcune di quelle regole siano replicabili anche per la realizzazione di altre opere. E’ chiaro che però hai bisogno di commissari capaci, provenienti dalla società civile locale, che ci mettano la faccia. Come fece all’epoca il sindaco Bucci”. Il punto è che però, se le cose non si riescono a fare, evidentemente c’è un problema di eccesso di burocrazia. “E infatti, se fosse per me, commissarierei tutto pur di mandare in porto i lavori di tutte le opere”, continua ancora Mondini. “Anche perché non è che ci siamo inventati delle regole astruse. Abbiamo semplicemente applicato quelli che sono i regolamenti europei”.

 

Il presidente degli industriali liguri ha chiaro quali sono le priorità produttive della sua regione. “Ovviamente l’economia del mare, ma oramai anche l’hi-tech, su cui c’è un bel fermento e un bello sviluppo di aziende e centri di ricerca. E ovviamente il turismo”. E il suo è anche un auspicio affinché le inchieste di queste settimane non portino a ricadere nei propri vizi, anche un po’ stereotipati. “Noi liguri spesso siamo etichettati come disfattisti, come mugugnanti. Ecco, non vorrei che tornassimo a quel disfattismo. Ma non vedo perché dovremmo fermare tutto. Ripeto, anche l’Italia ha avuto qualcosa come dodici governi negli ultimi sedici anni. Avremmo forse dovuto bloccare un paese intero? L’amministrazione non ha alibi per non portare a termine i progetti che servono alla sviluppo della Liguria”.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.