Verso le Europee
Il Conte "ammezzato" da Meloni e Schlein. Il M5s ora teme il flop: "Siamo all'undici per cento"
Gira i teatri italiani ma i suoi candidati non sono conosciuti e i per i parlamentari i sondaggi hanno sovradimensionato il Movimento. Si rischia il tracollo
Roma. La pochette ha perso le punte. Elly Schlein ci sta stazzonando Giuseppe Conte, il virtuoso della lingua, il leader garbuglio e talco. Era un Conte, ma ora vive ammezzato tra Meloni e Schlein, al piano 11 (per cento). Per i deputati del M5s, alla Camera, è l’ora di dire “che alle europee, la percentuale più credibile, quella che il Movimento può raggiungere, è l’undici per cento”. In Piemonte e Liguria, le regioni roccaforti, si viaggia intorno all’otto per cento, nove. Il candidato più conosciuto, Pasquale Tridico (il suo piatto preferito è il riso in bianco) è sparito come Nino Manfredi spariva in Africa nel film di Scola. Si mette male. Senza Conte sulla scheda, il M5s sembra la targa di un’auto elettrica.
Quel gran genio del suo amico, Rocco Casalino, ha consigliato a Conte la “scanzata”, vale a dire il modello Andrea Scanzi, l’invettiva in calzamaglia nera, lo sfogo del drammaturgo-giornalista del Fatto quotidiano. Ci sono i video su You Tube. L’ex premier si è messo a girare i teatri d’Italia. Il 10 maggio, a Milano, era al Dal Verme, ieri ad Ancona, e bisogna riconoscere che i teatri li riempie più di come (non) riesce a Grillo. Si veste con giacca nera, camicia nera e auricolare. Sale sul palco, annuncia i cinque punti del Movimento, dice che “l’Europa è a un bivio” e che se l’Italia vuole evitare l’esgaletion non può che scegliere “i costruttori di pace”. Un’ora e mezzo di spettacolo, con video, e poi, nei minuti finali, la presentazione dei candidati che, a dire il vero, neppure i loro parenti conoscono. La star, la capolista nell’Italia centrale, è Carolina Morace, l’ex allenatrice della nazionale di calcio femminile. Chi va sui canali social del M5s trova il video di Conte che palleggia con Morace. E’ un remake di Conte calciatore a casa di Brunello Cucinelli, il Socrate del cashmere, del 2019. Morace, insieme a Tridico, l’ex mister Inps, ha rilasciato qualche intervista. Degli altri se ne dovrebbe occupare Alberto Angela nel suo “Ulisse, il piacere della scoperta”. Al nord-est è stato candidato Ugo Biggeri, tra i fondatori di Banca Etica ed è probabile che il suo nome si legga per la prima volta. Al nord-ovest il numero due in lista è Gaetano Pedullà, direttore della Notizia, e pure questa è forse una notizia. Conte ha deciso di non correre alle europee e ha annunciato che proporrà una legge contro i candidati che truffano gli elettori. Chi sono? Sono i leader che si candidano ma che non andranno in Europa, due come Meloni e Schlein, due leader che si sarebbero confrontate se solo l’Agcom e Conte non avessero fermato. Per Giovanni Donzelli di FdI, “Conte reputa il duello Meloni-Schlein solo una semifinale. Chi lo vince dovrebbe poi confrontarsi con lui”, solo che con Conte vuole confrontarsi solo Matteo Salvini. Alla Rai, Conte ha risposto “giammai”, che piuttosto che vedere Meloni e Schlein duellare da Vespa, lui urla che Renzi ha fatto anche cose buone. Racconta uno dei parlamentari del M5s che “lo sanno tutti che i sondaggi delle europee sono sempre lusinghieri ma i risultati, le urne, hanno poi dimostrato che a quei numeri bisogna sottrarre almeno un cinque per cento”. Casalino è troppo occupato con i traslochi di casa e i toni fuori misura del M5s non stanno pagando. Al congresso dell’ Anm, Conte ha dichiarato che “la riforma della giustizia ricorda la P2 e che sta arrivando una nuova Tangentopoli”. Si riferiva alla Liguria di Toti dove tra dieci giorni probabilmente arriveranno gli sceneggiatori di Amazon Prime e di Netflix per girare una serie su Aldo Spinelli, un ottantenne in overdose di vita, che dice: “Mi sento del 1980 e non del 1940”. La questione morale questa volta funziona poco. Un baronetto di Conte (pensate che solo la Lega abbia i suoi dissidenti?) rivela che “la fortuna di Conte è che su Chiara Appendino, l’unica che può prendere il suo posto, pesa come un macigno il processo per i fatti di Torino. L’altra, Alessandra Todde, altra fortuna, è stata eletta in Sardegna. Via. Dopo le europee, tanto più se il M5s dovesse andare male, ridimensionato, si tornerà a parlare nuovamente di terzo mandato per i parlamentari 5s”. E’ quella la mela avvelenata che Conte fa mangiare a chi si sente più bello del reame, ma nel M5s chi è il più bello? E’ Conte. Grazie a questa regola, la volta scorsa, sono stati salutati oltre settanta parlamentari, perfino Paola Taverna ha dovuto lasciar il passo per poi essere recuperata nel cda del M5s, gli uffici parlamentari. Sono al secondo mandato gli attuali tre vicepresidenti del M5s, Mario Turco, Riccardo Ricciardi, Michele Gubitosa. Altri tre fuori. Schlein ha già vinto, grazie a Meloni. Il mancato duello ha fatto parlare per settimane del duello. La sua candidatura, non gradita dagli altri candidati del Pd, ha fatto conoscere tutti i candidati che da Schlein sarebbero stati danneggiati. Un Conte non può mai avere paura di esibirsi, candidarsi. L’ex premier ha invece scelto il teatro, che riempie, ma a ingresso libero, gira l’Italia ma gli spettatori non conoscono gli attori della sua compagnia. E’ finito nel piano ammezzato dei leader, la rampa degli appartamenti senza luce. La peggiore. Un consiglio? Se suonano al citofono non risponda. E’ Salvini, il suo vicino di piano: “Giuseppe, lo facciamo un confrontino?”.