Le nuove (incredibili) accuse al generale Mori

Sergio Soave

La procura di Firenze apre un'indagine su Mario Mori per non aver prevenuto gli attentati mafiosi. Un veterano delle forze dell'ordine, già assolto in processi precedenti, ora deve difendersi da nuove insinuazioni. Attestato di solidarietà da Mantovano. Sarebbe il caso ne arrivassero altri

La procura fiorentina ha invitato il generale Mario Mori a presentarsi per informarlo dell’indagine aperte nei suoi confronti perché “non impediva, mediante doverose segnalazioni e/o denunce … preventive, gli eventi stragisti di cui aveva avuto plurime anticipazioni”.

  
Si tratta degli attentati avvenuti nel 1993 e l’anno successivo contro importanti istituzioni culturali a Firenze e a Roma. Si tratta di un’insinuazione priva di qualsiasi riscontro: il reparto operativo speciale di cui Mori era vice comandante, raccoglieva decine di informazioni costituite da accenni e frasi riportate sulle attività e le intenzioni della mafia. Denunciare sulla base di quel materiale sarebbe stato impossibile, mentre per impedire gli atti criminali sarebbe stato necessario sapere con precisione dove e quando sarebbero avvenuti, il che è stato chiaro, ovviamente, solo dopo che erano stati commessi. Inoltre la diffusione preventiva di informazioni avrebbe messo in pericolo la vita degli informatori e reso inefficace tutto il lavoro svolto per contrastare la criminalità organizzata.

  
Mario Mori è già stato accusato di reati connessi all’arresto di Totò Riina, e poi di favoreggiamento nei confronti di Bernardo Provenzano, infine è stato il protagonista involontario del processo sulla presunta “trattativa Stato-mafia”, dai quali è stato assolto con formula piena, ma ora, a 85 anni, deve difendersi da altre accuse, il che porta a pensare a una specie di persecuzione.

  
Nella migliore delle ipotesi si tratta di una incapacità della magistratura inquirente di capire in che modo deve agire una struttura speciale che cerca informazioni sulla criminalità organizzata e il terrorismo, il che induce a pretendere una specie di “trasparenza” che è l’esatto contrario delle funzioni di un servizio di informazioni. Sarebbe il caso che a un esemplare servitore dello Stato come il generale Mori arrivassero gli attestati di stima e di solidarietà da ogni parte politica e istituzionale. Lo ha già fatto il sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano e c’è da sperar che il suo esempio venga seguito da tutti.

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