Proposte d'Italia
Meloni e il tricolore pulito. FdI propone multe fino a 5.000 euro per chi non sa esporre la bandiera
I parlamentari della premier si inventano la buoncostume del vessillo. Depositato un disegno di legge per sanzionare i comuni che non la sanno esporre
Rattoppate il tricolore o Meloni vi sculaccia. I comuni che esibiscono la bandiera sporca, sdrucita saranno sanzionati fino a cinquemila euro. Non sapete esporla? Male. A vigilare ci pensa una nuova figura istituzionale, il maresciallo dello stendardo, insieme alla buoncostume di Mameli. Fratelli d’Italia rinnova la tradizione delle norme castigo e pernacchia. La proposta di legge è del 15 maggio, è stata depositata alla Camera, ed è firmata da un manipolo di sbandieratori di FdI. Ventiquattro deputati introducono grandi novità “in materia di tutela del decoro nell’esposizione delle bandiere della Repubblica Italiana e Unione europea”. Dopo lunghe analisi, la presa d’atto: “Girando per le nostre città, troppo spesso vediamo bandiere a brandelli o erroneamente posizionate”. La morale: “Esporre in modo sciatto è segno di resa al degrado”. Il partito di Meloni passa alle maniere forti: il sapone di Marsiglia.
Ventiquattro parlamentari di FdI hanno deciso di impegnare la Camera con questa proposta, la numero 1.156, la legge tricolore pulito. Primo firmatario è Marco Padovani, eletto in Veneto, ma tra i firmatari c’è anche Ciro Maschio, presidente della commissione Giustizia. Il più famoso è Federico Mollicone, il Sangiuliano con l’occhiale alla Renato Zero, il presidente della commissione Cultura, il patriota che aveva ingaggiato una lotta contro Peppa Pig. Il dl introduce l’articolo 2 bis alla legge del 5 febbraio 98, n. 22. Sono cinque pagine e raccontano, ancora una volta, questa febbre di italianità che sconfina nell’arlecchinata, questa voglia matta di castigare, ultimi i municipi, chi non passa il ferro da stiro sul tricolore, chi non conosce ila marcettina. Come tutte le proposte anche questa ha il suo bignami ridotto di storia. Ci sono riferimenti a Napoleone, agli austriaci, ai Savoia, al Regno di Sardegna; una manciata di righe che hanno lo scopo di “ricordare il valore simbolico, morale e patriottico”. Sbaglia chi descrive FdI come un partito di post missini, di nipotini che non hanno mai fatto i conti con la fiamma. La loro fiamma è la predica. Ecco come nasce questa sontuosa legge: “Le radici della nostra bandiera sembrano spesso dimenticate, soprattutto quando viene esposta senza cura, in condizioni che non rendono onore alla storia d’Italia”. Questi Giorgio Armani del vessillo, del decoro (per fortuna tra i firmatari non c’è Pozzolo, il deputato pistolero-pistola) giungono alla conclusione che “esporre in modo sciatto il vessillo tricolore non è questione puramente estetica, ma è segno di resa al degrado e un pessimo esempio per i cittadini, e in particolar modo, per le giovani generazioni, perché significa rinnegare l’orgoglio nazionale”. In FdI deve esserci un distributore automatico di proposte per tromboni. A gennaio, ora è legge, è stato istituito il premio “Maestro dell’arte della cucina italiana”, legge voluta dal ministro Lollobrigida. E’ una competizione a chi la propone più leggera, meravigliosa. Il 14 maggio, la Lega, al Senato, si è vista istituire la giornata nazionale della meraviglia. Serve una giornata per parlare di infanzia e del diritto dei bambini alla meraviglia? Queste ultime due sono per lo meno leggi di festa. Il dl tricolore pulito di FdI (non dimentichiamo il leghista Claudio Borghi che ha proposto di rimuovere la bandiera europea dagli edifici) è invece la legge per il piccolo podestà comunale.
Per chi non espone il vessillo, si recita, “in uno stato decoroso”, il comma 3 introduce una “sanzione amministrativa da 400 a 3.000 euro nel caso di inadempienza, con un aumento fino a 5.000 euro se la violazione avviene in occasione di una pubblica ricorrenza”. A vigilare sulla stoffa tricolore, sulla piega, l’orlo, viene incaricato, lo prevede il comma 2, “un responsabile del luogo in cui è stata esposta la bandiera della Repubblica italiana che ha l’obbligo di curarne l’esposizione in buono stato e correttamente dispiegata”. E’ la buoncostume di Mameli. Se si fa per la bandiera, come può il ministro della Cultura, Sangiuliano, lasciarsi superare e non proporre il direttore d’orchestra che vigila sulla corretta intonazione dell’inno d’Italia? Più che leggi sono graffiti sul muro del tempo, piccoli sfoghi da aperitivo e non da Camera. Tra l’altro, basta andare a Via della Scrofa, sotto la sede di FdI, per accorgersi che il tricolore esposto dovrebbe essere il primo punito. Il verde è sbiadito, il bianco risente del tubo di scappamento, il rosso ha lo stesso colore del vino ridotto ad aceto. Meloni sarebbe costretta a sanzionare Meloni. Se deve essere decoro, che decoro sia. Almeno tremila euro di multa contro il tricolore che non è stato curato da FdI, con queste ulteriori ammende: Sangiuliano e Mollicone mandati a lavare la bandiera a mano, Adolfo Urso, per punizione, pulirà i parabrezza di 1.500 Fiat Topolino prodotte in Italia.