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Verso le europee

“Meloni non gettare via tutto, lascia perdere Le Pen”. Messaggi dal Ppe

Pietro Guastamacchia

I Popolari mettono in chiaro che le porte sono aperte a una collaborazione con la premier italiana, ma non con la sovranista francese e con i suoi alleati. Il rischio per la leader di FdI è di rimanere fuori dai giochi per la scelta del prossimo presidente della Commissione Ue

Bruxelles. “Giorgia, stai lontana da Le Pen”: la svolta della leader del Rassemblement National, che rompe con l’AfD e spacca il fronte dei sovranisti agita i popolari del Ppe e mette a rischio il profilo responsabile di Meloni in Europa. L’avvertimento dei popolari arriva proprio quando le resistenze dei tedeschi della Cdu, i più restii alla collaborazione con i “postfascisti” di Fratelli d’Italia, sembravano ormai superate prima che il terremoto Le Pen riaprisse i giochi a destra. Alla kermesse di Madrid, organizzata dai conservatori spagnoli di Vox inoltre la leader della destra francese è sembrata infatti pronta per una svolta governista in stile Meloni, evocando un grande fronte delle destre europee. Solo 24 ore dopo arriva la svolta, una rottura con AfD che rischia di svuotare Id, la famiglia europeo della Lega e che sposta Le Pen nel campo della destra “responsabile”. Operazione, però, che non piace ai popolari che mettono in chiaro che le porte sono aperte ad una collaborazione con la premier italiana, ma non con la sovranista francese.

Per l’eurodeputato popolare polacco Andrzej Halicki, Giorgia Meloni ora è davanti a un bivio: “O lavora per un’Europa più integrata e più sicura oppure, come vuole Putin, per un’Europa più debole e disintegrata, e a Madrid c’era una riunione dei sostenitori della seconda opzione,” spiega al Foglio. “E’ strano, perché finora Meloni ha sostenuto l’Ucraina, dopo l’attacco russo, e ha sostenuto politiche comuni europee, come ad esempio sulla questione della migrazione, ma così mette a rischio il lavoro fatto,” aggiunge Halicki. Stare lontani da Le Pen dunque per il Ppe è fondamentale per confermare le credenziali di Meloni come leader europeista, credenziali che in cui Berlino crede e infatti arriva più che qualche segnale di disgelo verso la premier italiana. Parlando ai media l’ex ministro della salute della Cdu, Jens Spahn, ha affermato che “la linea rossa dei popolari per la scelta dei potenziali partner rimane chiara: filoeuropei, pro-Nato, pro-stato di diritto e pro-Ucraina, e trancia fuori le forze alla destra del partito di Meloni,” lasciando quindi Fratelli d’Italia ampiamente nel campo delle possibili collaborazioni.

Una posizione ribadita al Foglio dal capodelegazione della Cdu all’Eurocamera, Daniel Caspary, che sottolinea la necessità per il Ppe di tenersi le mani libere per scegliere le future alleanze: “I nostri limiti sono chiari e le speculazioni su con chi lavoreremo dimostrano ancora una volta che il Ppe è la forza politica centrale in Europa e stiamo lavorando duramente per rimanere tale anche dopo il 9 giugno.”

Ma l’obiettivo di Madrid e degli spagnoli di Vox era anche mandare un messaggio proprio al Ppe: “Se vuole guardare a destra deve scendere a patti con una destra compatta, niente cherry picking,” spiegano da Vox, ovvero non si pescano solo le ciliegie che fanno gola ma ci si deve prendere tutto il sacchetto. La ciliegia in questione, dunque, sarebbe proprio Meloni, matura a sufficienza per i popolari, ma che se dovesse cedere alle avance del partito di Weber andrebbe a compromettere il rinato fronte unito delle destre Ue con il rischio di ritrasferire i suoi consensi elettorali alla Lega di Salvini.

E il bivio evocato da Halicki potrebbe arrivare proprio subito dopo le elezioni europee, il 17 giugno, alla cena dei 27 leader del Consiglio Ue a Bruxelles, quando sul menù ci sarà la scelta del prossimo presidente della Commissione Ue, ovvero la possibile riconferma di Ursula von der Leyen. Se Meloni dovesse confermare il sostegno alla candidata dei popolari, si aprirebbero infatti per lei e per i suoi le porte delle posizioni apicali a Bruxelles, costringendo anche i socialisti a far ingoiare a Schlein un’alleanza europea con la sua diretta avversaria. Ma se Meloni dovesse farsi sedurre dalle sirene lepeniste, il rischio è rimanere fuori, avvertono dal Ppe, e di buttare alle ortiche tutto il lavoro fatto finora.

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