editoriali
Superbonus e fisco. Le due sbandate di Tajani
Il leader di Forza Italia si dimentica cosa vuol dire essere moderati. Anche perché se ci si confonde nel vocio generale si finisce col non mandare nessun messaggio davvero convincente
Antonio Tajani si presenta come leader dei “moderati” ed esprime questa volontà adottando toni non esasperati, sottolineando sempre l’esigenza di concordia nella coalizione e, almeno su certi temi, compresi quelli dei diritti civili, quella di un dialogo non viziato da pregiudiziali ideologiche con le opposizioni. Quello che invece dovrebbe migliorare, e molto, è un approccio davvero moderato sui temi economici, sui quali, invece di contrastare le posizioni estreme, si intesta battaglie di retroguardia come quella per salvare qualche aspetto del disastroso superbonus, mettendo nei guai il povero Giancarlo Giorgetti che cerca, lui si da moderato, di far quadrare i conti, oppure opponendo alla proposta di Maurizio Leo di riesumare qualche aspetto del redditometro, una critica radicale non accompagnata da una mezza idea sul come affrontare la questione della colossale evasione fiscale.
Bisognerebbe invertire la nota contraddizione, evocata a suo tempo da Palmiro Togliatti, tra moderazione e moderatismo. Il leader comunista lodava la moderazione, come atteggiamento psicologico, e condannava il moderatismo, come espressione del rifiuto delle innovazioni rivoluzionarie. Tajani esprime senza dubbio moderazione, ma dovrebbe perfezionare il suo moderatismo, opporsi a tutte le pulsioni populiste, che invece in alcuni casi, a cominciare da quelli citati, accarezza con un certo compiacimento.
Le lezioni ci sono per tutti, ma questo non giustifica lo scadimento in atteggiamenti puramente propagandistici e le strizzate d’occhio a chi non rispetta le regole della fedeltà fiscale o approfitta più del lecito di sovvenzioni esorbitanti inventate dal populismo estremista. Una posizione effettivamente moderata è difficile da sostenere in un sistema politico e soprattutto mediatico caratterizzato dalla contesa a chi grida di più, ma se ci si confonde nel vocio generale si finisce col non mandare nessun messaggio davvero convincente e questo è il rischio che corre il Tajani elettorale delle ultime settimane. Uomo avvisato mezzo salvato.